London, 24 December, 19:28.
Louis stava aspettando che i suoi familiari lo raggiungessero da Doncaster – cosa per cui aveva discusso appena un po' perché sarebbero stati schiacciati nella tormenta di auto e di ghiaccio sulla strada, dato che avevano deciso di disprezzare i mezzi pubblici – e che i suoi amici dall'altra parte di Londra facessero lo stesso, quando è successo.
Il che non dovrebbe neanche sorprenderlo perché era ovvio che dopo esser riuscito a cucinare una torta decente – e, Louis poteva dirlo, commestibile, dettaglio da non sottovalutare – dovesse inciampare mentre la riponeva soddisfatto nella teca che aveva appositamente comprato. (Aveva pianto giusto un pochino, ma non ha intenzione di parlarne.)
E aveva anche sbattuto la testa al muro quando sua madre lo aveva chiamato dicendogli che avrebbero tardato di qualche ora perché la strada era stata momentaneamente bloccata per il ghiaccio, rassicurata da Louis che, piegandosi le guance in un sorriso per modellare su una voce gioiosa, le aveva detto che aveva già la torta pronta e che l'aveva fatta da solo come aveva promesso e che li aspettava.
Per non parlare di come avesse ormai terminato ogni sorta di ingrediente, e uscire e nuotare nella neve per non trovare nessun negozio aperto? No, grazie tante.
È per quella serie impilata di fattori che ora Louis si ritrova a raccattare un post-it dal blocchetto accanto al frigo – potrebbe iniziare un'animata discussione su come quello sia il posto perfetto per poggiare qualunque cosa, ma non gli pare il momento – e scrive.
Ciao, sono Louis,
Si chiede dove metterà quel post-it, perché se dovesse piazzarlo sulla porta, dall'alto del quarto piano del suo appartamento, la torta spappolata sul pavimento – non aveva ancora ripulito, aveva bisogno di riprendersi, prima – avrebbe preso vita e fatto una cosa stupida come ucciderlo. E non lo metterà di certo nella hall, o all'entrata, dove potrebbero rimuoverlo e Louis farebbe la stessa fine comunque, quindi.
Ciao, sono Louis, dell'appartamento 13B. Vi starete chiedendo perché ho attaccato un post-it nell'ascensore
Strappa il post-it e se lo getta alle spalle. Ne prende un altro.
Sono Louis, appartamento 13B. Avrei bisogno di alcuni ingredienti per una torta:
Controlla la ricetta, poi strizza gli occhi. Può farcela.
Sono Louis, appartamento 13B. Avrei bisogno di alcuni ingredienti per una torta: cioccolato fondente, tre uova, dello zucchero e magari del burro? Mi dareste una mano enorme.
Louis si ricorda solo dopo che, più lo rilegge, più avrà voglia di buttarlo e subire la vergogna di un compleanno senza uno straccio di torta. Fissa brevemente il suo capolavoro, a sporcare le mattonelle in un modo che, in un'altra occasione, gli avrebbe fatto bruciare e consumare lo stomaco.
Può farcela, ripete, mentre disegna uno smile con quello che sarebbe dovuto essere un cappello di Natale sulla testa, e scatta fuori dall'appartamento con le dita che tremano e la speranza a baciargli le guance.
Quindi non si fa troppe domande quando entra nell'ascensore – che gli pare più una cella frigorifera, ma forse è solo drammatico – e attacca sullo specchio il post-it, annuendo al suo riflesso e, oh, aveva venticinque anni da diciannove ore (quasi venti??) e aveva già portato a termine la sua prima cazzata. (Dovrebbe comprarsi un album per celebrare e dargli fuoco dopo essersi pensionato, accanto ai suoi nipoti perché i suoi figli saranno a lavoro o qualcosa del genere. È un po' monumentale, se ci pensa.)
La vergogna di aver fatto ciò – Louis non sa neanche cosa sia la vergogna, può confermarlo senza balbettare – non lo sfiora nemmeno mentre mette su un CD dei Queen e ripulisce il pavimento da tutti i suoi obiettivi raggiunti e persi in un attimo – era pur sempre una torta che aveva fatto da solo – con la grazia che hanno quelle ninfe che i poeti greci insistono tanto a decantare.
(E se alla fine si ritrova sul pavimento, le gambe incrociate e l'indice immerso nell'impasto non è assolutamente dato saperlo.)
(Comunque, è solo dopo che riceve una telefonata da Niall.
«Che significa che sono rimasti bloccati lì?»
«Bloccati, Niall, è quando c'è una forza superiore che ti impedisce di fare ciò che vuoi fare dall'inizio, sul serio non comprendi–»
«Stai zitto, fottuto idiota. Sai cosa intendo.»
Louis parla con la guancia schiacciata sul palmo, la voce appena soffocata. «Neve, ghiaccio, gelo. Jack Frost è un figo, quindi è una benedizione. Ma non so quando arriveranno, potrebbero essere qui piuttosto tardi. Magari anche dopo mezzanotte, e dovrebbero viaggiare al buio.»
«Non preoccuparti, ci saranno chissà quante persone bloccate con loro, saranno veloci nel rimediare. Vuoi compagnia? Posso raggiungerti.»
Louis sorride e continua a farlo anche quando trova una briciola della sua vecchia torta sul bancone. La spazza via e lo interpreta come un cambiamento, sta voltando pagina. «Non preoccuparti, metto un po' in ordine per fare la figura del figlio prodigio iscritto all'università e con pieni voti in Storia dell'Arte e futuro insegnante di liceo e addirittura ordinato.»
«Ho capito» Louis lo immagina annuire comprensivo, «Hai fatto cadere la torta.»
«Ma vaffanculo.»)
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Love Burns As A Pie || L.S.
Fanfic«Cazzo, cazzo. Harry, scusami, ti dispiace se comincio a fare la torta mentre sei qui? No, no, non fare quella faccia e resta, non sei un disturbo.» «Louis - con il tuo permesso - non ti conosco, ma hai mai preso in considerazione l'idea che io poss...