London, 24 December, 20:22.
«...e se continui a tagliare il cioccolato bianco in quel modo qualcuno rischierà di soffocarsi, e non penso che tu lo voglia» gli sta dicendo Harry per quella che gli pare la quinta volta – no, è la seconda, ma Louis si è già scocciato – mentre lui lavora sulle uova e sullo zucchero. Il frastuono delle fruste elettriche è invadente e copre la sua voce ed è una cosa che non riesce ad accettare.
«Sì, beh, la mia torta era molto più semplice da fare. Sei tu che hai un'esorbitante carriera alle spalle e riesci a raggiungere traguardi che non riuscirei nemmeno a sognare senza il minimo sforzo. Davvero, perché non lo fai tu? Tanto stai solo tenendo dei macchinari rumorosi e odiosi che fanno tutto il lavoro al posto tuo. È diseguale. Sono sicuro che ci sia una legge, a riguardo. Sei illegale.»
Harry lo guarda, la sua mano rallenta i movimenti per evitare di far schizzare tutto fuori, il volto impassibile. «Hai finito?»
«No, grazie» ribatte Louis, il coltello sbatte contro il tagliere e sobbalza un po'. È un attentato alla sua vita, e Harry glielo lascia fare? «Mi hai dato il lavoro pesante.»
Non sa bene come siano finiti così (nel giro di dieci minuti, poi, quindi non può proprio giustificarsi), ma dopo aver accennato qualche battuta innocua con Harry, e avendo visto il suo sorriso ingigantirsi senza ombra di disagio a colorargli le gote, Louis aveva iniziato ad osare sempre di più, finché non si erano ritrovati in quelle condizioni. Praticamente Louis faceva il drammatico e Harry lo lasciava fare finché non si stava zitto. E a ruota, di nuovo.
(Quando Harry era tornato con il cioccolato bianco tra le mani, Louis si era avvicinato distrattamente con gli occhi sul post-it con la ricetta scritta dalla calligrafia elegante di Harry – mentiva dicendo di non esserne neanche un pochino incantato, ma il suo corsivo perfetto, né eccessivamente curvo né eccessivamente piccolo, lo attraeva senza via di fuga – e, quando aveva cercato di prendere la tavoletta di cioccolato, aveva percepito una leggera resistenza.
«Harry?»
«Sì, Louis?»
«Perché non vuoi darmi il cioccolato?»
«Te lo sto dando.»
«Dillo senza singhiozzare.»
«Dai.»
Louis aveva provato di nuovo a prenderlo, e Harry glielo aveva consegnato con l'espressione piegata dall'esitazione. Aveva poggiato la tavoletta sul bancone e aveva incrociato le braccia. «Okay, che succede?»
«Io amo il cioccolato bianco.»
«E quindi?»
«Lo amo davvero, davvero tanto.»
«Ho capito.»
Harry stava giocando con le sue stesse mani, Louis gliele aveva guardate cercando di imporsi di non prenderle tra le proprie. «È sempre una sofferenza darlo a qualcun altro.»
«Meno male che eri l'altruista» sorride, ma Harry non lo imita e così continua: «Lo mangerai nella torta.»
«Io- cosa?»
«Sì, Harry, non si vaporizzerà. È una torta al cioccolato bianco, anche più buona del cioccolato da solo-»
«No, intendevo,» Harry si blocca per un attimo, poi alza lo sguardo e abbandona le braccia ai fianchi. «La torta è per la tua famiglia. E per te.»
«No, aspetta un secondo» Louis lo ferma prima che possa sconvolgerlo a suon di parole, perché che cazzo. No. «Pensavi davvero che appena avessimo preso la torta dal forno ti avrei cacciato via? Mi consideri un idiota tale?!» allarga le braccia, enfatico. Gli angoli delle labbra si tirano su, traditrici.
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Love Burns As A Pie || L.S.
Fanfikce«Cazzo, cazzo. Harry, scusami, ti dispiace se comincio a fare la torta mentre sei qui? No, no, non fare quella faccia e resta, non sei un disturbo.» «Louis - con il tuo permesso - non ti conosco, ma hai mai preso in considerazione l'idea che io poss...