Capitolo 1

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GALE
"Così va bene?" Queste sono le ultime parole che sento prima di cadere in un sonno profondo. Non so se è stato indotto artificialmente, ma quando mi sveglio, mi sento debole e con un dolore sparso per tutto il corpo, soprattutto alla mascella. Ricordo che quella frase è stata pronunciata da Johanna, dopo di che l'ho stuzzicata per il fatto che con un calcio ha tolto una quantità notevole di intonaco dalla parete.
Quando apro gli occhi noto che mi trovo in una stanza d'ospedale, e vedo Katniss seduta su una sedia accanto al mio letto, intenta a giocherellare con un lembo della sua giacca. Chissà da quanto tempo starà aspettando il mio risveglio, e glielo sto per chiedere, ma al posto di parole, dalla mia bocca esce un mugolio confuso. Solo adesso mi accorgo del fatto che la mascella è bloccata, credo addirittura suturata da fil di ferro. Katniss, intanto vede che mi sono svegliato e mi rassicura dicendomi:- Tranquillo, è tutto a posto, basta che stai fermo e non parli.
Vorrei tanto chiederle come ho fatto a finire qui, e sembra che abbia compreso ciò che voglio, e mi informa del fatto che ho perso i sensi dopo il primo pugno, credo quello che mi ha rotto la mascella, e che ora Johanna si trova nella stanza accanto sotto morfamina.
Non è possibile: io, capo dei ribelli nel 2, steso da una quarantenne fuori addestramento... è a dir poco vergognoso. Sembra che questo fatto diverta Katniss, visto che adesso ha l'aria di una che sta per esplodere dal ridere ed esce di corsa dalla stanza. Ormai solo, inizio a muovermi per vedere se ho ossa rotte o meno: per fortuna non c'è ne sono, ma in cambio sono pieno di lividi. Sto per infilarmi le pantofole che si trovano accanto al letto, quando entra un dottore il quale mi dice di stendermi di nuovo sul letto perché sostiene che ho delle costole ammaccate. Ecco perché il torace mi fa così male. Io obbedisco e lui inizia a spiegarmi il quadro della situazione.
-Signor Hawtorne, ora lei si trova nell'ospedale del distretto 13, e credo che ci dovrà rimanere per qualche settimana. Vede, oltre alle costole ammaccate, come avrà notato ha la mascella fratturata e non può parlare, perciò per comunicare può usare la scrittura- mi spiega e poi mi porge un blocchetto per gli appunti e una penna. Inizio subito a scrivere un "grazie, ma ora ho fame, come faccio?" e il dottore mi risponde prontamente:- Ha due opzioni: le potrei inserire la flebo oppure può inghiottire minestre.
Opto per la minestra, e me ne faccio portare due scodelle. Mentre trangugio quella brodaglia quasi senza sapore, qualcuno bussa alla porta. Vado ad aprire e trovo Annie Cresta che è passata solo per salutarmi e chiedermi come sto: deve stare con Johanna di là; quando se ne va finisco la minestra e vado allo specchio per vedere quanto la mia faccia sia messa male. Non che me ne importi più di tanto, ma ho già una cicatrice recente al sopracciglio e non mi va di averne altre. Credo di essermela cavata bene perché ho solo un occhio nero, però quando sorrido per vedere la sutura, rimango un po' orripilato: ho una specie di apparecchio per denti che mi salda le due arcate e noto subito un canino spezzato. Ma quanta forza ha avuto Johanna per colpirmi?! penso, e non vedo l'ora di farmi togliere questo stramaledetto coso per dirglierne quattro.

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