Capitolo 2

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JOHANNA
Annie grida ma io non mi fermo. Neanche ricordo il motivo, so solo che voglio continuare a tirargli calci e pugni a più non posso alla persona priva di sensi davanti a me. Ah ecco, ora ricordo: Gale mi ha stuzzicata e tutti sanno bene cosa succede se sono di pessimo umore e vengo provocata. Ad un tratto sento due paia di braccia massicce che mi trattengono ed un pizzicore dietro al collo. Cado in un sonno chissà quanto profondo, non ricordo neanche cosa ho sognato: quando mi sveglio urlo e inizio a dimenarmi, ma sono legata da cinghie di contenimento. Subito vedo Annie la quale cerca di calmarmi ma non ce la fa quindi spinge un bottone, arriva un'infermiera e mi inietta qualcosa di familiare nelle vene. Sento una sensazione meravigliosa espandersi dappertutto e so che questo effetto me lo può fare solo la morfamina, e quando lo voglio dire a Annie, cado di nuovo in un sonno profondo.
Quando mi risveglio mi sento più calma e decido di voler chiedere a Annie cosa sia successo e perché sono ancora legata. Lei mi dice che ho pestato Gale perché mi aveva stuzzicata, e mi hanno dovuta sedare per risolvere la situazione. Quasi quasi mi sento in colpa per l'azione commessa, perciò mando Annie da Gale per vedere come sta, e quando torna mi dice che ha la mascella suturata ed è pieno di lividi. Provo perfino una punta di soddisfazione, perché ho 40 anni e da 15 non mi alleno, tranne per il tiro di asce, e stendo al primo colpo un uomo più giovane e sicuramente più allenato di me. Ma mi dispiace lo stesso, e quando mi scioglieranno dalle cinghie e potrò andare da Gale, la prima cosa che farò sarà chiedergli scusa, anche se so che sarà molto difficile.
L'indomani, il dottor Aurelius (lo stesso strizzacervelli di 15 anni fa) decide che sono abbastanza affidabile per fare una visita a Gale, a patto che sia accompagnata da Annie.
-Annie, ma Finnick che fine ha fatto? Non è venuto affatto da te.- le chiedo mentre mangio la colazione.
-Sta nell'unità 628 e ormai ha quindici anni, se la può cavare da solo... e poi si trova vicino l'ospedale, perciò se avrà bisogno di qualcosa gli basta percorrere un paio di corridoi.
Alle undici esco dalla stanza ed entro in quella accanto, dove trovo Gale impegnato a leggere un libro. Quando alza gli occhi dalla lettura posa il libro, si alza e inizia a scrivere qualcosa su un blocchetto per appunti.
"Sei contenta per ciò che hai fatto? Ebbene, io no" scrive e mi mostra il messaggio. Io ho già in mente un lungo discorso di scuse, ma non ho voglia di lasciare l'orgoglio perciò gli rispondo:- Così impari ad affilare la lama già tagliente- ed esco sbattendo la porta.

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