Capitolo 6

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GALE
Ammetto di sentirmi un tantino nervoso mentre aspetto che qualcuno venga ad aprire. Non ho idea di come reagirà mia madre quando mi vedrà così all'improvviso, con i capelli rasati e la cicatrice sulla faccia. Sinceramente neanche mi interessa un granché, basta che la abbraccio e scambio qualche parola con lei. Dopo qualche istante, viene ad aprire il cancello una giovane ragazza dai capelli corvini, la pelle olivastra e gli occhi neri.
-Ciao, sono qui per trovare la signora Hawtorne. È in casa?- la saluto.
-E tu saresti...?- dice la ragazza, scrutandomi in volto.
-Sono Gale, suo figlio.
-Aspetta, quel Gale? Quello che ci ha salvati nella Rivolta? Oddio ma sei davvero tu? Allora su, entra, Rory sarà felicissimo di vederti!- ora sul volto della ragazza è dipinta l'ammirazione profonda. - Ah giusto, non mi sono presentata: mi chiamo Jane Grapelder.
Io le stringo la mano, poi varco il cancello per entrare in un bellissimo giardino pieno di fiori e un'altalena. Una volta attraversato il giardino entro in casa: il salone è arredato in un modo sobrio ma elegante, con le pareti beige chiaro e mobili di legno scuro stile vintage. Sul divano è seduta una donna di mezza età accanto a un ragazzo sicuramente più giovane di me.
-Rory, c'è una persona che vuole vedere te e tua madre- dice Jane. Rory si volta, e anche la donna che sta accanto a lui, ovvero mia madre: noto che è invecchiata, delle rughe le solcano la pelle, ma del resto è come la ricordavo. Mio fratello, invece, è diventato un ragazzo robusto e attraente, devo dire che mi assomiglia un sacco. Quando mi vede, sgrana gli occhi e sussurra:- Gale, sei davvero tu? Oddio, cosa è successo alla faccia? E ai capelli? E-e... Perchè non ti sei più fatto vivo da quindici anni?
-Ehi, calma, Rory... Mi siete mancati tutti e due- dico mentre mi dirigo verso mia madre per abbracciarla. Lei mi stringe tra le sue braccia, non proferisce parola e sembra sia sul punto di scoppiare a piangere.
-Oh Gale, come mai non ti sei più fatto sentire? Ci siamo preoccupati così tanto per te- mormora mia madre, ancora con le lacrime agli occhi per l'emozione.
-Mamma non vi dovevate preoccupare, io stavo nel 2, combattevo contro i ribelli capitolini e ne sono uscito vivo.
-Cosa vuoi dire?- chiede Rory.
Sorrido e rispondo: -Semplice, rimango qui.

JOHANNA
Fino adesso ho sicuramente imparato una cosa: devo tenermi alla larga dal 13, con la sua uniformità e le unità abitative sotterranee. Sto iniziando ad odiare profondamente questo posto, e credo che anche Annie e Finnick ne stiano avendo abbastanza di vivere qui. Ma oggi basta. Me ne vado. Mi lasciano tornare nel 7, e gli altri due se ne vanno nel 4; tutto sta per tornare normale, finalmente. Mezz'ora prima della partenza non sembro più io a quanto sia allegra: riesco perfino a non arrabbiarmi per un nonnulla come faccio di solito. Insomma, sono più gentile del solito... anche Finnick trova tutto stravolto in me, è incredulo da quanto io possa cambiare nell'arco di qualche minuto.
-Zia Johanna -mi chiede - stai...bene?
-Ma certo mio caro! Perchè non dovrei?- gli rispondo; evidentemente ho usato un po' troppo brio, perchè ora il ragazzo mi sta guardando con una certa apprensione. -Scusami, sono troppo contenta, sto per tornare nel 7!
-E lì cosa farai?
-Beh... Farò... Sai che non ne ho idea?
-Uhm... Interessante... MAMMAAA ZIA HA DETTO CHE VUOLE VENIRE A STARE DA NOI PERCHÈ NON HA DA FARE NIENTE NEL 7!- grida.
-Bene, allora Johanna preparati ad abbronzarti, perchè verrai con noi- dice Annie sbucando dalla cucina.
-Ma...ma... Finnick mi ha presa con le mani nel sacco! Io non...
-Allora tu non vuoi farci compagnia?- chiede il giovanotto con un tono offeso - E io che ti credevo come una vera zia...- Mi sto chiedendo se ha fatto corsi di teatro avanzati, perchè di sicuro sta fingendo.
-Ma no che hai capito... Accetterei volentieri ma...- balbetto.
-Allora è fatta!- esclama Annie, dando il cinque a Finnick.
-Mi avete colta nel sacco- mormoro rimanendo di stucco al pensiero di essere appena stata ingannata.
-Esatto- risponde Annie con un gran sorriso stampato sulle labbra -e ormai è troppo tardi per rimangiarti le parole quindi... dobbiamo subito prendere l'hovercraft che ci porta a casa, mica ci aspetterà.
Tutti e tre prendiamo i bagagli, usciamo dall'unità e affrettiamo il passo verso l'hangar: per fortuna arriviamo giusto in tempo. Mi siedo ancora scocciata per il tranello di prima, mentre i due si scambiano occhiate mamma-figlio d'intesa.
-Dai non te la prendere- mi rassicura una Annie più allegra che mai.
Anche se sono un po' arrabbiata, dopo qualche secondo riesco ad eslodere in una risata fragorosa che coinvolge senza motivo anche gli altri passeggeri. Ecco la notizia dell'anno. Johanna Mason fa scoppiare una risata di gruppo. Sicuramente domani finirò sulle prime pagine dei giornali. Senza accorgermene mi addormento, e dopo non so quanto involontariamente mi ritrovo in piedi a scendere dall'hovercraft. Per fortuna che Annie abita a mezz'ora di automobile dall'aeroporto, perchè, una volta arrivata a "casa", non ho neanche il tempo di disfare i bagagli che crollo esausta sul letto della camera degli ospiti.
Il giorno dopo mi sveglio con la strana sensazione che qualcosa di non tanto piacevole sarebbe successo. Avevo ragione, come al solito. Non appena scendo in sala da pranzo per fare colazione, mi ritrovo davanti un Finnick in bermuda e maglietta che regge tra le braccia un ombrellone chiuso e una Annie in pareo con tanto di cappello di paglia e borsone. Entrambi hanno un sorriso strano, quasi malizioso, fin troppo allegro per i miei gusti.

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