Ukai aveva appena terminato di trattare con i fornitori per i prossimi ordini, quando udì il campanello della porta d'entrata del negozio. Tornò dove aveva lasciato i due ragazzi, ma ci trovò solo il piccolo Hinata, con lo sguardo perso nel vuoto.
Non ci pensò due volte; arrivò da lui per dargli sostegno, e magari farsi anche spiegare cosa fosse successo.
Lo fece calmare: gli offrì un bicchiere d'acqua, supporto morale, lo fece sedere sul piccolo sgabello dietro la cassa, dove Ukai passava gran parte delle sue giornate a lavorare, ogni tanto accendendo una sigaretta, altre volte aspettando qualche cliente. Se durante la stagione invernale ammirava la neve scendere e accendeva la stufetta accanto al bancone, invece in estate si lamentava del caldo insopportabile, del ventilatore mal funzionante e dei poveri volatili che cinguettavano allegramente.Poi Shoyo parlò, raccontò. Un po' di tutto. Un po' di tutti gli avvenimenti degli ultimi tempi, riguardanti Tobio e non. Nel frattempo Ukai ascoltava tutto quello che il rossiccio aveva da raccontare, e lo faceva perché ogni ragazzo nella squadra di pallavolo del Karasuno, che allenava con pazienza e passione, era come un figlio; di conseguenza si sentiva in dovere di ascoltare e consolare i suoi allievi.
-È sera inoltrata, ti conviene tornare a casa, tua madre sarà preoccupata. Però, prima che tu vada, voglio darti un consiglio: qualunque sia la tua scelta, fa sì che alla fine tu riesca a stare bene, non far procurare a quel cuore troppe crepe. D'altronde: "Le parole che si possono dire da una parte e dall'altra per per inzuccherare o per inasprire, forti in entrambi i casi, sono equivoche. Del resto le parole sono parole, e non ho mai sentito dire che la cura per un cuore esulcerato possa passare per le orecchie" - invitò Hinata a tornare alla sua abitazione, con un tono dolce e comprensivo.
-Grazie mille Ukai, ci proverò- alzò la manina in segno di saluto e lasciò il negozio, dirigendosi a casa, ripensando alla citazione pronunciata dal suo allenatore, di chissà quale autore. Però, decise di rimanere con il dubbio, attendendo il momento adatto per porgli quella domanda.•
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Dunque la stagione invernale si era conclusa per lasciare spazio alla primavera; e, quindi, anche agli allenamenti. La palestra era quasi sempre occupata dalla squadra del Karasuno, ad allenarsi con costanza ed impegno per riprendere le vecchie abitudini. Ma anche quando gli allenamenti erano conclusi, Shoyo rimaneva lì.
Prendeva un pallone dalla cesta, faceva delle piccole alzate (perlomeno quel poco che riusciva a fare), poi le schiacciava. Poi un'altra alzata e si allenava sul non farla cadere, un po' come Nishinoya, il piccolo libero. Altre volte invece lanciava la palla contro la colonna portante della palestra; quella tornava indietro, e lui continuava a palleggiare. Se andava troppo in basso chiudeva le mani in modo da fare un bagher, provando a non farla rimbalzare con troppa violenza sulle braccia. Se infine cadeva, andava a raccoglierla, per poi continuare fino a tarda sera. Si era persino organizzato con i compiti assegnati dalla scuola: li finiva velocemente per allenarsi ancora e ancora tra quelle mura, che aveva imparato ad amare, e che forse lo facevano sentire al sicuro.
Ovviamente non riusciva a rimanere lì, più del previsto, spesso; ma solo quando era Tanaka ad avere il compito di chiudere la palestra. Non ne conosceva il motivo, però era intenzionato ad aiutare il compagno, e tralaltro aveva assimilato le abitudini del rossiccio. Shoyo ne era talmente grato: avrebbe fatto di tutto per distrarsi, ancora meglio se con la pallavolo: ha ragione Ukai, si ripeteva sempre, devo pensare anche a me, allontanarmi da Tobio e concentrarmi sul migliorare i miei mancamenti nella pallavolo è la cosa migliore che possa fare ora.
Ma, comunque, durante una giornata di allenamento di squadra come le altre, fece il suo ingresso il professor Takeda con grande entusiasmo –NEKOMA! INARIZAKI! PRIMAVERA! RITIRO! SONO COSÌ-–
–Eieiei Takeda, con calma, riavvolgi il nastro e parla con chiarezza–
–Sì, scusate ragazzi, ho appena percorso un tratto di strada, di corsa. Volevo annunciarvi che verso la fine del mese ci sarà un ritiro primaverile al quale parteciperanno anche il Nakoma, l'Inarizaki e il Fukurodani. Avrebbe dovuto partecipare anche l'Aoba Johsai, ma hanno avuto problemi con l'organizzazione della scuola e dei pullman, se non erro.La notizia fu apprezzata con contentezza da parte di tutti i presenti, forse di più da Shoyo, dal cui sorriso traspariva la grande gioia. Era passato così tanto da quando avevano giocato la loro ultima partita e, cazzo, per Shoyo forse era un'opportunità grandiosa per migliorarsi in quello sport con un alzatore! Non che non ne avessero in squadra, ma insomma, la differenza era molta. Inoltre, non aveva mica intenzione di interagire con Tobio, se non necessario.
E beh, a tal proposito; i due non avevano ancora dialogato sull'accaduto. "Parlavano", sì, ma a monosillabi, del resto se Tobio non dimostrava interesse a chiarire, perché avrebbe dovuto farlo lui?
Da bambino gli avevano insegnato che non conveniva affatto trarre in gioco argomenti poco piacevoli di cui parlare, altrimenti se il discorso fosse degenerato, la colpa per aver iniziato sarebbe andata a lui. Doveva ammettere che, però, ogni tanto ce n'era bisogno. Ma, ancora non aveva messo in chiaro i suoi progetti riguardo la sua malattia: parlare con Tobio avrebbe, in qualche modo, peggiorato la sua salute mentale (la pensava esattamente così), per cui preferiva rimanere così, partecipare al ritiro primaverile e impegnarsi per questo.E poi non credeva sarebbe potuta andare peggio di così; era preoccupato, costantemente in ansia, cercava di non pensare troppo (che poi la sera, andando a dormire, riflettesse troppo finendo a crollare e la mattina seguente far finta di nulla, era solo un futile dettaglio). Avrebbe deciso con calma. Con tutta calma, ho ancora molto tempo, pensava.
Ma era sicuro che il tempo bastasse? Sarebbe stato davvero tutto così liscio, come secondo i suoi piani?
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ɪꜰ ʏᴏᴜ ᴡᴇʀᴇ ꜱᴛɪʟʟ ʜᴇʀᴇ ~ ᴋᴀɢᴇʜɪɴᴀ
Fanficper quanto l'amore possa essere tenero, profondo e romantico, può non essere duraturo, ma effimero; sempre inaspettato, e non per forza in modo positivo: Shoyo lo capirà presto. storia tratta dalla canzone 'Heather' di Conan Gray. buona lettura🍓 ✎...