•capitolo 8 parte 1•

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But how could I hate her, she's such an angel
But then again, kinda wish she were dead

–Qualcuno alla porta per me?
–Sì, quel tuo amico abbastanza alto e con il viso sempre accigliato.. oh accidenti mi ha anche appena detto il suo nome..
–Tobio?
–Ecco esatto, lui

Shoyo sembrò pensarci un attimo su, ma non aveva chiaramente voglia di incontrarlo.

–Dì che non mi sento bene e non riesco nemmeno ad alzarmi dal letto, quindi non posso ricevere visite
–Addirittura?... Shoyo, figlio mio, dimmi la verità, è lui?
–Forse
–Penso di aver capito...– la madre comprese: anche se leggermente forzato, Shoyo le raccontò del ragazzo, causa scatenante di quello che stesse passando. Certo, non disse tutto per filo e per segno, rimase vago soprattutto sulla persona in questione.
Non era raro che il figlio si confessasse con lei, chiedeva spesso aiuto e consigli alla madre; era sicuramente un bel rapporto il loro, di questo non potevano lamentarsi.

Lo stesso non si poteva dire per il padre. L'uomo partì quando Shoyo era ancora un bambino e la piccola Natsu era nata da un paio d'anni, convinto che fosse un solito viaggio di lavoro, ma a casa non fece più ritorno. Fu un vero shock per tutta la famiglia, i ricordi tristi di certo non mancavano ogni tanto, ma fortunatamente sono andati avanti; la signora Hinata continuava a gestire il negozio di arredamenti interni nella prefettura di Miyagi, ricevendo di tanto in tanto un aiuto dal figlio e spesso la compagnia della piccola, dovendola controllare in caso il fratello non fosse in casa.

Dunque la signora Hinata riferì a Tobio che Shoyo non fosse in forma per ricevere visite.
che scusa esagerata, però, affermò nella sua mente.

–Mi spiace.. potrebbe chiedergli di accendere il suo cellulare perlomeno?
–Certo! Ma dammi del tu, ti prego, mi fai sentire troppo vecchia
–Va bene, grazie signora Hinata–
–Fumiyo. Chiamami Fumiyo per favore
–Oh certo, arrivederci Fumiyo!
–Arrivederci anche a te, Tobio

Fumiyo aspettò che il ragazzo fosse lontano abbastanza qualche metro, abbassò la maniglia di metallo e chiuse la porta d'entrata dietro di sé. Poi di Shoyo non c'era traccia, sarà sicuramente in camera sua.

Infatti lo trovò lì, fissando le sua mani e rigirandole costantemente.
–Tesoro, Tobio è andato via e mi ha chiesto di chiederti se puoi accendere il tuo cellulare
va bene.. ah e, grazie.

A quel punto il bassino si chiese se Tobio l'avesse chiamato, o perlomeno avvisato.
E appunto l'aveva fatto, ma Shoyo aveva il cellulare spento. Perché lo aveva spento? Non lo spegneva mai, eppure stavolta l'aveva fatto, ci sarebbe dovuto essere un motivo valido.

Non c'era; o almeno così cercava di convincere sé stesso. La realtà era che Shoyo aveva spento il suo cellulare per non ricevere notifiche, girovagare tra le varie applicazioni, scorrere tra le immagini di qualche social e trovarne alcune che ritraessero Tobio con Heather. Perché aveva paura, aveva una fottuta paura di dover rivivere sempre quei piccoli brutti momenti costanti, tutto diventava via via sempre più stancante. Era decisamente stufo della solita routine.

Decise comunque di accendere quel dannato aggeggio elettronico.

13 messaggi e una chiamata persa da "Kenma^•^"  notò, molto probabilmente l'amico era alquanto preoccupato, ma decise di rispondere più tardi, poi lesse ancora; 3 messaggi e due chiamate perse da "Tobio<3"

per una volta Tobio avrà la priorità, pensò prima di cliccare sui messaggi
"ei Sho"
"volevo chiederti se possiamo incontrarci oggi"
"accidenti hai il cellulare spento"

posò il telefono sul comodino dopo aver risposto a Kenma (che poverino, andava tranquillizzato effettivamente), quando girando il capo notò la piccola sorellina sullo stipite della porta; lei era ignara di tutto, Shoyo non aveva intenzione di raccontarle della malattia. D'altronde era ancora troppo piccola, non voleva di certo farla preoccupare.

–perché hai fatto andare via il tuo amico con una scusa? volevo conoscerlo! Poi è da maleducati, dovresti chiamarlo, sei stato cattivo!

–già... sai, forse hai ragione

passò del tempo, e dopo circa un'ora riprese il telefono in mano, digitò un messaggio in risposta a Tobio

"stavo un po' male prima, dovevi dirmi qualcosa?"

non passò molto prima che ricevesse a sua volta una risposta

"in realtà sì, stasera pensi di riuscire ad uscire per una passeggiata, o stai ancora tanto male?"

Ci pensó qualche minuto, tralasciò un po' da parte tutte le troppe preoccupazioni e ansie

"sto meglio, è okay. Dove?"

"alle 22, vicino alla palestra"

D'altra parte Tobio, rannicchiato e confuso sul divano di casa Kageyama, rifletteva sull'accaduto di non molto tempo prima: qualche ora precedente passeggiava per la città, calpestando delle foglie secche, le quali producevano un rumore quasi piacevole. Una volta fermatosi alla ricerca di una panchina, ci trovò sopra una figura conosciuta. Era Kenma, che aspettava Kuroo davanti il 7eleven; iniziarono una conversazione e dal nulla Tobio inserì l'argomento "Shoyo".

–Ascolta Kozume, ma sai perché quella testa bacata di Shoyo non mi parla mai?
–Hai mai pensato a iniziare una conversazione in modo amichevole?
–No ma-
–Ecco appunto, magari trattalo meglio e dedicargli un po' di tempo, dato che pensi solo ad altri
–Non penso solo ad altri.
–Ah no? e allora perché non corri da lui e passate del tempo insieme?
–Potrebbe farlo anche lui
–Potrebbe e l'ha fatto, ma sembra che tu abbia due prosciutti al posto degli occhi

Riflettè pochi secondi sulla frase di Kenma, pochi secondi che bastarono a far capire a Tobio di dover prendere l'iniziativa e far pace con Hinata Shoyo.

–Sai perché quello della Karasuno è scappato via con il cellulare in mano?
–Credo proprio di saperlo stavolta, Kuroo

ɪꜰ ʏᴏᴜ ᴡᴇʀᴇ ꜱᴛɪʟʟ ʜᴇʀᴇ ~ ᴋᴀɢᴇʜɪɴᴀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora