Erarano passati anni da quando aveva visto la nave. Ormai non ci pensava più, era solo un vecchio ricordo, insignificante, nascosto nei meandri della sua mente.
Una sera, come faceva sempre più spesso, uscì nell'immenso giardino, si sdraiò, e cominciò a osservare il cielo notturno. Quella era una serata particolarmente buona per guardare la volta celeste, il cielo era sgombro e la luna di Artemide era solo un sottilissimo spicchio luminoso.
Aveva pochi ricordi di sua madre, ma uno di quelli più vividi erano proprio loro due che ammiravano il cielo stellato.
Non. Doveva.Pensare.A.Lei. Si tolse subito l'immagine dell'amorevole Pasifae dalla sua testa.Le piaceva molto stare sdraiata nell' erba fresca, ad ascoltare i dolci suoni notturni, che al contrario di suo padre, adorava. Tutto questo insieme di sensazioni e pensieri la faceva sentire più viva che mai.
Ma questa tranquillità non poteva durare per sempre. Fu un solo e unico rumore a spaventarla, un solo rumore che però non aveva mai sentito in tutta la sua vita, e a Creta i rumori nuovi erano pochi e rari.
Questo era il genere di rumore che si sente quando il pericolo è in agguato.Il suono era simile a un muggito, ma più feroce, quasi sofferente, come se insieme si fosse mischiato un urlo umano, di qualcuno straziato dal dolore, due suoni totalmente diversi, fusi in un unico e mostruoso verso.
La ragazza si alzò in piedi in tutta fretta, un brivido le percorse la schiena.
Improvvisamente aveva freddo, nonostante la serata afosa. Stava valutando se tornare o meno nelle sue stanze, quando il suono si ripetè. Ora si alternava in continuazione a una di serie di tonfi metallici che sembravano provenire dal palazzo reale.Arianna decise così di seguire il verso, lei aveva paura, ma aveva imparato ad andare a braccetto con la paura, diventata ormai la sua migliore amica. Era arrivata in una zona del palazzo che le era proibita visitare, in quanto troppo pericolosa, o come la pensava lei " perchè è l'unico posto con dei segreti che mio padre mi nasconde". Non ci pensò due volte e scese le rampe di scale.
Aveva cominciato a camminare da una decina di minuti per il corridoio illuminato dalle fiaccole, poteva ancora tornare indietro, ma non voleva. E poi amava il brivido dell'ignoto, quale occasione migliore di quella? Per quanto testarda e sfrontata potesse sembrare, in realtà stava utilizzando tutto il buonsenso che possedeva.
Era talmente presa dal rimuginare su cosa fosse la fonte del rumore che per poco non inciampò su uno sgabello.Fu solo allora che si accorse che a pochi metri da lei una parete dall' aria robusta si ergeva imponente davanti al suo sguardo. Aveva l'aria di non essere stata progettata insieme al palazzo, ma di essere qualcosa a parte. Al centro si trovava una massiccia porta di bronzo, con un' incisione raffigurante una sorta di labirinto. Quella porta stonava decisamente con i delicati affreschi di pesci sulle pareti circostanti.
Decise di studiare meglio l'incisione, avvicinandosi e toccandola
Più la osservava, più ne era attratta, ma a differenza della porta era tiepida,come il tocco di una persona.
Subito ritrasse la mano.
Cosa stava succedendo?Quindi li dietro doveva esserci qualcosa di pericoloso, ma se fosse un qualcuno?
Provò ad appoggiare l'orecchio alla porta, per sentire meglio il rumore, ma appena lo fece il silenzio fu totale. Per la frustrazione si sedette con la schiena contro alla porta e batte i pugni sul pavimento.Subito sentì un tintinnio. Era il suo braccialetto che sbatteva contro la porta.Un regalo di suo padre. E proprio in quel momento ricordò. Ricordo di quando anni prima era corsa dietro la statua, di quando aveva visto i ragazzi uscire dalla nave, della ragazza col braccialetto, identico a quello che aveva al polso in quel preciso istante.
Cosa era successo a quei ragazzi?
Forse il rumore è I prigionieri erano collegati in qualche modo. O forse no, forse stava solo impazzendo. Ma dentro di lei sapeva che in qualche modo, per quanto assurdo potesse sembrare erano collegati. Forse i ragazzi erano li dentro,forse avevano bisogno di aiuto.
Forse erano morti.
Forse suo padre le aveva regaltao il braccialetto di una ragazza morta.
Guardò orripilata il polso con il gioiello.In ogni caso doveva aprire la porta, lo sentiva come un dovere, anche se in realtà era solo il desiderio di sapere qualcosa in più su quel mistero.
Ma lei non avrebbe mai potuto oltrepassare quella parete, era troppo debole e stanca, e non aveva la benchè minima idea di come aprirla.
Non c'erano ne serrature ne maniglie.L'unica persona che poteva darle delle risposte era suo padre, Minosse il re di Creta.
La persona che odiava più di tutti.
Purtroppo le probabilità che rispondesse alle sue domande erano minime, se non nulle, ma valeva la pena tentare.Ad un certo punto le fiaccole si spensero, e il rumore cominciò a farsi sentire.
La ragazza impaurita e presa dall'angoscia, scappò.
Quella notte non riuscì a dormire, tormentata dai suoi pensieri.Il giorno seguente, si diresse verso la sala del trono. Stava pensando a come potere dire a suo padre dei rumori, oppure se dopo avergli raccontato quallo che aveva sentito, potesse prenderla per pazza.
Ormai era pomeriggio inoltrato e, Arianna, sapeva che era uno dei pochi momenti della giornata in cui Minosse non riceveva visite, ma anche il momento in cui era più irascibile.
Una sensazione di ansia persisteva nei suoi pensieri, nonostante stesse andando a parlare dal padre era nervosa, la paura che le fosse impedito di sapere la verità aveva la meglio. Ma se fosse stato così avrebbe lottato, per quanto avrebbe potuto.Mancavano pochi metri alla sala del trono, ma si fermò. Aveva sentito la voce di suo padre, che stava conversando con qualcuno.
Cercò di identificare l'uomo dalla voce, ma non ci riuscì, non l' aveva mai sentita prima di allora. " Che strano, l'orario delle visite è finito da un pezzo".
Eppure quel timbro gentile le sembrava familiare.
-Per favore grande Minosse, la smetta di portare al macello i miei giovani cittadini. Non meritano di essere trucidati da suo figlio, da un minotauro.- supplicò l'uomo, con voce rotta.
Figlio,Minotauro? Arianna non capiva più niente.-È inutile la vostra predica, Potete provare a pregare gli Dei, ma tanto snche loro la pensano come me.- rispose seccamente il re.
-Ho già provato a pregare ogni singolo dio ma nessuno aveva il potere di tale scelta. Mi hanno detto che se volevo risultati dovevo venire qui da voi, ho denaro e beni da offrirvi se desiderate-
- È inutile. Tornatene ad Atene Egeo. - replicò annoiato.
Quindi il nome dell'uomo era Egeo. Egeo, il re di Atene che stava chiedendo pietà per i suoi cittadini.
Arianna corse via, prima che potessero vederla. Per una giovane fanciulla come lei sarebbe stato inaccettabile origliare una conversazione del sovrano.
Sentiva già nella sua testa la ramanzina che quel verme di Admato le avrebbe fatto se fosse stata scoperta.Le domande si erano moltiplicate, ma forse, c'era qualcun altro che poteva aiutarla.
"Buon Zeus, fa che Dedalo mi risponda"
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Gomitolo Di Lana
General FictionChi non conosce il Minotauro, la creatura Metà toro e metà umano? Esatto, nessuno. Ma chi conosce tutti i dettagli nascosti che si celano dietro a questa storia? Quello che stai per leggere è un retelling,una rivisitazione del mito di Teseo, Arianna...