4. l'Arrivo

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-Forza! È ora di svegliarsi scansafatiche!- La voce irritata dell'uomo svegliò tutti i ragazzi.
Teseo si stropicciò gli occhi e si mise seduto. Il sole non era ancora sorto e lo stavano già svegliando? Decisamente non si erano resi conto di chi fosse.
- Mozzo, lasciaci altro tempo per dormire, siamo stanchi e dobbiamo arrivare a Creta nel massimo delle nostre forze. Siamo in missione diplomatica, per tua informazione- Biascicò
L'uomo si girò, e guardò dritto negli occhi Teseo, con aria di sfida, ma poi proruppe in una fragorosa risata.
- hai sentito la novità Galenos ?- L'uomo si rivolse all'amico che stava svegliando gli altriragazzi- Questo moccioso pensa di poterci ordinare cosa fare- stava ridendo talmente tanto da lacrimare.
-Hey, pensi di poterti predere gioco di me così facilmente mozzo? Io sono il principe di Atene, posso dare ordini a chi mi pare, compreso a te, dulomiktes*- l'uomo aveva cessato di ridere. "Perfetto, sono riuscito a metterlo a tacere" pensò il ragazzo.
- Ragazzino- Il tono di voce era duro e irritato- Nel caso tu non l'abbia notato adesso sei diventato l'equivalente di uno schiavo, e non me ne fotte nulla del gne gne gne principedi Atene. Quindi, a meno che tu non voglia morire prima ancora di arribare a destinazione, comincia a remare. Questa triremi non si muove da sola, perciò alza il tuo culo "regale" e mettiti al lavoro-
Teseo non sapeva come ribattere, e tutta la nave aveva assistito al battibecco.Quanto odiava dare l'idea di essere un pappamolle. Ma non poteva fare nulla se non peggiorare la situazione, perciò iniziò a remare.

Era calata la sera, e il cuoco della nave,se così si poteva chiamare, aveva cominciato a servire una zuppa che aveva l'aria di essere tutto fuorchè una zuppa.
Teseo prese la sua ciototla e guardò la sbobba con aria rassegnata. Se c'era qualcosa che aveva imparato quel giorno era non lamentarsi, e a malincuore ingurgitò quell'intruglio.
I suoi compagni di viaggio erano tutti raggruppati, e cantavano e ballavano tra di loro, insieme all'equipaggio. Si chiedeva come potessero essere così spensierati e allegri in un momento come quello, ma era vero che non sapevano veramente cosa gli sarebbe aspettato una volta giunti ad Atene. Certo, le voci di corridoio erano molte, ma Egeo aveva sempre evitato di condividere la versione ufficiale dei fatti. Si era limitato a dire alla popolazione che ogni anno quattordici ragazzi venivano sorteggiati per combattere contro gli eroi Cretesi.
Ovviamente quasi nessuno ci credeva, ma di sicuro non c'era anima che pensava all'eventualità di dover lottare per la vita contro un mostro.

-Che hai principino, ti manca il papino?- Una ragazza ateniese gli si era avvicinata. Teseo non potè non notare le curve che nascondeva sotto la toga rovinata.
-Cos...No, non scherziamo, stavo solo pensando alla mia vittoria- Sfoggio il sorriso migliore del suo repertorio.
- Sì certo, come no, non sai nemmeno come fare-
-Ti rendi conto di chi io sia? Ho accesso a informazioni segrete che nemmeno ti immagini-
- Come no, il principe bel faccino cervello piccolo ha informazioni talmente segrete che nemmeno zeus le conosce? Mi hai preso per una stupida? Sono certa di sapere molto più di te-
-Tipo?- lo aveva davvero chiamatol bel faccino?
-Non dovresti saperle?- La ragazza sogghignava fin troppo per i gusti di teseo.- Comunque sono Elida-
-Elida eh? Onorato di conoscerti-
-Io adesso vado a riposarmi, se mai volessi discutere con me di quelle tue informazioni segrete, sono laggiù- Ammiccò al "segrete", e poi indicò un punto non ben distinto in fondo alla trireme.
-Se hai tanta voglia di farlo credo che qualsiasi marinaio su questa nave ne sarebbe contento Elida- Le parole uscirono dalla bocca di Teseo tutte di un colpo, acide come il veleno. Perchè lo aveva fatto?
-Ah, sembrerò anche un moccioso viziato, ma non sono stupido, anche un sasso capirebbe che ambisci alla carica politica di moglie del re - Sorrise.
La ragazza guardò Teseo in cagnesco, e dopo un elegantissimo vaffanculo,abbandonò il ragazzo, lasciandolo con la sua ciotola della zuppa.

Il giorno seguente i ragazzi sarebbero arrivati, e per gentile concessione del marinaio insultato il primo giorno da Teseo- alla fine era stato convinto grazie alle pulizie extra svolte dal ragazzo come scusa, anche se a parer suo non doveva scusarsi di nulla- , i ragazzi ateniesi avevano diritto a riposarsi fino all'arrivo.
Teseo era seduto vicino al bordo della nave, ed era quasi ipnotizzato dal continuo infrangersi delle onde lungo la superficie legnosa dell'imbarcazione.
Odiava ammetterlo ma continuava a pensare alla conversazione del giorno prima, la ragazza aveva più ragione di quanto pensasse davvero: lui sapeva pochissimo su cosa sarebbe successo.
Non aveva un piano e le sue conoscenze si limitavano alle storielle che il padre gli raccontava da bambino, chiaramente romanzate in modo troppo allegro. Quell'uomo aveva sempre cercato di proteggerlo.
Come avrebbe fatto a sconfiggere il mostro?
Dannazione, quanto avrebbe voluto sapere qualcosa di più. Doveva restarsene tranquillo ad Atene, ed invece eccolo lì, su una nave diretta verso un isola ostile a tutti gli ateniesi, pronto ad abbracciare la sua fine.
Forse suo padre aveva avuto sempre ragione, era semplicemente un idiota acceccato dall'ambizione e dall'ego.
Non.Devo.Fallire.Non.Posso.Fallire.

-Terra! Terra!Terra!-
-Urlarlo prima no eh? Se ti avessimo aspettato ci saremmo schiantati contro al porto genio! Abbiamo attraccato da dieci minuti!-
-Hey vuoi farla tu la vedetta?-
Se c'era qualcosa che sarebbe mancato al ragazzo sarebbero stati i battibecchi dell'equipaggio. Certo, non sopportava fino in fondo quegli uomini sudici, puzzolenti e volgari, ma doveva ammettere che erano divertenti.
Gli odori del porto pervasero Teseo. Spezie, vino, pesce, olio. Tutto così avvolgente.
Era talmente assorto nei suoi pensieri che per poco non si accorse della piccola legione di uomini in armatura che stava salendo sulla nave.
Un omuncolo basso e con gli occhi arrossati si fece strada verso il gruppetto dei tributi Ateniesi.
-Onorato di conoscervi miei giovincell, deduco che voi siate i nostri ospiti! Permettetemi di presentarmi, sono Admato, l'umile consigliere di Minosse- "Lui, un consigliere?"
-Bene scusatemi per questo approccio diretto, ma penso che dovremmo legarvi- sorrise mostrando i denti marci- Guardie, iniziate pure il vostro lavoro adesso!-
-Cosa!Legarci?Ma è contro l'ospitalità- Uno dei ragazzi aveva parlato. Teseo aveva cercato di evitare di parlare con chiunque di loro durante il viaggio in mare, perciò no aveva la minima idea di chi fosse. Erano solo. Le comparse della storia che avrebbe dovuto salvare in modo eroico, non potevano rubargli la scena.
-Esatto, trovo oltraggioso tutto questo!- Testa verso l'alto, sguardo fisso negli occhi dell'avversario, postura rilassata ma dritta. Da ragazzino aveva passato giornate intere ad imitare le pose delle statue degli eroi.
-Chi abbiamo qui?- Admato guardò incuriosito Teseo.
-Sono Teseo, Figlio di Egeo, colui che...-
- Shhh, taci moccioso- Sibilò l'uomo - Sai, sei proprio uguale a tuo padre, sia per aspetto che per carattere, Impulsivo,arrogante, irrispettoso, incapace di governare-
-Non osare parlare in questo modo di me e mio Padre verme schifoso- Sbraitò Teseo. Le guardie avevano finito di legare e imbavagliare gli altri.
-Guardie!-
Un forte peso sulla testa, la vista annebbiata, ma poteva chiaramente vedere il sorrisetto che stava spuntando sul volto di Admato.
Poi solo oscurità.

* letteralmente, tromba schiavi.

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