jungwon - dream mare

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richiesta: //
personaggi: jungwon x lettrice di genere femminile
genere: angst soft
tw: sangue
disclaimer: //
buona lettura! <3

In quella spiaggia i ciottoli erano instabili e la gomma delle scarpe ci dondolava, con delle appena percettibili scivolate sulla superficie liscia dei sassolini.
-Jungwon, ho una confessione che devo assolutamente farti.
Il vento era in uno stato di dormiveglia, i tuoi capelli fluttuavano leggeri per l'aria, come se delle dita invisibili ci stessero passando attraverso.
Ti voltasti verso il ragazzo accanto a te, le ciocche si scontravano sulle tue labbra inumidite, e le spostasti con la punta delle dita.
Jungwon ti guardò, la sua espressione era una chiara dimostrazione di calma serafica.
-Non vedo scelta se non ascoltarti -, disse il corvino con un lieve sorriso a tendergli le labbra tese come un filo del bucato.
-Ti ho sognato questa notte - parlasti a voce alta, per sovrastare la schiuma che gorgogliava a riva ed il vento fresco e umido.

Il grigiore dei sassi era simile a quello delle nubi nel tuo sogno.
Ti trovavi in una distesa triste e di un'estensione abnorme di asfalto. Non avevi mai visto nulla di così ampio, vuoto, che si estendeva oltre ogni orizzonte e completamente fuori dal controllo del tuo campo visivo. La ruvidità e la consistenza del terreno sembravano ringhiare e digrignare i denti al fondo del tuo stomaco.
Senza un apparente motivo, ti portasti con un ginocchio a terra, e sfiorasti prima coi polpastrelli, poi con le nocche, l'asfalto.
Il tuo sguardo era confuso e poco a fuoco, così che sembrò ridursi a quella singola sezione di pavimentazione che stavi toccando ed esaminando.
Era freddo, ma sfregandoci sopra la pelle diventava tiepido e graffiava in maniera fastidiosa le tue mani. Inoltre sembrava intatto nella sua ruvidità, come se nessuna macchina ci avesse mai fatto passare un solo pneumatico sopra, neanche per sbaglio.
Ti stancasti, perché eri profondamente confusa e dispersa, dunque ti lasciasti precipitare seduta a terra.
Alzando lo sguardo verso le nuvole dense su quel cielo più grigio che blu, ti accorgesti che sembravano più batuffoli di polvere che di cotone.
Proprio mentre sembravi stare per svenire, o comunque sentivi di stare per cedere supina al suolo, quella polvere iniziò a spostarsi. Andava a crearsi un varco, con le nuvole che si dileguavano sia verso destra che verso sinistra.
-Non c'era mica bisogno di venire qua per cercarmi.
Abbassando la testa, Jungwon era proprio sotto la luce del sole, seduto di fronte a te sull'asfalto.
-Qui fa freddo e poi c'è puzza di industria!- si lamentò, osservandoti in volto sempre con quell'espressione di tranquillità sopraffina.
-Hai ragione...
Non era vero, non volevi proprio dire quello, ma le parole che pensavi non ci provavano neanche a venire fuori dalle tue labbra. Avevi così tante domande da fare. Dove diavolo vi trovavate? Perché esiste un luogo del genere? Quando era arrivato Jungwon? Avevi fatto un giro su te stessa fino a pochi istanti prima, e c'era solo l'immensa distesa deserta di asfalto, nessuna traccia di presenza umana.
-Senti Jungwon, ma che è, vero?- domandasti, difendendoti dal sole con una mano sopra gli occhi. Cosa mai intendevi dire? Non lo sapevi proprio. Era un sogno così strano, e te ne accorgesti, perché eri prigioniera di quell'esperienza onirica. Rendendoti conto di non potere intervenire, lasciasti che gli eventi avessero il loro corso.
-No, ma che. Devi guardarti qui!
Jungwon si avvicinò come se stesse esaminando ogni singolo centimetro della tua faccia, poi ti coprì la mascella con la sua mano destra per tenere fermo il tuo viso. Con la mano sinistra, iniziò a tastare un lato della tua fronte, fino alla tua tempia. Fece un'espressione che sembrava quella di chi tende le orecchie per sentire un rumore distante.
-Oh. Pensavo di potere sentire qui. Perché non qui?
Si dispiacque.
Sospirò, lasciando andare la tua testa.
Deglutì, guardando le sue ginocchia piegate a terra, crogiolandosi per pochi secondi nel suo evidente sconforto.
Dopo scosse la testa, come per non darsi vinto.
-Aspetta, forse non sarò lì, ma qui.
Poggiò due dita sul tuo collo, dove scorreva il sangue dentro l'arteria.
-Jungwon,- mormorasti.
-Jungwon...
Una sensazione terribile cominciò a diffondersi dal tuo collo in giù. Qualcosa stava colando, densa, sporca, calda.
Abbassasti la testa, tutta la mano di Jungwon era ricoperta di sangue scurissimo, stava sgorgando dal tuo collo liberamente e senza intenzione di smettere.
Ti stava macchiando i vestiti, ed in poco tempo fece una pozza sull'asfalto.
Ogni singolo globulo rosso sembrava urlare con la tua voce il nome di Jungwon.
Cercasti di zittirli, ma più ti dimenavi, più il sangue scorreva ovunque senza sosta espandendosi in una pozza che sembrava infinita.
Sospirasti, rassegnata.
-Ti cerco con ogni parte non senziente di me...
Così il sangue smise di scorrere. Sparì, anzi.
Jungwon così sorrise, lasciò andare il tuo collo e si sporse per appoggiare le sue labbra alla tua guancia.

Il Jungwon vero aveva lo stesso sorriso.
-Mi dispiace che tu abbia sognato una cosa così brutta,- si guardò timidamente i piedi mentre lo diceva, scavando delle piccole fosse sulla spiaggia con le punte delle scarpe.
-Però, credo che possa significare qualcosa di bello, in fondo.
-Sì, lo credo anche io.
Calò un relativo silenzio, rimase il vento a lamentarsi a voce poco più alta.
-Ho sentito bisogno di raccontartelo. Scusa se è stato imbarazzante...- scuotesti la testa.
-Considerala come una scusa per cui confesso ciò che era già ovvio da tempo,- ridacchiasti. -Non c'era bisogno di sangue e paura per dirmi qualcosa di così bello - sorrise Jungwon.
-Io ti cerco con ogni parte di me, sia senziente che non. Giusto e bello, qui coincidono. Che io lo stia scegliendo di un'infantile ribellione, o di una decisione ben ponderata, onestamente non mi interessa.
Jungwon parlò con calma e tenerezza, per poi invitarti in un abbraccio, porgendoti un braccio in cui avvolgerti.

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