II

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«La temperatura è anormale qui dentro.»

Mormorò Ophelia, tenendosi le braccia e continuando a camminare disinvolta, osservando quelle pareti bianche ornate da rovi e decorazioni che sembravano abbastanza vecchie.
Vega quel posto non lo conosceva, ma sapeva a cosa sarebbero andati incontro: Den lo capì per come camminava e si guardava attorno, con la freccia ben tesa, scrutando ogni angolo. Il ragazzo si limitò a seguirla, al fianco della strega. Sbirciava di tanto in tanto alla sua destra, notando come lei fosse concentrata su uno strano bastoncino fra le sue dita. Lo stesso dal quale aveva "fumato".

«..Che cos'è?»

«Mh?»

Ophelia lo fulminò con lo sguardo, storcendo leggermente il naso e il labbro superiore in un'espressione mista a irritazione e disgusto.
Den si irrigidì, volendo istintivamente abbassare la testa, ma restò semplicemente a guardarla, deglutendo.
Lei era sorpresa del fatto che non avesse lasciato perdere. Era davvero curioso. Effettivamente, era solo un povero ragazzino perso.

«..Questa è la mia bacchetta magica, moccioso.»

Iniziò a ridere, portandosela fra le labbra e inspirando nuovamente. Era davvero particolare, quella bacchetta, e il modo in cui l'aveva definita. Sicuramente, ai suoi occhi, loro erano solo due bambini. Ma perché?
Non riusciva a capacitarsi di quel comportamento. Era davvero strana, ma riusciva a sentire qualcosa di diverso nel suo animo.
..Sembrava rabbia.

«Ragazzi, smettetela di-»

Non appena Vega si girò, un raggio veloce come quello del sole le sfiorò la guancia pallida, lasciando un segno fumante, leggero, scuro come un'ustione. Presto strinse gli occhi, dando nuovamente le spalle ai ragazzi e tirando la freccia verso il proprio petto, tenendo l'arco in modo strano: lo teneva in orizzontale.

«Oh, finalmente qualcuno di interessante.»

La voce era profonda, e si avvicinava sempre di più. Era calda, bollente e forte. Dopo qualche attimo, una donna apparve dalla nebbia, stringendosi un guanto particolare, rosso scuro, e tirandoselo verso il basso con l'altra mano, per far aderire bene ogni dito al tessuto. Sembrava alquanto di buon umore, ma l'atmosfera attorno a lei era così rovente e pesante che ci si sentiva da svenire.
Dietro il suo corpo stretto in una strana tuta nera c'era un'altra piccola figura, ma non parlava.

«..Dobbiamo salire al concilio.»

Mormorò Vega, seria.
L'altra scoppiò a ridere.

«Come se ve lo lasciassi fare. Sei una stella..Vega, dico bene? Sai la tua luce dove potrebbe farmi arrivare? Al terzo piano, magari. Così faccio vedere a quegli impertinenti del Concilio quanto valgo.»

Fece qualche altro passo avanti, e ora la sua figura era più chiara. Aveva gli occhi totalmente neri, solo le iridi rosse erano visibili, insieme alle sue labbra scure. I suoi capelli erano fili cremisi e d'oro, che parevano incandescenti; colavano sulle sue spalle come lava, e la sua pelle era rossastra. Quella tuta nera era lucida, aveva dei segni strani lungo le braccia e le gambe, fino agli stivali neri che coprivano le caviglie.
La piccolina dietro ancora era invisibile, ma la sua presenza si faceva sentire. Era come se fosse curiosa, ma spaventata di sbirciare. Den si sentiva allo stesso modo.

«Oh, Vega, non dirmi che ti sei portata questi mortali dietro per usarli come-»

«Mi piace quella ragazza, mi piace!»

Disse con entusiasmo la piccola bambina lì dietro. Si scorgeva solo una pelle così scura, nera come la notte, che sembrava sfumarsi in chiaro verso destra.
Le iridi erano così strane, uno dei due occhi era totalmente scuro e le pupille sembravano a forma di..

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