Il salice

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Quando ero una bambina mia madre, che amava lavorare con le erbe, spesso diceva che i morti concimano la terra dei vivi e per questo ogni pianta ha un'anima e va accarezzata e trattata con rispetto. Davanti la mia casa vi era un salice, che tutt'ora esiste, forte, rigoglioso, circondato da un grande prato nel quale correvo e mi rotolavo.

Mio padre era un uomo eccezionale, e spesso, durante i nostri giochi, mi raccontava di aver conosciuto mia madre dopo la battaglia di Hogwarts, durante la quale era ancora uno studente alle prime armi. Nel terrore della terra che tremava, della voce del Signore Oscuro che invitava tutti i maghi ad unirsi alla sua Orda di Mangiamorte, mia madre pregava che il signor Harry Potter potesse salvare tutti. I suoi sussurri divennero silenzio quando sentì Voldemort pronunciare la frase "Harry Potter è morto", una frase seguita da una fragorosa risata, malvagia, terribile, il riso di chi sapeva di aver vinto, di avere fra le mani un grande potere.

All'improvviso una sorpresa: Il Signor Potter, come per miracolo, resuscitò, sconfisse il signore oscuro, salvò il mondo magico da Colui che non deve essere nominato, e portò la pace. Ma a che prezzo? Famiglie distrutte, vittime innocenti, gioventù rubate, vite mai vissute. Così mio padre le fece la più grande promessa di sempre, le promise che l'avrebbe protetta in eterno, per i prossimi mille anni, e anche dopo la morte.

Quei due bambini divennero adulti, si sposarono e due anni dopo il loro matrimonio ebbero me.
Ed eccomi qui, Mary Byrne, figlia di Amber White e Robert Byrne. I miei piedi d'infante hanno calpestato prati, le mie mani hanno toccato l'infanzia felice che tutti i bambini dovrebbero avere. Ad undici anni, arrivò la mia lettera per Hogwarts, i miei genitori erano molto felici, mi portarono ad Hogsmade, ebbi fra le mani la mia prima bacchetta, una divisa, e come famiglio scelsi un gufo latteo, lo chiamai Oliver, come il protagonista della mia storia preferita, Oliver Twist. Scelsi un gufo poiché pensai fosse comodo averne uno per spedire lettere alla mia famiglia e riceverne presto altre. Presi una scopa e tutti i libri, ero così emozionata di farmi nuovi amici che quasi, salendo sul treno, dimenticai di salutare i miei genitori.
Quello fu il giorno in cui i miei genitori capirono che avevano cresciuto una figlia coraggiosa ed avventuriera, una figlia pronta al rischio e alla conoscenza, una figlia piena di vita. O almeno, io mi definisco così.

Arrivata alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, una grande targa attirò la mia attenzione, su di essa vi erano scritti tutti i nomi delle persone eroicamente morte durante la Battaglia di Hogwarts della quale mio padre tanto mi parlò. Presto fui condotta in Sala Grande, e con grande sorpresa fui sorteggiata in Corvonero.
Mia madre non ne fu sorpresa, in realtà, almeno non quanto mio padre, ma entrambi, da Grifondoro, si aspettavano certo una figlia Grifondoro, eppure mia madre, che ben conosceva il mio carattere e le mie passioni, si affrettò a commentare, nella nostra prima lettera, che avevo sempre avuto una grande  propensione per i libri e che il salice di fronte casa ne sapeva tanto quanto me.

La verità però è che io fui sempre una persona fuori dal comune. Durante la notte mi avventuravo nella biblioteca scolastica,  prendevo in prestito grandi volumi, correvo via per i corridoi, eludendo i prefetti, e mi rifugiavo nella Torre di Astronomia a leggere e leggere e leggere delle avventure dei grandi maghi.
Una sera trovai per caso un libro sul mio letto, con un bigliettino di fianco, quel libro era stato mandato dalla Preside in persona, la Professoressa Mc.Granitt e sul biglietto vi era scritto "Alla piccola lettrice che ama gli eroi, con la speranza che questo libro possa dirti di più sulle storie che il tuo amato padre soleva raccontarti".

Incuriosita corsi alla Torre di Astronomia, e lì trovai lei, Helena, che tutti chiamavano la Dama Grigia. Helena era così timida, e forse quella sera si avvicinò a me perché trovò un'anima affine alla mia. Guardò me, poi il libro, e alla fine disse: -Lui è stato un grande eroe, e come lui non ce ne saranno più.
Poi scomparve.
Incuriosita girai la copertina, pesante, verde scuro, il cui titolo dorato diceva "Severus Piton".

Aprii il libro e avidamente ne lessi il contenuto.
Mi sembrò di tornare indietro nel tempo, sentii il terrore, le urla, gli incantesimi scagliati e alla fine di tutto il freddo della morte.
Un uomo che aveva tanto amato, aveva tanto faticato per proteggere ciò che più gli stava a cuore, un uomo ingiustamente chiamato codardo e ingiustamente morto.

Pensai a Lily Evans, pensai alla madre del Signor Potter, già Auror di grande successo e fama, e poi pensai a me stessa e capii che un amore così lo meritano tutti, e un giorno lo avrei meritato anche io.

Dimmi di sì || Severus Snape || Severus PitonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora