Ormai ero sicura che le rose provenissero da lui, e le trattavo come fossero tesori preziosi. Mi ero fatta dare un vaso con un terriccio particolare dalla Professoressa Sprite, che mi permettesse di conservarle eternamente. Ogni tanto mi fermavo a guardarle, e quando ero sola ripensavo allo Specchio delle Brame e mi perdevo nel ricordo dell'immagine della mano del professor Piton sulla mia spalla.
Da quel giorno era passato un altro mese, le lezioni sarebbero ricominciate a breve, e io dovevo dirigermi in Sala Grande, poi in aula, sarei andata a pranzare come al solito, avrei ripreso le lezioni pomeridiane, e infine mi sarei vista concedere il meritato riposo che si confà a ogni docente.
-Mary... - mi sentii chiamare dall'altra parte del muro.
Mi vestii in fretta e mi precipitai fuori. A due passi dalla mia porta, il professor Piton sembrava completamente un'altra persona, tutto in disordine, coi bottoni della casacca, ben dodici, malmessi.
-Ieri sera nel tentare di preparare una pozione, ho maldestramente poggiato le mie mani sul fuoco.
-E non sei andato da Madame Chips?
-Sei?
-Cosa?
-Mi hai appena dato del tu.
-E tu hai fatto lo stesso, ma non mi sto lamentando.
-Ci sono andato, sì, ma ci vorrà tempo, immagino di non essere più bravo come una volta.
Il suo volto era triste
-Non dirlo. Non dirlo nemmeno per scherzo. Da quando facciamo lezione insieme, il mio approccio alle pozioni è migliorato moltissimo, e diffondo il sapere del Principe Mezzosangue a tutta la scuola.
Mi avvicinai alla sua casacca, la abbottonai, forse troppo lentamente. Non sono mai stata brava con i bottoni, ho sempre preferito le zip.
-Entra... - feci segno verso la porta della mia stanza, che un tempo era la sua.
Mi guardò con riluttanza.
-Come farai con i tuoi capelli?
Entrò. Si guardò intorno. Il suo sguardo volse verso gli scaffali, sui quali vi erano le rose nere.
Sorrise. Sorrisi anche io. Pensai al fatto che potesse dargli un po' di sollievo e felicità pensare che qualcosa di suo era di gradimento a qualcuno, di mio gradimento.
-Hai ragione. Ne sono felice.
-Smettila, davvero, mi sembra d'esser ovvia, non ho nulla di nuovo da raccontarti perché continui a leggermi nel pensiero.
Presi la spazzola, lo feci accomodare sulla sedia che dava alla scrivania. Lo pettinai con delicatezza, stando attenta ai nodi. Non volevo fargli male, pensai che aveva già avuto troppo male nella sua vita, e anche un blando dolore avrebbe potuto metterlo di cattivo umore.
Sistemato tutto, arretrai di qualche passo, dandogli modo di alzarsi. Lui andò verso la libreria, tirò fuori lo stesso libro che tirai fuori io, si accorse che la rosa nera mancava. mi guardò improvvisamente. Indicai col dito un vaso, come per rassicurarlo, e la rosa non era più secca, il terriccio della professoressa Sprite era miracoloso.
La porta nascosta si aprì, Piton entrò di nuovo per la prima volta nel suo ufficio dopo venticinque lunghi anni. Non avevo spostato niente, tanto era sacro per me quel luogo. Si girò intorno ancora una volta, come le prime volte in classe, forse abbandonandosi ancora una volta ai ricordi.
-Mi chiedevo se lei volesse riaverlo indietro, la cattedra mi appartiene, e forse anche questa stanza, ma non questo luogo. Se la risposta dovesse essere sì, chiederò alla preside di chiudere questa porta e formarne un'altra nella sua stanza.
Parve pensarci, con la mano che sfiorava il tavolo in ciliegio. Non rispose. Si limitò ad uscire dall'ufficio e dalla stanza senza proferir parola. Sentii i suoi passi allontanarsi, percorrere i corridoi. Guardai il mio orologio da taschino: ormai era tardi per la colazione.
Gli corsi dietro.Per fortuna avevo avvertito i guardiani della lezione odierna. Arrivata in classe vi erano già calderoni ovunque, e di fianco ai calderoni uova di Ashwinder, petali di rosa, peperoncino in polvere e Acqua di Luna.
Arrivati gli studenti, iniziai il mio discorso:
-Oggi terremo una lezione sulla preparazione dell'Amortentia. L'Amortentia crea una potente infatuazione o ossessione per una persona, ma non il vero amore, che non si può creare artificialmente. è il filtro d'amore più potente del mondo. Per questo il Ministero della Magia ne ha vietato la produzione.Ciò non significa però che non si possa imparare come prepararla. L'Amortentia ha un odore diverso per ogni persona che lo sente, secondo le fragranze che piacciono di più. Solitamente la persona sente l'odore del soggetto che l'attrae di più, o di cui è innamorata. Prego voi, signori e signorine, di cominciare a preparare, facendo attenzione al dosaggio. Come al solito, il professor Piton girerà per i banchi. Prego coloro che falliranno di proteggere la loro nuca.
Si alzarono risate generali, e la lezione cominciò.
Dopo qualche ora e qualche colpo alla nuca, la maggior parte degli studenti aveva ottenuto un buon risultato. Ad ognuno di loro fu chiesto di descrivere quale odore avvertisse. Alcuni non avvertirono alcun odore, altri anche quattro.
-E lei, signorina Byrne, cosa sente? - mi chiese un alunno.
Non potevo tirarmi indietro. E infondo pensai che non avrei sentito alcun odore.
Quanto mi sbagliavo.
Scettica mi avvicinai al mio calderone.
-Sento... Sento odore di cotone fresco, menta, colonia per uomo, carta antica.
-Oooh Signorina Byrne, lei ha un fidanzato interessante! - disse una ragazzina quasi in tono canzonatorio.
Sentii il professor Piton ghignare. Ne fui infastidita, decisi di vendicarmi.
-E lei, professore, cosa sente? Prego, si avvicini.
Il ghigno sparì dal suo viso. Lentamente si avvicinò, accostò il naso al calderone.
-Sento... Sento odore di grano, erba, rose e ciliegie. Che strano accostamento.
-Davvero strano - sussurrai tra me e me.
La lezione finì così. Fuori nevicava, dopo il pranzo molti studenti si concessero il divertimento di costruire un pupazzo di neve, qualcun altro aveva ingaggiato battaglie di palle di neve, e io me ne stavo dietro una finestra ad osservare allegra, seduta sul davanzale.
All'improvviso, una mano sulla spalla mi fece trasalire.
Mi voltai sorpresa.
-Severus... Ti godi lo spettacolo? Che spensieratezza, spero li accompagni per tutta la vita.
Nessuna risposta. Continuava ad osservarmi, così decisi di prendere coraggio, e lo guardai dritto negli occhi.
In quel preciso istante mi persi completamente e la mia bocca iniziò a delirare.
-Ho trascorso la mia vita nelle campagne. Mia madre mi ha insegnato a riconoscere ogni erba, forse è stato per questo che i miei voti in pozioni erano alti. Un'altra cosa che mi fu insegnata, fu riconoscere ogni tipo di frutto e di bacca.
-Davvero?
-Si... E una volta imparato, crescendo, iniziai a riconoscere le strade circostanti, e mi divertivo ad arrampicarmi sugli alberi e a raccogliere... a raccogliere un mucchio di ciliegie.
Le sue labbra si schiusero in segno di sorpresa. Ma ancora non proferì alcuna parola.
-Lo sai cosa penso?
-No, ho smesso di leggerti quando me lo hai chiesto.
-Ottimo, allora lascia che lo dica: la vita è breve e, forse tu no, ma un giorno io verrò dimenticata, mi sono stancata di restare con le mani in mano, quindi... al diavolo!
Afferrai il suo colletto e lo baciai. Le mie mani si spostarono verso la sua nuca, incollai il suo viso al mio, impaurita dal dovermi staccare da lui. Lo baciai a lungo, lasciai le nostre lingue toccarsi per la prima volta. Sentii menta fresca e odorai colonia per minuti lunghissimi.
Quando finalmente riuscii a staccarmi da lui, lui mi strinse le mani, mi guardò intensamente negli occhi, si riavvicinò nuovamente a me, e con la bocca a qualche millimetro dalla mia sussurrò: "Ti amo, Mary Byrne".
E le nostre mani si strinsero ancora di più. Ormai le ustioni non gli facevano più male.
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Dimmi di sì || Severus Snape || Severus Piton
FanfictionMi chiamo Mary Byrne, e amo leggere. Ho tanti eroi, e mi chiedo come sarebbe stato conoscerli, avere il privilegio di conversare con loro, idolatrarli. E poi mi chiedo ogni giorno com'è amare, com'è innamorarsi per davvero. Questa è la storia di com...