Capitolo 3

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Dafne
Le mie mani scesero lungo il suo petto scolpito, toccando ogni centimetro di pelle lasciata scoperta, fino ad arrivare all'elastico dei suoi boxer che scostai per prendere in mano la sua pulsante erezione che mi fece formicolare l'inquine. 

"Toccami, ti prego" sussurrai e lui lo fece davvero, con un tocco ruvido ma delicato, arrivò al mio sesso lasciandomi a bocca aperta ad ammirare come, con movimenti lenti, prese a massaggiarmi il clitorice. I suoi occhi puntarono i miei, sfidandomi come sempre. Gemetti facendogli capire quanto mi piacesse. 

"Voglio farti bip bip bip" la voce rauca cominciò ad essere lamentosa ed insistente.

"Cosa?" chiesi confusa, mentre lui si fermava continuando con quel verso. Che stava succedendo? Aprì gli occhi di scatto e mi misi a sedere velocemente. Fermai la sveglia, sentendo il fiato corto e dei brividi scendermi lungo la schiena. Mi passai una mano tra i capelli, accorgendomi di aver anche sudato un po'. Strinsi le gambe tra di loro, sentendo un fremito arrivarmi alla bocca dello stomaco e le mutandine bagnate. Scossi la testa dando la colpa all'alcol del giorno prima, perchè non sarei mai andata a letto con uno come lui. Quel sogno, era solo.. mi morsi le labbra, redendomi conto di quanto sembrasse reale ed intenso. Mi alzai decisa a scaricare tutta quella tensione, quella adrenalina. Andai in bagno, mi guardai allo specchio e scossi la testa guardandomi allo specchio per notare le guance arrossate e le labbra gonfie per l'eccitazione. Mi bagnai con l'acqua fredda, che mi aiutò subito a rilassare i nervi. Lavai con lentezza i denti e raccolsi i lunghi capelli in una treccia laterale. Mi spogliai velocemente sapendo che sarebbe passato qualcuno a sistemare la mia stanza e mi misi dei ciclisti, un top e le scarpe da ginnastica. Afferrai il cellulare per controllare le notifiche mentre aspettavo l'ascensore che mi avrebbe portata nella palestra dell'hotel. Annuì al messaggio di mio padre che mi avvisava di una sua chiamata in mattinata e lanciai un'occhiata veloce al mio orologio da polso costatando che fossero ancora le sei del mattino. Perfetto, avevo tutto il tempo per scaricare un po' di tensione.
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Rallentai la velocità del tapis roulant, insieme alla mia corsa. Il mio respiro affannoso mi suggerì di essere al limite, quindi decisi di fermare tutto. La palestra, come sospettavo, era completamente vuota per via dell'orario. Scesi dall'attrezzo, afferrando la bottiglia d'acqua e bevendo. Alcune gocce mi caddero lungo il mento, finendo verso la scollatura del top e dandomi una sensazione di freschezza di cui sentivo il bisogno. Quando finì, mi leccai le labbra sentendole meno secche. La sensazione al basso ventre con cui mi ero svegliata, sembrò essere svanita fin quando il ruomore della porta che veniva richiusa, non attirò la mia attenzione. Cosimo si fermò sul posto quando notò la mia presenza, ma senza soffermarsi a lungo perchè la sua completa attenzione fu attirata da ciò che avrebbe usato per allenarsi. Mi morsi il labbro, cercando di controllare il mio desiderio, la voglia di vederlo davvero a petto nudo come nel mio sogno. Strinsi i denti, scuotendo la testa e concentrandomi sugli addominali che stavo facendo. Restai sdraiata a fissare il soffitto, mentre riprendevo fiato e posai la mano sulla mia pancia scoperta. Una sensazione strana, che partiva dallo stomaco ed arrivava alla mia intimità, mi fece sussultare e mettere seduta. Lanciai un'occhiata veloce nella sua direzione, proprio mentre lui, preso dalla corsa sul tapis roulant, si tolse la maglia con il suo sguardo incastrato nel mio. Osservai attentamente tutti i tattuaggi che ricoprivano ogni centimentro di quei muscoli, scendendo lentamente sulla pancia piatta, fino alla V che andava poi oltre le bermuda che indossava e che maledì montalmente. Si accorse del mio sguardo curioso, perchè il suo ghigno stava a significare che mi aveva scoperta. Mi schiarì la voce, alzandomi dal pavimento e recuperando il cellulare e la bottiglia d'acqua che avevo abbandonato su una panca. Dovevo subito andare via. Con passo lento e stanco mi avviai davanti alla porta, pronta ad uscire, ma qualcosa mi suggerì di lanciargli un'ultima occhiata. Lo trovai con lo sguardo basso, a fissare il mio sedere, senza nasconderlo. Anzi, mi accennò un mezzo sorriso malizioso per farmi intuire quanto apprezzasse il tutto. Gli alzai un dito medio, prima di andarmene sbattendo la porta. 
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Sbuffai sonoramente, uscendo dal mio ufficio. Dopo palestra avevo fatto una bella doccia calda, convinta di sentirmi meglio, ma senza alcun risultato. E la cosa peggiorò quando, durante la lunga telefonata avuta con mio padre, mi resi conto di quanto non gli andava bene qualcosa del lavoro che stavo svolgendo. E quindi Rasoli Senior mi suggerì.. anzi no, mi ordinò di lavorare più intensamente, come se già non lo facessi. Imprecando per come mi avesse chiuso la chiamata, non avevo fatto altro che controllare tutti i registri contabili del mese, cercando di risparmiare su qualcosa e perfezionando ogni minimo dettaglio. Almeno fino all'ora di pranzo, quando il mio stomaco decise che fosse tempo di una pausa. Mi stropicciai gli occhi, troppo stanchi per le ore davanti ad uno schermo e sorrisi a tutti i miei dipendenti che mi passarono davanti. Sorpassai le porte aperte del ristorante, guardandomi intorno in cerca di un piccolo posto libero per me, che non trovai. In fin dei conti, potevo anche mangiare in cucina senza problemi. Prima di arrivare alle porte che mi ci portavano, qualcuno mi afferrò dal polso facendomi sobbalzare. 

The Babylon Hotel - Guè PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora