«No, io non ce la faccio, muoio prima» bisbiglia Chloe affannata.
Lei ha, da sempre, sofferto di ansia. A scuola, per ogni verifica o interrogazione, va in pieno panico. Inizia a tremare, la voce si spezza, gli occhi si svuotano, come se non riuscisse a provare nessun'altra emozione se non l'ansia, l'angoscia, la paura di non farcela. Ho cercato in qualsiasi modo, in ogni situazione, di tranquillizzarla, le ho provate tutte.
«Io non salgo su quel palco, assolutamente» continua a ripetere con la voce che, piano piano, trema sempre di più.
Cammina, avanti e indietro, tra le quinte. Guarda il pianoforte, guarda Filippo, si gira verso di noi, sbircia tra le tende del sipario le persone che, man mano, stanno riempiendo il teatro.
«Ma tutte queste persone? No, ma com-. Non mi sento bene», segue a lamentarsi, nella speranza di poter evitare di affrontare il palco.
«Non posso farlo, non posso salir-», non finisce di dire la frase che Filippo le prende le mani, la guarda, nella speranza di rassicurarla. Il suo volto è rilassato, trasmette una serenità che Chloe percepisce, le accenna un sorriso e la bacia. Si calma. Ma scherziamo? Io le ho provate di ogni e, arriva lui, che con un bacio le fa passare l'ansia?
«Prim di entrare qua, quando suonavo, anche io avevo l'ansia, è normale» inizia a spiegare, «non pensare agli altri, suona per te, per me. Suona per noi. Siamo solo io e te, guardami, scordati tutto il resto.» prosegue, «vieni».
«Questa chiave di violino me l'ha regalata mia madre: ha da sempre voluto che suonassi, voleva che io raggiungessi il sogno che lei ha sempre desiderato. Ha fatto di tutto perché la musica diventasse parte di me. Senza questa, probabilmente, non sarei vivo e, non ti avrei nemmeno conosciuta, non saremmo stati noi» dice mostrando il ciondolo che tiene in tasca dello smoking.
«Voglio che lo tieni te, come porta fortuna. Pensa che, ciò che ora ti mette ansia, ci ha legati. Pensa, non come uno spettacolo per tutti ma, come il nostro spettacolo» conclude con voce profonda, quella voce che ha travolto Chloe e l'ha fatta sorridere.
Il teatro si riempie di gente e, con loro, le voci, i rumori, le risate, i commenti e la gioia dei genitori dei ragazzi nel vedere i loro stessi figli essersi impegnati per tutto questo, essere cresciuti, maturati e, perché no, cambiati.
Per primo, in scaletta, siamo io e Ciro, poi Filippo, Edoardo e Chloe. Ansia. Si spengono le luci. Un silenzio assordante che lascia trapelare tutta la tensione del pubblico in attesa dello spettacolo. Tutti osservano attentamente aspettando l'inizio. La direttrice sale sul palcoscenico e prende il microfono in mano.
«Buonasera a tutti, oggi con grande emozione, posso dire che questi ragazzi hanno lavorato tanto per arrivare a questo. Hanno collaborato, si sono conosciuti, si sono confrontati, sono cresciuti. Durante quest'esperienza sono stati affiancati da quattro ragazze, con loro hanno lavorato molto, hanno imparato il senso di responsabilità e hanno capito realmente cosa significa lavorare per qualcosa, impegnarsi per ottenere risultati, anche divertendosi. Alcuni di loro hanno, addirittura, scoperto l'amore. Sono fiera ed orgogliosa che questi ragazzi abbiano avuto questa opportunità. Non mi perdo più in chiacchiere, lascio alla scena a loro»
«Pronto?» domando a Ciro prima di salire sul palco, «se e con te, sempre piccerè» sorride.
L'applauso iniziale del pubblico ci accoglie calorosamente, le luci si abbassano e si concentrano su di noi. Lia e Carmine dalla "regia" ci fanno un cenno di incoraggiamento, i riflettori si puntano sulla scena e, quando arriva il silenzio, iniziamo.
Mi chiedo se Ciro sia pronto, non l'avevo mai sentito pronunciare quelle parole: alle prove si è solo limitato ad ascoltarmi. Non lo avevo mai sentito recitare, è la prima volta: la sua voce avvolge tutti, prende ogni persona e la trasporta in un'altra realtà.
«Io voglio te, solo te»
Mi domando se stia veramente recitando.
Le grida, di approvazione, della gente inondano il teatro, non avrei mai pensato una cosa del genere. Stanno festeggiando noi, ci stanno acclamando, gli siamo piaciuti, non sembra vero! Facciamo un inchino e usciamo dalla scena, il sipario si chiude pronto ad attendere gli altri.
«Te l'avevo detto che ti avrei stupita piccerè» mi ricorda, «è vero, sei un bravo attore» mi complimento. È raro che io gli dia soddisfazione, amo stuzzicarlo, però, questa volta, devo essere sincera: ha recitato divinamente!
«Io non ho recitato niente piccerè» confessa. Avete sentito il mio cuore fare crack? Non posso fare a meno che sorridere, lui mi guarda con espressione felice, lo bacio.
«Me fai ascì pazz» gli dico nel mio solito napoletano, ridiamo, è inevitabile: io e questo dialetto non andremo mai d'accordo!
Intanto Filippo, Chloe ed Edoardo ci passano a fianco, pronti a divorare il palco.
«In bocca al lupo» dico agli altri, «spaccate!» aggiunge Ciro.
«Vai poet, conquista Napoli frate!» si rivolge ad Edoardo. Loro due, da sempre, sono molto legati: Edo il suo braccio destro, il duo più bello di sempre, il duo più bello di Napoli. Se passano loro non puoi non girarti. Dove c'è uno c'è l'altro, inseparabili: due fratelli non carnali ma di vita.
Le luci si puntano su Edoardo che prende il microfono e inizia a parlare: «È tutto per te principessa», le mani di Filippo iniziamo a correre sullo strumento, Chloe lo segue. Le loro dita si incrociano, si intrecciano, vanno a destra e a sinistra, si sfiorano. Chloe non toglie gli occhi da Filippo, sta facendo esattamente come lui le aveva detto: suona solo per loro due, scordandosi di tutto il resto.
La canzone che suonano non è quella che avrebbe dovuto cantare, non la conoscevo, nessuno la conosceva, tranne loro a quanto sembra.
Scende dal palco, va verso Mia che sta tra il pubblico, la prende per mano e la fa salire con lui.
"...e sai che ti pensavo,
nella notte ti cercavo,
ma io non ti trovavo,
e mi chiedevo: senza di te dove sarei andato?
E poi sei arrivata te
la luce nel cammino, sempre più vicino.
Ti prego non lasciarmi,
principessa, con te mi sento vivo..."
Lui la guarda, non la stacca gli occhi di dosso nemmeno per un minuto. La gente si scatena in un boato, tutti si alzano in piedi, Edoardo si inchina poi, non perde tempo e la bacia. Filippo si alza, prende la mano di Chloe, si avvicina a Mia ed Edoardo, si prendono tutti per mano e fanno il saluto finale.
Tutti rientrano in scena per l'inchino, tutti insieme, avvolti dall'approvazione del pubblico. Anche Carmine e Lia sono sul palco a prendersi l'applauso, il loro meritato applauso.
Mi guardo intorno: la direttrice, il comandante, tutti gli educatori sono fieri di noi, il loro volto esprime felicità e la loro gioia che invade ogni angolo dell'edificio trapela dalle loro espressioni. Il pubblico che gioisce nel vedere i loro figli in panni che nemmeno loro conoscevano. Le madri che piangono dall'emozione, i padri che sul viso hanno stampata la frase: "si, è mio figlio", con una fierezza indiscutibile. I ragazzi che corrono ad abbracciare le famiglie. Edo che stringe Mia, come a dire: "non ti lascio per nessuna ragione al mondo", come a far sapere agli altri che lei è solo sua.
Chloe sta in braccio a Filippo che azzarda un «piccerè, si a vita mij» l'unica cosa che può fare Chloe, davanti a quegli occhietti felici e il sorriso che cresce sempre di più dalla felicità di quel momento, è baciarlo. Se solo avesse l'accento napoletano sarebbe stata anche una frase stupenda, però, come me, Filippo è negato per questa lingua. Nonostante ciò ogni frase detta da lui ha un certo effetto, soprattutto su Chloe, e lui in fondo in fondo lo sa, perché prova la stessa cosa quando parla lei. Chloe ride, lo prende in giro: «Anche tu, però non parlare più in napoletano, per favore, ti preferisco da chiattil». Scoppiano a ridere e lui la stringe ancora più forte.
Carmine che, sta vicino a Lia, si allontana per non darle fastidio, aveva capito che con lei non era cosa. Lia lo guarda, lo prende e lo bacia, sorridono. La faccia di Carmine si vela di una felicità mai vista prima, Lia, un po' impaurita, fa una smorfia di gioia.
«Hai cambiato idea?» le sussurra, «non so se io e te potremmo funzionare, ma a me non serve una certezza, mi basti te» gli risponde, lui l'accarezza e la ribacia.
Ciro mi guarda, mi mette una mano dietro al collo, mi avvicina a lui e sibila: «ricordati: tu sei solo mia».
Non sappiamo ciò che sarebbe accaduto, ma di una cosa siamo certi: quest'esperienza ci ha cambiati, ci ha cresciuti e, da ora in poi, avremmo vissuto ogni singolo momento come fosse l'ultimo.
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TUTTO PUÒ SUCCEDERE
FanfictionQuattro amiche, ignare che quella sarebbe stata l'estate più inaspettata, avventurosa e più bella della loro vita. (fan fiction - mare fuori)