SEI BELLISSIMA

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10.45. Oggi siamo riuscite a dormire decisamente di più del solito, infatti, dobbiamo andare all'istituto dopo pranzo, per le 14.00, perciò, abbiamo tutto il tempo del mondo.
Le altre dormono ancora, che novità! Prendo le cuffiette, attivo la musica a tutto volume ed inizio a preparare il pranzo, dopo tre giorni di cibo da asporto direi che è ora di qualcosa di più salutare. Nelle orecchie ho sparato una playlist di canzoni napoletane, devo entrare nel mood no? Ripenso a quel bigliettino, non riesco a togliermelo dalla testa, vorrei, ma è un chiodo fisso. Ho preso la mia decisione: basta farsi problemi per tutto o rimuginare su qualsiasi cosa, vivi Dafne, vivi ogni singolo momento e goditelo.
«Buongiorno» la voce di Chloe, ancora assonnata, irrompe nel silenzio, «ben alzata, se vuoi c'è il caffè pronto, oppure aspettiamo le altre per pranzo» la saluto, «grazie, vado a lavarmi intanto» replica dandomi un bacio sulla guancia. Da quando questa dolcezza? Tra le due, non sembra vero, sono io quella più dolce.

«Vi volete muovere, l'autista è fuori, siamo in ritardo!» sbraita Chloe a Lia e Mia, le solite due ritardatarie, «pronte!»
«Giorno comandante» arriviamoall'IPM, «sapete la strada ormai» sorride.
«Io a Carmine non lo voglio vedere, sappiatelo» ci informa Lia, «e dai, perchè non provi a conoscerlo?» la incoraggiamo, «no» ripete con tono secco e deciso.
«Hey ragazze, ciao Lia» come si suol dire: parli del diavolo e spuntano le corna, oppure, in modo più letterato: lupus in fabula, sempre che il concetto è quello. Lia non lo guarda neppure, tira dritto e lo pianta in asso, lui ci guarda con un'espressione interrogativa, noi ricambiamo con un cenno per fargli capire di darle tempo, torna sui suoi passi e se ne va.
«Chloe, ieri sera ho pensato ad una nuova melodia, vieni, te la faccio ascoltare» dice Filippo prendendola per mano e accompagnandola al pianoforte ormai, quello, è il loro posto.
«Vado a prendere il copione, lo abbiamo quasi finito, manca poco», «allora io prendo le forbici e vi raggiungo», faccio sapere alle altre due.
Eccole, sono là, ma possibile che per un paio di forbici si deve fare un'arrampicata? Bah. Cerco di arrivare alla mensola più alta dello scaffale, non sono bassa, ma nemmeno così alta diamine! Allungo la mano il più possibile, cerco con le dita di afferrare le forbici, le prendo, ce l'ho fatta, finalmente. Scendo dal tavolo che avevo usato per arrivare alla mensola e, ovviamente, inciampo. Sarei capace di cadere anche se non ci fosse nulla intorno a me, sto più in terra che in piedi, se dovessi fare una statistica, anche se sono negata in matematica, sarebbero, circa, due terzi della mia vita trascorsi a terra, non è una novità, ci sono abituata. Le forbici, però, mi cascano sul naso.
«Piccerè, tutto ok?» Ciro, lo riconoscerei anche senza vederlo, «si, non mi sono fatta nulla» replico alzandomi da terra.
«Fammi vedere» mi ordina mentre si avvicina a me. Mi tira su delicatamente il mento, così da guardare bene il naso. Non c'è nulla, un leggero taglio, ma non è assolutamente niente.
«E' tutto ok, non è nulla» ribatto. I suoi occhi mi stanno addosso, mi guardano con aria preoccupata, non ho mai visto nessuno guardarmi in questo modo, così premuroso e protettivo. Sto in uno stato di trans, quei maledetti occhi mi fanno un brutto effetto.
«Non è niente» dice, «te l'ho detto» contesto con aria saccente, «si ma dovevo controllare io» ribatte. Possibile che abbia sempre la risposta pronta?
«Che r'è cirú, non ti fidi?» lo prendo in giro in un napoletano che, tutto è, fuorché napoletano.
«Piccerè, fattelo dire, il tuo napoletano è pessimo».
«E te sei davvero simpatico ah-ah-ah» protesto facendo la finta offesa, «però hai ragione, io e i dialetti non andiamo d'accordo, per niente» confesso, «ti insegni io, ti faccio da maestro personale» propone con ironia.
«Dimmi un po', come si dice "dovrei aiutare gli altri piuttosto che stare qui a parlare con te"» interrogo sarcastica, «anche tu non sei simpatica piccerè» protesta.
«Parlando seriamente: hai visto Chloe?» cambio discorso «dove vuoi che sia, guarda» risponde prendendomi il volto con delicatezza e girandolo verso destra.
«È davvero stupenda» confessa Chloe guardando Filippo. Quei due si perdono l'uno nello sguardo dell'altro, ormai l'hanno capito tutti che sono innamorati, ma sono troppo timidi per ammetterlo.
«Siediti, la suoniamo insieme» la invita Filippo prendendola delicatamente per i fianchi aiutandola a sedersi. Le mette un braccio dietro la schiena e, con lo stesso, le posa la mano sopra la sua e la guida dolcemente sui tasti del pianoforte che comincia a emettere una serie di note da una dolcezza indescrivibile.
«Devi smetterla di trascinarmi ovunque» brontola Mia ad Edoardo che per l'ennesima volta l'ha presa di peso, la porta davanti al pianoforte, che vorrà fare?
«Per una volta ti fidi di me?» domanda Edoardo cercando approvazione nell'espressione di Mia. Le prende le mani, le porta dietro il suo collo. Continua a guardarla, non la perde di vista un minuto. Lui poggia le sue mani sulla sua vita, la tira a sé in un movimento così morbido da sembrare naturale. Inizia a muoversi sulla melodia che stanno suonando Chloe e Filippo, lei lo segue. Si lascia andare, la musica trasporta quei quattro in un universo parallelo dove esistono solo loro. Ognuno immerso negli occhi dell'altro. Arriva anche Lia che, per non dare fastidio, si appoggia da un lato e ammira la scena in silenzio. Anche Carmine si accorge di loro e, incuriosito, si mette a guardarli. Lui, per non far pressione a Lia, le si siede un po' distante, la guarda, accenna un sorriso e si mette, anche lui, ad assistere alla scena.
«Sai ballare piccerè?» questa domanda mi riporta con i piedi per terra, mi sono fatta trasportare dalla situazione.
«Chi, io? Ma figurati» rido. Non faccio in tempo a finire la frase che mi prende, mi tira a sé e comincia a muoversi dolcemente. Non l'ho mai visto così, sembra un'altra persona, da quando sa ballare? Il suo sguardo mi corre lungo il corpo, i suoi occhi hanno una luce mai vista. Mi sento a casa, protetta, al sicuro, non so nemmeno io il perché.
La musica si interrompe. Per un attimo un silenzio assordante, poi, come se fossimo ritornati tutti sulla terra, si rompe quell'atmosfera che si era creata. Filippo sorride e abbraccia finalmente Chloe. Penso proprio che in quell'abbraccio si sia capito tutto.
Lia guarda Carmine, le sta per scappare un sorriso, ma lo trattiene e torna a lavorare. Edoardo non leva gli occhi di dosso a Mia che, delicatamente, si allontana da lui dandogli un bacio sulla guancia prima di andarsene. Io, io sono ancora immersa nello sguardo di Ciro, vorrei staccarmi ma non riesco, quegli occhi mi rapiscono.
«Alla faccia piccerè» afferma, «cosa?» domando non capendo a cosa si riferisse, «che non sai ballare» spiega. Arrossisco, abbasso la testa, sorrido, lo guardo e raggiungo Mia.
«Quindi?», sussurro aspettandomi una risposta del tipo: "avevi ragione, Edoardo mi piace" e invece: «so dove vuoi andare a parare. Edoardo è carino, molto, e mi fa stare bene, mi tratta come nessuno prima aveva mai fatto, ma non può essere nulla di serio, rimarremo solo amici», ha una capacità di smontare anche le situazioni più belle che ti fa passare la voglia di parlarle. Lia ha un ragazzo d'oro che le va dietro e lei è convinta che sia un criminale senza cuore e non si fida, Mia si ostina a rimanere solo amica con Edoardo, nemmeno lei sa il perché e Chloe continua a farsi mille problemi, le piace Filippo ma si vergogna ed anche lei dice che non potrebbe funzionare. Sono le prime a lamentarsi di volere una relazione da sogno e qualcuno che le faccia sentire a casa ma, quando lo trovano, hanno paura e non si godono i momenti più belli della loro adolescenza.
«Voi siete completamente fuori di testa» mi lamento con loro, «non lo sapevi?» scherza Chloe.
«Ragazze, siate serie! Abbiamo tutto quello che da sempre sogniamo: siamo in una città meravigliosa, noi quattro, solo noi, stiamo lavorando ad un progetto che ci piace, oltre che ci darà delle ottime basi per il futuro, è appena iniziata l'estate e siamo nel pieno della nostra adolescenza» proseguo con gli occhi interrogativi delle altre addosso, «avete anche trovato qualcuno che vi tratta da principesse, vi fa stare a casa, vi protegge, vi coccola, vi desidera, vuole voi e, benché li state facendo impazzire, stanno facendo qualunque cosa  per farvi capire quanto ci tengono a voi. State buttando tutto per cosa? Chi ve lo dice che non funzionerà? Chi ti dice, Lia, che Carmine è un criminale? Chi ti dice, Mia, che Edoardo ti voglia solo usare? Chi ti dice, Chloe, che non potrà mai rivelarsi la storia più bella della tua vita? E anche se fosse solo per il periodo che trascorriamo qua volete rinunciare a quelli che potrebbero essere gli attimi più belli della vostra vita per paura?» sputo tutto d'un fiato, il loro sguardo è sempre più perplesso, trapela che mi danno ragione, ma sono ancora titubanti, «abbiamo tutto, non buttiamo qualsiasi cosa in fumo, è ciò che abbiamo sempre desiderato» termino.
«E te con Ciro? Vale lo stesso lo sai?» insinua Lia, «con Ciro è diverso: a lui non interesso e, poi, non cambiare discorso. Pensateci...» svincolo la domanda e me ne vado.
Mi siedo su una panchina nel cortile. 
«Hey Dafne» una voce mi chiama, non la sento spesso questa voce, se non quando parla con Mia.
«Dimmi Edo» rispondo, «tutto ok?» chiede. Da quando tutto questo interesse?
«Si tutto a posto, sto aspettando che le altre finiscano così poi torniamo a casa» spiego, «ma stasera non dovete rimanere fino a dopo cena?» mi ricorda, «cavolo, è vero, menomale che mi hai ricordato» ridiamo. Silenzio, seguo il suo sguardo che mi porta in direzione di Mia, prevedibile.
«Ti piace eh?» azzardo, «mi sta facendo impazzire» confessa, «non l'ho mai vista così voluta, desiderata, siete veramente splendidi insieme, dalle tempo di ammettere che le piaci» gli rivelo come se fossi la sua migliore amica. Sono sempre stata un ottima consigliera d'amore modestamente.
«Edoardo Conte, ti sei per caso innamorato?» interrogo ironica, non mi aspettavo una risposta seria, eppure, si sistema  il ciuffo, arrossisce, mi guarda. È bastata quell'espressione. 
«Ma se stasera andassimo a ballare?» propongono le altre esattamente nel momento in cui arrivo anche io, «che dici D?» chiedono nella speranza di ricevere un sì come risposta.
«Il problema è che oggi rimaniamo qui anche dopo cena» ricordo, «eh va beh, ci cambiamo qui e andiamo direttamente in discoteca» propone Mia, quando si mette in testa una cosa farebbe di tutto per ottenerla.

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