MANUEL

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Non ero mai stato innamorato. Mi resi conto che non avrei mai fatto un viaggio per raggiungere Chicca o Alice. Mi resi conto che non mi ero mai aperto a nessuno come lo avevo fatto con Simone, un'apertura graduale che mi era quasi sfuggita di mano quando avevo realizzato di essere ricambiato. L'essere innamorato di un ragazzo non mi aveva reso il gioco facile, era una sfida a chi riusciva a nasconderlo meglio, in effetti Simone non lo aveva detto nessuno escludendo Laura che lo aveva rivelato, come se fosse qualcosa di poca importanza, alle sue amiche. Il segreto più grande di Simone era diventato il loro argomento di gossip, ecco perché non mi sentivo capito in quella classe: il rispetto che provavo per Simone era totale, ogni volta che lo ferivo mi maledivo, mi facevo schifo da solo, mi rinchiudevo nella mia stanza per piangere. Anche solo ciò che avevo fatto per fargli cambiare idea, mia madre sarebbe stata preoccupatissima per me, Dante sarebbe rimasto deluso, per non parlare degli altri che mi avrebbero preso a sberle al mio ritorno. Non potevo pensarci in quel momento, mi sentì come un sedicenne alle prese con il primo bacio. Un mix di emozioni mai provate prima, un fastidio prorompente allo stomaco, una fitta al cuore ogni volta che mi sfiorava. Non mi ero mai interessato all'amore, ero fermamente convinto che se prima non lo provi sulla tua pelle è inutile leggere, informarsi. Ogni persona è diversa, ogni persona pensa in modo diverso, ogni persona prova sentimenti in modo diverso. Io mi sentivo fragile, mi ero messo a piangere quando lo aveva visto correre verso di me, nei giorni in cui si era assentato da Roma non facevo altro che pensare a lui, lo sognavo, spesso ad occhi aperti.

Era come una boccata d'aria dopo una lunga apnea che avrebbe potuto soffocarti se ci fossi rimasto per altri due secondi. Lui era una boccata d'aria fresca e genuina. Fatto sta che passai dal pianto alla risata fragorosa in meno di cinque minuti. Simone non mi fece appoggiare a terra, mi passò il mio zaino ed il suo e ci incamminammo, anzi si incamminò, verso la porta d'entrata rischiando di inciampare più di una volta. Mi misi a ridere, ormai non riuscivo più a fermarmi. «no, Simò attento! Stao a fa' un bordello!» risi stringendomi a lui, mi sentivo piccolo piccolo. Essendo in un luogo non familiare non ebbi paura di essere giudicato perché ero abbracciato in quel modo affettuoso al mio Simone. «'spetta che ci riesco eh, non ti ricrede'» finse un'aria concentrata salendo le scale, io appeso come un koala in cerca di protezione. «ma', Manuel è venuto a trovamme, andiamo in camera.» alzò la voce ed io mi persi per qualche secondo ad ammirare il suo viso, leggermente dal basso data la mia posizione. Ero serio, ammaliato e incantato da tutta quella bellezza. Essendomi sempre catalogato come eterosessuale non avevo fatto caso alla bellezza oggettiva degli amici che avevo avuto ma quella di Simone era una bellezza indiscutibile. I capelli ricci che si adagiavano sulla fronte come le onde di un mare in tempesta che si infrangevano sulla sabbia umida, aveva un sorriso mozza fiato dato dalla perfetta forma delle labbra, né troppo sottili, né eccessivamente carnose da essere ingombranti. Il colore dei capelli era un nero opaco, non una inutile via di mezzo come il mio castano chiaro, ricordava la cenere che osservavo depositarsi a terra mentre ero intento a fumarmi una sigaretta, oppure il manto del gatto nero che vedevo sempre gironzolare vicino a casa mia. Ero talmente perso che non mi resi conto che mi aveva fatto appoggiare con la schiena al letto. Sorrisi assolto da quella bellissima sensazione che si provava quando ancora non si aveva concepito del tutto la realtà: mi sembrava di essere in un sogno. Lasciai andare il corpo del moro rimanendo steso sul letto di  quella stanza che era sconosciuta per me ma di sicuro anche per lui. Non potevo guardarmi attorno ora, ero troppo preso dal momento per realizzare di essere arrivato a Milano senza dire niente a nessuno.

«buona notte.» sorrise, sembrava serio. In effetti non avevo dormito nemmeno mezz'ora quella notte, sentivo gli occhi un po' bruciare ma mi reggevo ancora in piedi grazie all'adrenalina che avevo provato in quel momento in cui le nostre labbra si erano unite. «e che stai a fa'? Te sembra er modo di lasciarmi? Non posso dormì in questo modo.» rimasi steso aspettandomi una qualche reazione da parte del ragazzo. Invece mi guardò, senza capire. «en che senso? T'ho messo nel letto mica per terra..» non aveva colto la mia provocazione, ciò mi fece sorridere e non poco. «..» alzai le braccia con un leggero mugolio. Simone era accigliato. «spogliame.» dissi diretto e lo vidi arrossire, chissà cosa avrei potuto fare se non fossi stati così stanco...

«Manuel..non penso sia il caso-» scossi subito la testa rimanendo immobile. «non dirme che te devo minaccia'» lo provocai alzando l'angolo della bocca. Va bene, forse stavo esagerando ma ero così euforico di essere vicino a lui in quel momento, fino a poche ore prima avevo seriamente pensato di averlo perso per sempre. Lui non disse niente, annuì sommessamente senza sorridere. Mi slacciò le scarpe sfilandomele poco dopo. Quando si fece più vicino il suo rossore si fece più accesso, era così imbarazzato, sembrava costretto. «beh..coraggio, è solo na' cintura..pensa che so' un bamboccio con il pannolino sporco.» volevo scusarmi per il semi-ricatto che gli avevo posto, ma mi uscì solo un'altra provocazione di certo più pesante. Non potei resistere e quindi scoppiai in un'altra fragorosa risata, socchiudendo gli occhi. «non te ricordavo così deficiente..devo ricredermi.» borbottò il moro senza ridere, lo stavo prendendo in giro e in quel momento era tornato tutto come prima: eravamo sempre noi. Continuai a ridere per la pessima battuta, era davvero orribile. Non sentì nemmeno le mani che armeggiavano sulla mia cintura, quasi come se non ci fosse malizia nel gesto. Tuttavia quando percepì le gambe scoperte provai un brivido lungo la schiena, forse per il freddo o forse perché ,anche se non se n'era accorto, Simone mi aveva quasi sfiorato il mio punto più debole. L'eccitazione non mi permise più di ridere con gusto e spensieratezza come prima, mi bloccai guardandolo negli occhi. «e che c'è mo',  arrossisci?» mi stuzzicò il moro ed io fui pervaso dall'imbarazzo. «no ma figurate, non mi aspettavo che lo facessi davvero.» tutte bugie, ero rimasto affascinato dalle carezze che mi aveva lasciato. Ora ero in boxer dinnanzi a lui, deglutì guardando Simone avvicinarsi sempre di più, a gattoni si avvicinò a me e mi tolse la felpa in modo così dolce che non potei non pensare a come mi trattava mia madre. Essendo molto protettiva, ed io un figlio che la faceva sempre preoccupare, quando ne aveva la possibilità mi accarezzava la spalle e i capelli come stava facendo Simone. Cercai subito calore rifugiandomi sotto le coperte imbottite. Sorrisi appena mentre l'altro sembrava assolto nei suo pensieri, mi guardava con la mia felpa stretta tra le mani. Si alzò ed io lo seguì con lo sguardo. Lo vidi aprire un cassetto e tirare fuori una maglia di taglia XXL, sarebbe stata grande sia a me che a lui, ma era comoda se usata come pigiama. «te la metti da solo oppure...?» mi sorrise divertito ed io feci una smorfia. La afferrai e la indossai senza dire niente, sapeva di menta e brina, quell'inconfondibile profumo di fresco. Simone si era avvicinato a me per darmi la maglia, fece per allontanarsi ma io non glielo permisi: gli afferrai la mano pronunciando una singola parola. «aspetta.» sussurrai. Il ragazzo si girò per guardarmi in viso, ancora una volta non seppi decifrare quello che stava provando in quel momento. «resta con me..» aggiunsi poi, supplicandolo con lo sguardo.

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