ESTATE D'INVERNO
" Si sente spesso del passare del tempo, di come vari al variare delle stagioni, ma io sono sicurissimo che il passare delle stagioni cambi l'uomo. E non sto parlando di salute, parlo di testa, e di cuore, il nostro ragionamento varia. Penso sia una delle cose più sbagliate dire che il nostro ragionamento non cambi. E' curioso vedere come una delle macchine più ben congegnate possa variare alla cosa più flessibile che ci sia, ovvero il tempo, anche perché, come racconta questa storia, o meglio quest'avventura, è già tutto previsto, anzi, non proprio tutto tutto, c'è una minima parte che possiamo distorcere, ma come ben si sa, sono le piccole cose a fare quelle grandi.... E' la storia di un fiocco di neve caduto su una foglia staccata dall'albero, che grazie ad un dolce vento giunge in spiaggia, è chiaramente una metafora. Beh, diranno tutti che è una storia inventata, in effetti è così assurda che per un po lo sembrerà, ma fidatevi che non lo è. Una sola cosa è certa...... Tutto cambia. E, in ultima raccomandazione la spiaggia non vuol dire per il fiocco di neve l'inizio della fine, ma solamente la fine dell'inizio."
Ruggero Ferretti
CAPITOLO 1
SI RICOMINCIA
Oggi ricomincia la scuola! Mamma mia oramai mi rimane solamente l'ultimo anno per stare con i miei compagni delle medie. Caspita, ieri la mamma mi ha fatto una bella ramanzina per quanto riguarda quest'ultimo anno. Non tanto per l'impegno, in quanto nel rendimento scolastico penso ci sia poco da contestare, ma per quanto riguarda i rapporti sociali. Io non penso di essere così emarginato, anzi tutt'altro, certo non sarò così popolare come il Paolo, Paolo Ramini, che conosce in pratica tutta la scuola, ma conosco qualcuno. C'è da dire che nella mia classe il livello è piuttosto alto, anche se è chiaro che nessuna classe è utopistica. Ero ansioso di rivederli tutti, per l'ultimo anno. Il giorno prima avevo chattato con la Marta, Marta Orelli, una mia amica che era appena tornata dall'Austria. Parlavamo spesso, di qualsiasi cosa, e, pure spesso, di cavolate, ma chi è che a quest'eta non ne ha mai detta una. Ho anche altri amici, come Giulio, Giulio Arganti, che ringrazio, non perché è un bravo amico, ma tanto perché attraverso lui sono riuscito a ragionare sul concetto di amicizia, che a quest'eta è più che mai soggettiva. Poi c'è chiaramente il Paolo, il terzo componente della mia stanza della gita di 2° media, anche se ultimamente ci eravamo leggermente allontanati. Il secondo era proprio Giulio. Quante cose erano successe nella gita di seconda, sono così tante che non basterebbe un secolo per raccontarle, non tanto gli eventi fino a sé stessi ma per ciò che avevano dietro e per ciò che hanno scaturito. Andammo in Toscana, a Pisa. Accidenti che bella gita. Ma io non volevo ricordare, non potevo ricordare... Non dovevo ricordare....
Ad ogni buon conto mi svegliai, aprii gli occhi piano, sapevo che sarebbe stato il primo giorno di scuola e allo scopo avevo programmato la mia sveglia verde fluo alle 6:50 la sera prima. Mi arrivava una dolce luce filtrata dalle sottili tende di seta arancioni della mia camera, mossi il mio braccio per pigiare il pulsante che avrebbe spento la sveglia in maniera da far smettere quell'odioso rumorino. La spensi. Mi rigirai un attimo, verso destra, verso la finestra, guardai il vuoto, o come spesso si dice stavo riposando lo sguardo. Con lo stesso braccio con cui spensi la sveglia, presi la mia calda coperta e la spostai. Era stata appena cambiata, dato che a casa mia le lenzuola si cambiano la domenica sera, solitamente. Mi rannicchiai su me stesso per poi uscire dal letto ed avevo le gambe addormentate a causa del sonno. Subito dopo essermi svegliato arrivò mio padre, perché dalla mia camera a quella dei miei genitori è un attimo e si sente tutto, si avvicinò, supponendo il mio risveglio, supposizione esatta. Varcò la porta in noce della mia stanza, bussando con voce dolce, ora però non esageriamo, mio padre è un padre amorevole ma non la fata turchina, anche se ciò non gli impedì di salutarmi con un abbraccio.
-Oggi si ricomincia, eh Ru- mi disse convinto
-Si, papà- gli risposi ancora mezzo assopito, giusto per non lasciarlo senza risposta. Mio padre era un uomo alto, in gamba e di cultura, anche se le due cose sfortunatamente non vanno sempre insieme. Laureato col massimo dei voti all'università Bocconi di Milano in ingegneria aerospaziale e importante ingegnere della A.S.I, praticamente la più importante agenzia spaziale italiana, ma nonostante ciò trovava sempre un briciolo di tempo da dedicarmi.Aveva degli occhi castani, molto profondi ed espressivi, capelli neri come la pece, anche se un tantino brizzolati. Lo guardai intensamente, poiché il nostro rapporto era costruito su fatti e non su parole e mi mise una mano sulla spalla e scendemmo per la colazione. Indossai le mie ciabatte, erano davvero soffici. Scendendo per le scale, dal piccolo foro che c'era tra il soffitto del primo piano e l'alzata in marmo bianco dei gradini, vidi il mio splendido pianoforte, nero lucido, accordato la sera prima dal mio maestro. Lo suonavo ormai da cinque anni e quest'anno avrei provato l'ammissione al conservatorio, era forse l'unica cosa che nella vita mi dava veramente soddisfazioni, oltre la scuola, dato che io non pratico sport. Ho fatto svariati tentativi con basket, calcio e nuoto, ma sfortunatamente tutti e tre hanno avuto poca fortuna, dunque la mia attività fisica era ormai limitata alle due ore scolastiche settimanali, per lasciare spazio a ricerche varie e, come ho già detto, al pianoforte. Scesi per le scale ed andai a fare colazione, vedendo mia madre che stava preparando dei cappuccini per tutti e tre. Mia madre era una donna non altissima, ma neanche bassa, bellissimi capelli biondi, occhi proporzionati perfettamente al viso, verdi. Era abbastanza evidentemente di discendenze nordiche e Leggermente più estroversa di mio padre ma comunque laureata in economia e commercio e lavorava in borsa, quella di Milano, la nostra città. Anzi, per dire la verità, mia madre era nata a Varese, ma cresciuta a Milano. Mi sedetti e aspettai, fino a quando mia madre finì di preparare i cappuccini, e dopo averli bevuti scambiammo due parole a tavola. Ovviamente i soliti convenevoli e gli auguri per il nuovo anno non hanno mancato di presentarsi, da parte di tutti i parenti, nonni, zii, ovviamente naturali e acquisiti, e cugini vari, mentre lei si limitò ad un augurio finale, in quanto come ho già detto, aveva fatto un discorso che neanche il Presidente a fine anno la sera prima. Alzatici risalimmo le scale per prepararci, sfortunatamente inciampai sulla scale, e non erano certo fatte di gomma, anzi, come ho già detto prima di marmo bianco ma mio padre, che era davanti a me attutì, prima, e bloccò, dopo, la caduta. Al piano di sopra ci voltammo verso l'antico pendolo in legno che avevamo ricevuto in eredità a dire il vero da non so quale lontano parente e con sconforto ci accorgemmo che erano le 7:00, dunque ci saremmo dovuti preparare in fretta per essere a scuola alle 7:45, ragion per cui ci facemmo delle docce veloci. Fortunatamente nella nostra casa avevamo più di un bagno, ne avevamo cinque, dunque era più facile distribuirsi per tutta la casa, io andai al piano di sotto per lavarmi e prepararmi. Presi la mia fidata felpa, dato che scendendo in cantina, la temperatura diminuiva di almeno 7 gradi, in quanto non c'erano climatizzatori o stufe di vario genere. Il bagno di sotto aveva le pareti rivestite di piastrelle di color verde acqua, molto spesse e molto belle, devo dire. C'era anche una stanza da letto per gli ospiti e una piccola parte adibita a cantina vinicola, sogno nel cassetto di mio padre da decenni. Conteneva più di quattrocento bottiglie di vino, ovviamente una diversa dall'altra, provenienti da Fiandre, Toscana, Sicilia, Lombardia, insomma dalle più svariate regioni europee e non solo. Entrai nel bagno e mi feci questa benedetta doccia, ovviamente calda, ma non troppo. Presi l'asciugamano e i vestiti che mia madre, presumibilmente mi aveva portato, ovvero dei jeans, una maglietta nuova con la scritta bianca e lo sfondo giallo, il mio colore preferito e una felpa blu, che si intonava benissimo, anche questa nuova. Mi tirai su le maniche della felpa, sistemai la maglietta e i jeans e salii. C'erano i miei genitori ad aspettarmi. Presi lo zaino ed uscii dalla porta. C'era un bel sole, splendeva in alto anche se c'era qualche nuvola, nuvole bianche, candide, il che significava che non avrebbe piovuto. Io e i miei genitori scendemmo per i gradini di pietra lavica che portavano al parcheggio, salimmo sulla Mercedes grigia di mio padre e uscimmo per il sentiero lastricato che portava dal parcheggio al viale alberato che conduceva a scuola, scuola media Alighieri, classe 3a. Marta era brava più o meno quanto me ed alcune volte anche di più. Paolo un po' meno, ma comunque in gamba. Ad ogni modo, erano precisamente le 7:32, e non so quale tipologia di incantesimo ci sia che il primo giorno di scuola fa sempre arrivare in orario.

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Estate d'inverno
Teen FictionRuggero è un ragazzo come tanti, dodicenne, che va alla scuola media Alighieri di Milano. Ha pochi, ma fidati amici, ma come tutti anche parecchi conoscenti. La storia gira intorno a loro, a Ruggero, a Marta, a Paolo, e qualche volte anche a Silvia...