"[...] Tu sei troppo esagerato però... Manuel è un adulto responsabile. Ti dà di continuo prova del fatto che puoi fidarti di lui... non vedo perché preoccuparti in questo modo."
Le parole di mio padre sono proprio quelle che t'aspetti da chi certi eventi li conosce solo come aneddoti da raccontare dopo che sono accaduti, quando ormai ci puoi ridere su.
Se li avesse vissuti con me, forse ora capirebbe perché mentre lui parla la mia gamba balla nervosa sotto la scrivania dell'ufficio e gli occhi continuano freneticamente a saettare sullo schermo del cellulare."Simone"
"Eh?"
"Smettila di corrugare la fronte ti stanno venendo delle rughe che manco nonna Virginia!"
"Nonna non ha rughe..."
"Perché non si preoccupa inutilmente!"
Ammutolisco continuando a muovere lo sguardo da lui al telefonino."Senti" si preme indice e medio sulla base del naso "facciamo due passi?"
Senza aspettare risposta prende la porta e si avvia verso il corridoio.
Spaesato mi alzo e gli vado dietro."Tu-" non so manco io che voglio chiedere "tu non hai mai avuto paura che mamma facesse qualche cavolata?"
Si ferma di botto e mi fissa con occhi sgranati "io" si indica come per accertarsi che parliamo davvero di lui "paura che tua madre?!" ridacchia riprendendo a camminare."Simone direi che ormai sai meglio di me che non ero di certo io il genitore saggio..."
"Però a modo tuo sei stato un bravo padre..."
In tutta la mia vita credo di averlo visto poche volte sorridere così.
"15 anni fa queste parole non me le avresti dette manco sotto tortura..." si guarda attorno un attimo e poi mi fa una carezza velocissima sulla spalla."15 anni fa non sapevo tante cose..."
"Ed eri anche una persona diversa, no?"
"Diversa come?"
Sembra rifletterci un attimo mentre si appoggia ad una colonna vicino l'uscita della scuola "non è una novità che tu fossi più chiuso e diffidente negli anni scolastici... ti ho dato tante mancanze come padre e la partenza improvvisa di Floriana non ha di certo aiutato-"
"Sai benissimo che c'era anche altro a impensierirmi..."
"Certo che lo so, ma so anche che è proprio da quell'«altro» che hai iniziato a vivere veramente"
"Eh oddio..." mi stringo nelle spalle "ho cercato di ammazzarmi proprio in quel periodo, non direi tanto vivere..."Un velo di malinconia gli passa davanti agli occhi e senza pensarci troppo mi posa una mano sul viso e la lascia lì per un po'.
"Quando è successa quella cosa..." la voce si incrina un po' "io- io ho pensato davvero che non ce l'avrei fatta... prima lui, poi tu" e adesso viene da piangere pure a me "non sapevo proprio dove avrei dovuto trovare la forza per starti vicino, per confortarti. Tu ne avevi bisogno più di me eppure io ero completamente svuotato..."
"Però alla fine l'hai trovata" gli faccio notare
"No"
"No?" mi sento le mani tremare.Scuote la tesa come ad avvalorare il discorso "No Simone, non l'ho trovata, o almeno non subito..."
"E allora- allora come hai fatto?"
"A darla a te dici?"
Annuisco perché ora persino parlare mi sembra difficilissimo. Io e mio padre qui, poco prima di un collegio docenti, a sostenere forse il discorso più a cuore aperto che abbiamo mai fatto.
"Beh" abbozza un sorriso che mi sembra quasi fuori luogo in questo momento "non l'ho fatto io ovvio..."
"In che senso?"
"C'è davvero bisogno che te lo spieghi?"Ed è come se una tonnellata di mattoni mi arrivasse in testa a velocità supersonica.
In tutto ciò che c'è stato dopo il fattaccio, nei giorni in ospedale, in quelli una volta tornato a casa col tutore e l'incapacità di vestirmi e svestirmi da solo, nelle corse dalla psicologa appena uscito da scuola, persino nelle ore di fisioterapia e poi ovviamente anche nell'esame di recupero studiato e dato con 40 gradi all'ombra, non ero mai solo.
Sempre, in ogni istante, la mia forza era lì con me."Simone?"
"Uh?"
"Hai capito ora perché non hai di che preoccuparti?"
Sorrido come un coglione mentre papà mi fissa con quella sua tipica aria da «e anche stavolta avevo ragione io». Ma non me ne frega proprio della sua saccenteria. Mi sento così leggero che nulla può scalfirmi."Senti..." butta uno sguardo prima a sinistra e poi a destra "vai a casa dai, ti copro io con gli altri prof in consiglio..."
Non me lo faccio dire due volte, gli lascio un bacio veloce sulla guancia e corro verso il portone d'uscita "grazie papà!"
"Qua dentro sono il tuo preside!" ammonisce bonariamente.
"Si ma io sono fuori, vedi!" e prima che il suo "cazzaro! Cazzaro come il padre!" possa raggiungermi sono già scappato verso il motorino.
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Still crazy after all these years.
Romans"Simone?" "Uh?" "Hai capito ora perché non hai di che preoccuparti?" Sorrido come un coglione mentre papà mi fissa con quella tipica aria da «e anche stavolta avevo ragione io». Ma non me ne frega proprio della sua saccenteria. Mi sento così leggero...