Quanto sono variopinte le storie della mitologia greca. Spaziano da storie di eroi a storie d'amore, molte finite in tragedia e alcune finite con un dorato futuro. I flussi grechi sono incrociati a molteplici, soprattutto grazie al contributo di Zeus, l'uomo più eccentrico dell'Olimpo. Diverse volte appariva la notizia di un nuovo figlio, un semidio, trovato in posti diversi del globo. Tuttavia questa storia ha inizio in un luogo poco esplorato dai nostri cari sovrani dell'Olimpo: l'Italia.
Chi è più avvezzo ai racconti greci saprà che gli dei non possono riconosce i propri figli o, per lo meno, non averci nessun contatto. Eppure questa legge non viene contemplata per la vita di un mortale.
Un mortale non porta uno scompiglio tale da dover scomodare le divinità.
Un mortale viene visto con distacco, i suoi parenti possono avere un contatto con loro, molte volte decidono anche di far parte delle loro vite.
Impressionante come questa volta la legge divina decise di fare una eccezione, un piccola ed insignificante eccezione.
Le Moire, sovrane del destino di mortali e dei, avevano predetto l'arrivo di una nuova vita con sangue divino. Sull'Olimpo si era creata confusione, sgomento e curiosità: chi, tra loro, aveva messo al mondo un nuovo erede del mondo divino?
La profezia delle Moire non si fermava lì, portandole ad un coinvolgimento in prima persona, in certo senso...forzato.Avviene in modo dosato la comparsa del filo della vita di questa mortale. Di primo impatto le loro fronti si erano corrugate, in una sincronia quasi agghiacciante, agghiacciante tanto quanto il modo in cui, tutt'e tre si unirono: le mani unite, le braccia intrecciate formando una piccola catena dagli anelli disuguali. Le loro voci urlavano la profezia, così forte da far incidere le parole sulla pietra decadente degli inferi. I loro volti si illuminavano, una luce mista all'avorio e all'oro, le voci tremavano per la potenza della profezia. Quando i versi finirono, la luce abbandonò i loro corpi facendole sentire stranamente deboli; in particolar modo Lachesi, la quale cadde a terra, priva di forze nelle gambe.
«Lachesi, tutto bene?» le domanda Atropo, la più vecchia delle tre.
«Sì, sì, ho solo avuto un mancamento.»
«Non ti succedono molto spesso. O almeno non più da...» la voce di Lachesi tornò forte, come la forza nelle sue gambe.
«Non devi nominare quel periodo, non te lo perdonerei.» la voce tagliente, quasi minacciosa mentre guarda gli occhi della più grande. La sorella abbassa la testa, imbarazzata dalle parole che aveva quasi pronunciato. «Torniamo alle cose importanti.» la voce tornata pacata, le gambe forti in modo da farla stare eretta. In molti credevano che Lachesi fosse la maggiore delle Moire, anche se era Atropo a ricoprire quel ruolo.
«Questa profezia è stata impressionante. Distruttiva.» aveva aggiunto Clotho.
«Che sia una dea?»
«Impossibile, nessun dio ha avuto un incontro.» rifletteva Atropo.
«Anche se fosse, chi sono i suoi genitori?» mormora Lachesi, pensierosa, le braccia incrociate e gli occhi a fissare entrambe le sorelle, che ricambiano lo sguardo. Le loro bocche serrate, le urla delle anime dannate che rimbombano stridule.Andando avanti con le settimane, mentre la domanda gravava sulle sorelle del destino, venne in visita Hermes, il dio messaggero.
«Come stanno le sorelle della morte?» chiede sorridendo il giovane. La sua pelle luminosa splende, in modo quasi accecante, nelle profondità. I capelli biondo cenere cadono morbidi sul volto, gli occhi celesti, il piccolo sorriso divertito, la tuta da jogging color malva addosso.
«Hermes, come mai qui?» lo accoglie Atropo sorridente.
«Sono qui per ordine di Zeus. Siete convocate sull'Olimpo.» indica il soffitto, con la schiena dritta. Cammina per la stanza, irrequieto di rimanere in un posto solo per troppo tempo.
«Sai il motivo?» si avvicina Lachesi, le braccia incrociate. «Noi non siamo vincolate con Zeus.»
«Beh, è nostro padre.» fa presente Clotho.
«Oh andiamo, lui è il padre di metà Grecia, divina e no.» alza gli occhi con ovvietà.
«Su ragazze, dovete solo salire, parlare un po' e poi tornare qui a distruggere tutte le vite che volete.» esprime mentre si impegna nell'esecuzione di una serie di squat.
«Io resterei a decidere solo per vederti in questo stato.» ridacchia sarcastica Lachesi.
«Simpatica. Questo posto smorza tutta la vita, cazzo.» mormora mentre si trova parallelo al pavimento, intento a fare delle flessioni. Il respiro regolare, lo sforzo non sembra nemmeno scalfirlo.
«Calmati Hermes, saliremo all'Olimpo.» lo rassicura Clotho.
«Finalmente.» sospira mettendosi eretto. «Seguitemi Destiny Child.» fa un cenno come per incitarle a camminare con lui, facendo sorridere Lachesi e ridere Clotho e Atropo. Al di fuori della grotta del destino si trovano quattro nuvole incantate.
«Perché quattro? L'uccellino ha perso le ali?» era la voce di Lachesi a parlare sarcastica.
«No, è colpa di questo posto cara Morticia. Sai che non riesco a volare qua, non fare la superiore.» le nuvole cominciano a muoversi andando con forza verso il soffitto decadente, scalfiscono lo strato fatto di roccia e terra e sfrecciano con velocità inumana verso il punto più alto del cielo.I passi delle Moire e di Hermes riecheggiano sul pavimento di marmo bianco lucido, gli indumenti opachi delle donne che vanno in contrasto con tutto quello che le circonda. Hermes si ferma, quasi esitante. Si gira verso le donne, notando un corvo sulle spalle di ognuna.
«Mandateli via, Zeus non sopporta i corvi, lo sapete.»
«Loro vengono con noi.» si fa avanti Lachesi. «Puoi continuare ad andare avanti.» Hermes sospira guardando negli occhi tutt'e tre, per poi arrendersi. Non è mai riuscito a farsi valere.
«Zeus, sono arrivate.» le tre donne sentono la voce di Zeus.
«Falle entrare figlio caro.» potevano immaginarsi già il sorriso falso del padre, con nessuna traccia di gentilezza. Appena fanno la loro entrata quel sorriso si congela sul volto del dio. «Figliole...» Lachesi lo interrompe.
«Dicci solo per quale motivo ci hai convocato.» Zeus sospira, l'aspritá della figlia continua imperterrita.
«So che avete pronunciato una profezia.» incrocia le dita tra loro. «Vorrei sapere a chi è rivolta.»
«Una mortale.» è la voce di Atropo a farsi avanti. «Non possiamo dirtela, lo sai.»
«Oh, Atropo, sono il padre degli dei, penso di aver un ruolo importante per tutte le profezie. Ritengo opportuno informarmi di ciò.» un sorriso mielato gli cosparge il volto, lo sguardo verso Hermes come per avere un cenno di assenso alle sue parole. Dal canto suo il messaggero non lo guarda in faccia.
«Molte volte hai cambiato i processi delle profezie a tuo piacimento, o ti sei già dimenticato di quello che avvenne con Eracle?» domanda aspra Lachesi.
«Eracle è stato un caso isolato.»
«Mi dispiace, ma dobbiamo dare ragione a Lachesi.» interviene Clotho in favore della sorella. «Più di un semidio e non ha rischiato la vita per una tua bravata.» Zeus sospira.
«Quello è il passato. Sono diverso.» un unico pensiero passa nella mente dei presenti. Certo, cambiato come un pezzo di ferro arrugginito. Atropo vorrebbe dire qualcosa per smorzare quella menzogna, ma la sorella Lachesi è più veloce di lei.
«Zeus, smettila di mentire anche a te stesso. La profezia non possiamo dirtela, anche perché non è ancora nata la creatura.»
«Sapete se è un maschio?» Zeus adora l'idea di un nuovo eroe che porti la gloria all'Olimpo come i vecchi tempi.
«Tessiamo la sua vita, non il suo sesso.» Lachesi incrocia le braccia.
«Dato che siete così rigide, in un modo che non comprendo, aggiungerò un vincolo nella vostra vita.» le tre donne lo guardano confuse. «Dovrete aiutare la creatura, maschio o femmina che sia, fino al compimento della profezia.» il tempo sembra bloccarsi, Hermes copre il volto con la mano, immaginando come la situazione sarebbe precipitata in modo vertiginoso. Un sospiro rassegnato dalle labbra del messaggero.
«Potresti ripetere?» mormora Clotho.
«Sarete le custodi di questa vita.»
«Non siamo le babysitter della sconsideratezza di voi dei.» quasi ringhia Lachesi.
«Atropo, potrei parlarti in privato? Dopotutto sei la maggiore delle Moire.» la voce calda di Zeus si rivolga alla maggiore. Sembra che la voce graffiante di Lachesi non l'abbia nemmeno notata. Un silenzio attraversa le tre sorelle, la voce di Atropo a fermarlo.
«Lasciateci soli.» tentennando seguono l'ordine, uscendo attraverso la tenda spessa color bianco lucido. Atropo e Zeus posano i loro occhi su Hermes, rimasto fermo anche dopo l'uscita delle due Moire.
«Oh, devo andare anch'io?» si indica sul petto e alza le sopracciglia. I due dei annuiscono portando Hermes ad uscire imbarazzato e goffo, fuori dalla tenda incontra lo sguardo delle due sorelle. «Volevano privacy.» mormora come scusa guardando intorno a sé.Le tre sorelle tornano in fretta verso l'Ade, il nervosismo scorre tra loro.
«Custodi, per chi ci ha prese?»
«A quanto pare Zeus sa qualcosa che noi non sappiamo.» Clotho guarda Atropo, accusatrice. «Cosa ti ha detto quando ci ha chiesto di lasciarvi soli?»
«Non sono tenuta a dirvelo.» la voce calma, la contraddistingue dalle sorelle.
«Clotho, smettila di fare la misteriosa. Non siamo nel periodo nero, puoi parlare in modo naturale.» Clotho cerca di convincerla.
«Mi ha solo fatto capire che la creatura ha bisogno di noi.» lo sguardo di Lachesi, duro, su di lei. «Ho accettato di definirci sue custodi.» Lachesi si congela su posto, gli occhi freddi, i pugni pallidi contro il pantalone di stoffa leggera.
«No, mi rifiuto.»
«Se Zeus ci ha chiesto questo ruolo, vorrà dire che siamo indispensabili.» Clotho usa la sua voce mielosa. «Sarà la prossima prescelta.»
«Non mi interessa se è la nuova prescelta.» ringhia in risposta alle maniere gentili della sorella.
«A te non interessa nessuno, ma poi ti fai andare bene tutto.»
«Per forza, devo! Tu mi costringi Atropo!» urla Lachesi nervosa, girandosi di scatto verso la sorella.
«Non urlare, sai che è il nostro lavoro.» Atropo cerca di calmarla.
«Non osare a calmarmi, non farlo! Sai bene che il nostro lavoro si ferma solo alla creazione della vita, non di proteggerla come un pesce rosso.» si gira verso Clotho di nuovo. «So bene che insisti solo per quello sfaticato di Hades.» incrocia le braccia. «Di sicuro ha fatto pressione a Zeus.»
«Ti sbagli, io insisto per qualcuno che tu conosci molto bene.» Lachesi la guarda confusa, notando che la sorella stava cedendo nel raccontarle una parte del suo colloquio con Zeus. «Apollo.» sospira infine.
«Cosa c'entra Apollo con una semplice mortale?»
«Dovresti parlarne con lui, non sono Hermes.» taglia corto, nervosa, e dando le spalle a Lachesi mentre si dirige verso l'occhio del destino.
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Il lampo della Folgore. Nettare degli dei (Vol. 1)
Tiểu thuyết Lịch sửPerché mai una vita dovrebbe essere più importante delle altre? Semplicemente per la sua divina discendenza, anche se la sua ascesa non avverrà con tanta facilità: l'Olimpo, tanto bramato dai poeti, è terreno di astio alla saputa di questa nuova asp...