Settembre era arrivato con un vento fresco e un sole leggero che turbinavano in modo piacevole. Harmonia era seduta sul balcone: gli occhi persi nell'orizzonte, il sole che comincia a fare la sua uscita, lasciando spazio alla luna. Mentre seguiva con lo sguardo la scomparsa del sole, un pensiero si materializza nella sua mente. Le sue gambe si muovono in modo automatico, quasi correndo arriva nella cucina del piccolo appartamento. Al suo interno trova Lachesi, la quale le mostra uno sguardo confuso.
«Hai visto la presenza di Teti?» chiede ironica di fronte alla faccia seria di Harmonia.
«Voglio conoscere mio padre.» esprime d'improvviso la ragazza. Lachesi fa scomparire il sorriso divertito e un espressione glaciale si forma sul volto.
«Non sono fatti tuoi.» risponde secca.
«È mio dovere, quindi esigo di conoscerlo. Non hai diritto di vietarmelo Lachesi.» la donna sospira. Sa bene che Harmonia ha ragione ed è impressionata dal coraggio della ragazza.
«Bene, seguimi.» si alza di scatto andando verso la finestra più vicina. Porge la mano verso l'orizzonte, gli occhi chiusi, emette dei respiri profondi e la sua pelle si illumina di poco provocando un'espressione infastidita sul suo volto. Spalanca gli occhi con un sospiro; affaticata si appoggia al muro mentre un raggio colpisce la stanza con forza. La figura di un uomo atletico si materializza nel loro salotto, gli occhi celesti si posano sulla dea, i capelli dorati brillano e un sorriso sorpreso a dipingersi sulle labbra.
«Mi hai chiamato.» esprime con un misto di sorpresa e felicità. Lachesi indica Harmonia, facendo voltare il dio e incontrare lo sguardo della figlia.
«È Harmonia, tua figlia.» gli spiega Lachesi.
«Apollo...» mormora Harmonia.
«Oltre ad essere bella come tua madre, Athena ti ha donato l'intelligenza.» sorride piano guardandola dal basso verso l'alto. «Mi hanno detto che hai una voce melodiosa.» sussurra quasi fosse un segreto, facendo imbarazzare la figlia. Lachesi li guarda, un peso sul petto nel vedere padre e figlia sorridersi a vicenda.
«Vi lascio consultarvi.» esprime Lachesi diretta verso l'uscita. Apollo punta il suo sguardo sulla donna, in modo repentino.
«Lachesi, rimani.» cerca di insistere Apollo, speranzoso. Si gira guardandolo negli occhi, seria. Un dolore che aumenta nel vedere il volto di lui in supplica.
«Non mi è mai piaciuto fare da terzo in comodo, dovresti saperlo.» sospira, fa slittare per poco lo sguardo su Harmonia per poi uscire. La ragazza si gira verso il padre, il quale tiene lo sguardo sulla porta, dispiaciuto.
«Non preoccuparti, Lachesi è così sempre.» mormora Harmonia, come per consolare il padre. Apollo la guarda con un piccolo sorriso.
«Lo so bene, figliola. Anche se prima era totalmente diversa.» Harmonia spalanca gli occhi.
«Com'era?» le parole di Apollo avevano appena scaturito la curiosità della figlia.
«Era...felice.» sospira al ricordo della vecchia Lachesi. «Il suo sorriso abbagliava l'intero mondo, più del sole che faccio sorgere ogni giorno.» un sorriso malinconico. «Dovremmo evitare il discorso, lei odia che si parli di sé a sua insaputa. Ho saputo delle tue lezioni per diventare dea, raccontamene.» gli torna il solito sorriso raggiante che contagia la figlia, pronta a dirgli tutto quello che aveva imparato.
«Lachesi, ti posso chiedere una cosa?» Apollo aveva lasciato casa la sera tardi, senza molte cerimonie. La donna le rivolge uno sguardo alla ragazza: un vestito giallo paglierino sulla pelle pallida, i capelli raccolti in una coda. Sembrava più minuta del solito.
«Chiedi.» la ragazza rimane in silenzio per diversi minuti, non sapendo realmente se porre la domanda. «Harmonia odio perdere tempo, parla.» le fa presente irritata ottenendo uno schiarimento di gola da parte della ragazza.
«Hai avuto una storia con mio padre?» sussurra lieve, sperando di non essere capita, ma il cambio di espressione di Lachesi le fa intuire di non essere riuscita nel suo intento.
«Sei davvero sfacciata, identica a tua madre.» mormora, la mascella contratta, nervosa.
«Si intuisce dai vostri incontri.» dice come per giustificarsi, facendo intendere che non sono sue idee campate in aria. L'ira di Lachesi esplode.
«Quindi?» la guarda seria. «Non credo sia una cosa che ti debba interessare.» continua a sistemare la cucina. Mentre passa il panno bagnato sul ripiano di legno sente la gola stringersi.
«Posso sapere qualcosa del vostro passato insieme?» Lachesi si gira e la guarda immobile.
«Harmonia, l'insistenza è sintomo di stupidità. Fossi in te non farei notare questa tua mancanza.» le risponde glaciale cominciando ad ignorarla. La mente di Lachesi comincia a vagare, irrequieta, posandosi su un ricordo. Un ricordo che credeva, o meglio sperava, di aver rimosso dalla sua memoria...
«Questa spiaggia è sublime.» dice Lachesi sorridendo. L'abito leggero, il volto tranquillo e privo di preoccupazioni.
«È delicata come te.» Apollo le bacia una spalla sorridente.
«Mi aduli sempre. Non cambi mai.»
«Sei l'unico motivo per cui faccio vivere la luce. Amo il modo in cui tocca la tua pelle.» accarezza il collo della donna. Il vento leggero soffia su di loro mentre i raggi potenti colpiscono entrambi.
«Quest'oggi preferisco la notte, senza offesa.» ride vedendo un sorriso comparire sul volto di Apollo.
«Potrei velocizzare i tempi.» dice sorridendo facendo tramontare il sole con un paio di dita. La notte che cala su di loro.
«Apollo, non puoi farlo.» lo rimprovera divertita.
«Perché no? Sono il dio del sole dopotutto.» ammicca verso la donna. Lachesi ridacchia. «Mi hai promesso di passare la notte insieme, non mi vorrai scaricare proprio ora.» le accarezza i capelli, ammaliato dagli occhi della dea.
«Aspettavo solo il tramonto per passare del tempo con te.» mormora, le mani ad accarezzare il volto dell'uomo, preme le loro labbra in bacio casto. «Ti ho aspettato tutto il giorno.»
«Ti ho desiderata da quando ho permesso al sole di sorgere.» sussurra stringendola a sé. I petti incollati tra loro, gli occhi avidi dello sguardo dell'altro. «Sei il mio peccato celeste preferito.» sussurra travolgendo la donna in un bacio profondo, le mani di entrambi sul corpo dell'altro, i loro respiri irregolari a strappare il silenzio tombale che li circonda.
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Il lampo della Folgore. Nettare degli dei (Vol. 1)
Fiction HistoriquePerché mai una vita dovrebbe essere più importante delle altre? Semplicemente per la sua divina discendenza, anche se la sua ascesa non avverrà con tanta facilità: l'Olimpo, tanto bramato dai poeti, è terreno di astio alla saputa di questa nuova asp...