La bambina era tenuta in una casa famiglia, cresciuta lì fino all'età di due anni. Le tre sorelle decisero di andare a recuperare la creatura in una giornata uggiosa, l'aria fredda correva tra gli alberi pieni di foglie verde puro; il grigiore del cielo fa pensare che l'estate sia stata spazzata via. Tutt'e tre entrano nell'edificio, la luce diventa flebile, quasi fosse stanca di rimanere accesa.
«Come posso aiutarvi?» chiede la segretaria all'entrata. Atropo si fa avanti.
«Siamo qui per la bambina di nome Harmonia. Siamo le sue zie.» la donna mostra un sorriso di cortesia e uno sguardo confuso.
«La bambina non ha parenti, sennò non sarebbe mai stata portata qui.»
«Vi dico che noi siamo le sue zie.» Clotho le porge un foglio, con sopra descritte le loro generalità, create da uno scrupoloso Hermes.
«Non vi daranno problemi, sono così realistiche che potrei convincermi io stesso.» aveva ammesso il dio con un sorriso fiero. La donna prende degli occhiali spessi, una rapida occhiata al foglio per poi mostrare un sorrisino.
«Le mie adorate nipotine, riconoscerei un documento di Hermes ad occhi chiusi.» esprime Demetra, dea della fertilità.
«Tuttavia non hai riconosciuto noi.» fa presente Lachesi.
«Non arrabbiarti Lachesi, stare sulla terra offusca gli occhi. Questi sono l'unica cosa che mi permette di riconoscere chi ho davanti.» dice scuotendo gli occhiali color porpora. «Seguitemi.» si alza, il fisico giovane, i capelli biondo platino lungo la schiena. Entrano in una stanza ampia, i letti disposti come in una caserma e sopra diverse bambine a giocare; in fondo erano messe quelle più piccole, Lachesi fa scorrere lo sguardo e riconosce i capelli della bambina. «Harmonia.» la chiama Demetra. La bambina alza lo sguardo verso la dea con un sorriso, gli occhi di un azzurro intenso. Proprio come Apollo, pensa Lachesi con il fiato mozzato. Harmonia raggiunge le quattro donne veloce, lo sguardo timido che si posa sulle tre estranee.
«Ciao Harmonia, noi siamo le tue zie.» comincia Atropo chinandosi verso di lei con un sorriso.
«Le mie zie?» chiede con la sua vocina sottile.
«Certo, verrai a vivere con noi.» si era aggiunta Clotho. Harmonia sorride guardando le due donne chine su di lei, ma il suo sguardo cade d'improvviso su Lachesi, la quale non aveva detto ancora una parola.
«Sì, vieni con noi. Facciamo in fretta però.» sospira guardando da un'altra parte. Harmonia la guarda curiosa.
«Harmonia, vai a prendere le tue cose.» la bambina annuisce tornando a sorridere e corre verso il suo letto.
«Cerca di essere più gentile.» le sussurra Atropo. Lachesi le mostra uno sguardo stanco.
«Vi aspetto fuori.» mostra un sorriso tirato uscendo dalla stanza, la mascella contratta, il respiro agitato.
«Dove va?» chiede la piccola voce di Harmonia. Le due sorelle le dedicano uno sguardo, un sorriso ad accompagnarlo per renderla tranquilla.
«Ci aspetta fuori, ma non va da nessuna parte, starà sempre con te.» le sorride Atropo, Harmonia prende la mano che le viene porta e la segue sorridendo anche lei.I mesi passarono diventando con rapidità in anni. Harmonia cresce in un appartamento nella soleggiata Bari. Atropo e Clotho diventano delle figure materne buone, gentili e a tratti severe; Harmonia da loro viene a conoscenza della gestione del suo carattere e delle sue emozioni. Queste lezioni venivano messe a dura prova da Lachesi, la quale, non aveva mostrato compassione per la bambina nemmeno una volta. Si premeva nel testare la pazienza della bambina, anche se con una certa moderazione. Molte volte evitava di parlarle; Harmonia continuava a sentire una sorta di peso ogni volta che Lachesi evitava un contatto con lei.
«È una donna riservata, è dura con tutti, persino con noi.» le aveva detto Clotho mentre le asciugava le lacrime. La bambina sentiva questo distacco, non voleva che una delle sue zie la ignorasse.
«Cambia atteggiamento.» le aveva detto più volte Atropo, non ottenendo cambiamenti da parte della sorella.
«Non azzardarti mai più a rivolgerti in questo modo ad Harmonia.» urlò Clotho, nervosa, dopo esser venuta a conoscenza dell'ennesimo rimprovero senza fondamento della sorella.
«Non sono tenuta ad essere caritatevole.» aveva detto senza giri di parole.L'estate aveva colpito di nuovo con forza il piccolo appartamento, rendendo l'aria afosa. Le sorelle si erano riunite in una stanza fresca, una delle poche.
«Dovremmo rivelarle chi siamo davvero.» afferma Clotho, mentre passa accanto alla finestra il canto di un uccellino.
«Se fosse intelligente ci sarebbe già arrivata, dopotutto non abbiamo dei nomi comuni.» afferma tagliente Lachesi. Atropo la colpisce con lo sguardo.
«Smettila di comportanti in questo modo.» volge il volto verso la porta. «Harmonia, potresti venire qui, per favore?» la voce di Atropo si espande forte, venendo seguita da dei passi veloci e mostrando la figura della ragazzina sulla porta: un vestitino rosa leggero le arriva fino alle ginocchia, i piedi scalzi sul parquet fresco, i capelli nei lunghi tenuti in una treccia morbida da dove scappano dei boccoli.
«Dimmi.» la voce sottile, le labbra rosee e il naso alla francese.
«Siediti, ti dobbiamo parlare.» le sorride vedendola seguire le sue parole, i grandi occhi azzurri su di loro.
«Come mai questo silenzio?» ridacchia anche se la sinfonia della sua voce si affievolisce notando che le loro facce non mutano espressione.
«Abbiamo da rivelarti una cosa molto importante.» dosa le parole Atropo, Lachesi sospira nervosa.
«I nostri nomi sono particolari, vero?» l'attenzione di Harmonia si concentra su Lachesi.
«Abbastanza.» le mani che si torturano. «Mi ricordate le Moire della mitologia greca.» un sorriso imbarazzato compare sul suo volto.
«Qui qualcuno ha fatto i compiti.» la guarda con sufficienza. Harmonia corruga le sopracciglia.
«Noi siamo le Moiré, io sono la più giovane, colei che fila lo stame della vita.» sorride Clotho cercando di portare di nuovo la calma.
«Io sono la più vecchia, che, con lucide cesoie, recide il vissuto.» aggiunge Atropo con la stessa voce da oracolo.
«Io sono colei che gira il fuso. Stabilisco quanto filo spetti ad ogni uomo e decido le sorti della loro vita, i giorni felici e i giorni di sventura. Quindi ti conviene non farmi incazzare più di quanto non fai già.» la intimorisce puntandole un dito contro.
«Non è fattibile. La mitologia greca è un'invenzione.»
«Siamo più potenti di Zeus e siamo più che vere. Per voi mortali la mitologia vi serve per cercare di capire i nostri miracoli e catastrofi.» spiega Atropo.
«Per voi sono incomprensibili.» aggiunge Clotho. Harmonia è concentrata a scrutare le tre donne. Le stesse donne che l'hanno cresciuta per dieci anni.
«Perché mi avete tenuto nascosto tutto ciò?» corruga la fronte.
«Non eri pronta.» si giustifica Clotho.
«Siete davvero le mie zie?» chiede, la voce che trema un poco.
«Oh, certo che sì. Non ti avremmo mai mentito su una cosa del genere.» si affretta a dire Atropo.
«Siamo state designate come tue tutori, credo che tu sappia cosa accade alle vite appena create.» anticipa Lachesi.
«Io...» la dea sospira.
«Mai sentito parlare di profezie?» chiede irritata.
«Sì, le profezie riguardanti eroi e dei.»
«Bene, tu ne hai una.» apre le braccia come per porre fine alla conversazione.
«Come sei sbrigativa.» afferma Clotho.
«Ho una profezia?»
«Hai problemi di udito? Diamine sei più cocciuta di tuo padre.» sospira nervosa Lachesi, sia alza camminando per la stanza.
«Smettila di inveire contro la ragazza.» si intromette Atropo.
«Non inveisco, esprimo solo i fatti.» alza le spalle con tranquillità. Guarda Harmonia. «Sei frutto di due dei, portata sulla terra da Zeus fino al compimento della profezia.» sospira tenendo lo sguardo di Harmonia nel suo. «Abbiamo il compito di aiutarti.» lo sguardo di Lachesi che corre sulla ragazzina seduta di fronte a sé.
«Sono una dea, quindi.» mormora sottovoce.
«Solo dopo il compimento della profezia potrai diventarla.» precisa Clotho. Il volto della ragazzina continua ad avere l'espressione confusa, vogliosa di saperne di più, ma non sapendo come porre le domande consone.
«Domani cominceremo con la tua iniziazione, il tuo percorso verso il suo compimento.» la informa Atropo con un sorriso.
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Il lampo della Folgore. Nettare degli dei (Vol. 1)
Ficción históricaPerché mai una vita dovrebbe essere più importante delle altre? Semplicemente per la sua divina discendenza, anche se la sua ascesa non avverrà con tanta facilità: l'Olimpo, tanto bramato dai poeti, è terreno di astio alla saputa di questa nuova asp...