Capitolo 2.

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Fin da bambina sono sempre stata educata in un certo modo, i miei genitori hanno mirato sempre in alto per me. Mi obbligavano a stare ore sui libri, e se solo avessi provato ad avere una piccola "distrazione" mi avrebbero punita per bene.
Ricordo che una volta un bambino bussó alla porta e mi invitó a giocare con lui, ma mia madre interruppe dicendo che non potevo perché ero impegnata. Avevo tanto di quei sogni da piccola, desideravo diventare una ballerina di grande talento, immaginavo me sul palco a danzare e tutto il pubblico che si alzava in piedi per la mia bravura.
Verso i 9 anni ho provato tante volte a convincere i miei genitori ma senza nessun risultato, non volevano sentire alcuna spiegazione e mio padre mi disse di togliermi quest'idea di diventare una ballerina perché non lo sarei mai stata e mia madre intervenne dicendo che dovevo solo pensare allo studio e non a queste sciocchezze.
Pian piano iniziai a non preoccuparmi più del mio futuro, studiavo solo perché i miei mi costringevano e non ero mai felice.
Ormai non parlavo quasi più, non perché non volessi ma perchè non avevo nessuno con cui poterlo fare.
Cercavo di non abbattermi a pensare alle cose positive che la vita poteva darmi, ma nonostante ciò non trovai niente per cui valeva la pena combattere.

Una vita mai vissuta.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora