Capitolo 3.

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I giorni passavano e io mi sentivo ancora più vuota, non avevo nessuno, nella mia vita ormai era presente solo lo studio, i libri e i miei genitori che mi obbligavano a farlo e distruggevano i miei sogni. Quanto avrei voluto dirglielo ai miei come stavo male che avrei voluto avere una vita normale come tutti i ragazzi della mia età,  ma capii che solo se ci avessi provato sarebbe stato inutile.
La notte invece di dormire mi chiudevo nella mia camera, piangevo  facendo cautela a non fare rumore perché sapevo che se i miei genitori mi avessero sentito non avrebbero cessato le mie lacrime, bensí le avrebbero moltiplicate. Non sapevo come andare avanti, mangiavo sempre di meno e sentivo un dolore al petto come se il cuore non ce la facesse piu a sopportare tutto quello.

Avevo urgentemente bisogno di un amico, ma sapevo che era impossibile. A scuola stavo seduta da sola in disparte nel banco, non parlavo, tutti mi deridevano chiamandomi asociale, mi guardavano come non si guarda una persona, e nemmeno come si guarda un animale, semplicemente per loro non ero nulla, un essere -se così potevo definirmi- inutile, insignificante.
Loro non sapevano in realtà come stavo davvero, dietro a ogni silenzio cosa si celava, dietro a quella corazza  c'era una ragazzina che aveva solo bisogno d'amore, quello che non aveva mai avuto.

Una vita mai vissuta.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora