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Junhyung

Sveglia alle sette come ogni mattina. Mi alzo in fretta dal letto, anche se vorrei rimanere ancora un po' a dormire. Vado verso il bagno per darmi una veloce rifrescata e prepararmi per la faticosa giornata che oggi mi attenderà alľuniversità. Apro il rubinetto della doccia e faccio scorrere ľacqua calda mentre mi tolgo il pigiama. Ľaria mattutina che arriva dall'unica finestra della stanza, aperta come sempre da mia madre questa mattina presto, mi fa leggermente rabbrividire ma, non appena entro nella doccia, rilasso subito la tensione creatasi nel mio corpo.
Sentire il calore dell' acqua avvolgere la mia pelle mi fa provare un senso di protezione, come se fossi chiuso in un grande abbraccio di mia madre, che forse da troppo tempo non ho più il privilegio di apprezzare. Lascio andare la testa all'indietro e il tepore rilassa completamente i miei muscoli.
Non appena ho finito di lavarmi, prendo i due asciugamani che avevo appoggiato sul mobiletto accanto alla doccia: uno me lo lego in vita e con ľaltro mi asciugo i capelli.
Subito mi avvio verso il lavandino e, mentre mi guardo allo specchio, apro lo scomparto dove mia madre tiene i prodotti cosmetici, prendo il correttore dalla sua borsetta e, come tutte le mattine, cerco di coprire i leggeri segni violacei che ancora ricoprono il mio collo.
Pensavo che alľuniversità avrebbero smesso di prendermi di mira, pensavo che tutto quell'incubo che ho vissuto dalle scuole medie fino al liceo fosse finito.. ma a quanto pare era solo una mia mera illusione. L'incubo non è ancora finito.
Esco dal bagno poco dopo e torno nella mia stanza dove cerco i vestiti che metterò oggi. Dopo un lungo momento di indecisione, alla fine, scelgo un look semplice: maglietta bianca a maniche corte di una o due taglie più grandi, una felpa nera e dei tradizionali jeans blu.

Scendo in cucina dopo una mezz'oretta scarsa e qui mi aspettano, come ogni giorno, i miei genitori. Fare colazione tutti insieme è diventata un'abitudine ormai, soprattutto da quando hanno deciso che il divorzio non era la migliore delle scelte, nè per il loro bene nè per il mio.. o almeno così dicono. Non so quanto possa ancora funzionare. Litigano quasi tutti i giorni. Ormai sono adulto, posso capire quanto sia difficile vivere insieme.. ma se proprio è impossibile, allora non dovrebbero continuare a tentare. È solo una sofferenza maggiore vederli in quello stato. Sono arrivato alla conclusione che divorziare sia la cosa giusta da fare, anche se loro non lo vogliono ancora accettare.
A seguito di una colazione passata nel silenzio più assoluto, rotto solo dalla voce della giornalista proveniente dalla tv, torno velocemente nella mia camera a prendere il mio zaino, pieno di libri come al solito. Esco di casa in fretta e furia, dopo aver salutato i miei con un bacio sulla guancia, e corro verso la fermata dell'autobus.

Oggi sono un po' in ritardo. Fortunatamente, però, il mezzo è ancora immobile davanti alla sua fermata e, istintivamente, faccio segno all'autista chiedendogli di aspettare qualche secondo per poter rallentare un po' la mia corsa. Salgo in fretta sulľautobus con il fiatone che mi impedisce di respirare propriamente. Sembra quasi che abbia corso una maratona di dieci chilometri. Effettivamente il mio fisico non è adatto a correre per tanto tempo di seguito, ho sempre avuto un corpo abbastanza fragile.
Con ancora ľaffanno della corsa, cerco un posto dove potermi sedere e ne vedo uno libero al centro del mezzo, occupato solo dallo zainetto di una ragazza intenta ad ascoltare la musica con le sue cuffiette nere.

Devo ammettere che non l'ho riconosciuta subito, ma appena mi accorgo di chi ho davanti, decido che è meglio rimanere in piedi. Oggi non ho proprio voglia di avere problemi. Solo per il fatto di averla guardata mi sento già gli occhi degli "avvoltoi" addosso.
È naturale, per un ragazzo "normale" come me, innamorarsi della ragazza più bella del corso? Penso proprio di sì. Sono un essere umano anche io in fin dei conti. Se solo il problema fosse quello.. il vero problema sono i ragazzi che le ronzano sempre in torno e che, casualmente, sono proprio quei bambini viziati che mi prendono di mira da anni. Se solo sapesse con chi ha a che fare..

Una sottile voce mi sveglia dai pensieri cge affollano la mia mente e i miei occhi si illuminano non appena vedo la ragazza voltarsi verso di me e rivolgermi la parola. Sana.. ti ho amata fin dal primo momento in cui ti ho vista.. se solo tu mi avessi notato.. non ho mai parlato seriamente con lei; certo qualche volta ci ho scambiato due parole, ma mai nulla di davvero importante. E ora è qui che mi rivolge un dolce sorriso, come se mi conoscesse da una vita.
Mi ha chiesto se voglio sedermi vicino a lei e io non ci penserei due volte ad accettare, se solo non sentissi quegli occhi maledetti già pronti a sbranarmi non appena io faccia un movimento sbagliato.
Non posso negarlo.. ho paura di loro, ne ho sempre avuta. E ora ho paura che oggi mi facciano ancora più male del solito.. finora me la sono sempre cavata con qualche leggero livido sul collo o sulle costole, ma oggi ho davvero un brutto presentimento. Sento i loro occhi furiosi che continuano a fissarmi.. per questo esito a rispondere alla ragazza che ho di fronte.
Ed ero di nuovo perso nei miei pensieri, quando sento un sussurro uscire leggero dalle sue labbra:
<Hey, Junhyung.. tutto bene? Sei molto pallido.>
Non appena avverto il mio nome, torno alla realtà, come se finora fossi stato intrappolato in un lungo sonno. Nonostante abbia compreso bene le sue parole, non le rispondo, riuscendo solo a guardarla negli occhi con uno sguardo da cane bastonato e lei, anziché fregarsene, mi chiede ancora una volta:
<Stai bene?>
A rovinare il momento, però, arriva la fermata dell'autobus. Rimango immobile per qualche secondo fino a che qualcuno non mi prende per il braccio e mi strattona giù dal mezzo.
<Ci vediamo dopo, stronzetto.> mi dice uno di loro con voce secca vicino all'orecchio, per non farsi sentire dalle persone che sono attorno a noi e io, senza alcuna espressione, rimango fermo a guardare il vuoto davanti a me. Non appena sento la sua presa allentarsi mi rendo conto che anche oggi sarà dura, se non più dura del solito.

Il mio presentimento era giusto, purtroppo. Forse è meglio tornare a casa, forse dovrei solo salire di nuovo sulľautobus e andarmene da qualche parte, forse.. forse sto solo cercando di rimandare ľinevitabile.
I miei pensieri sono interrotti da un leggero tocco che mi sfiora la spalla.

<Junhyung, stai bene?>

È sempre la stessa voce, sempre quella maledetta voce che mi fa sciogliere il cuore ogni fottuta volta..

È sempre la stessa voce, sempre quella maledetta voce che mi fa sciogliere il cuore ogni fottuta volta

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