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Junhyung

<Sto bene, non preoccuparti per me.> le rispondo secco e mi allontano il più possibile da lei, spostandole lentamente la mano dalla mia spalla. Inizio a correre. Correre più velocemente che posso e, mentre scappo via, penso a come non sia nemmeno riuscito a guardarla negli occhi quando le ho risposto. Anche se, in fondo, non ci sono mai riuscito veramente.. non posso dire di non averla mai ammirata, di non aver mai ammirato quel suo viso così luminoso, di non aver mai ammirato tutte quelle piccole e minuziose caratteristiche che compongono il suo volto delicato, ma non ľho mai guardata dritta negli occhi. Non ce ľho mai fatta. Ho sempre avuto paura che, guardandola nelle sue stupende iridi marroni, non sarei riuscito a controllarmi, non avrei saputo come trattenermi, non sarei riuscito a mascherare i miei sentimenti, perchè si sa: gli occhi sono lo specchio dell'anima.

I suoi passi, che sento ancora dietro di me, mi fanno tornare alla realtà, dopo aver passato minuti a perdermi tra i miei pensieri. Mi sta rincorrendo? Perchè lo fa? Perchè sembra che oggi IO sia così importante per lei? Perchè oggi, per una volta, è lei che rincorre me e non più il contrario? Io davvero non lo capisco, non LA capisco. Non capisco cosa ci trovi in me. Perchè.. perchè? Perchè mi sta facendo questo?! Perchè vuole farmi illudere? Perchè vuole darmi false speranze?!

Vengo risvegliato dai miei dubbi non appena svolto ľangolo ed entro all'interno della struttura. E ciò che mi fa tornare alla realtà sono, ancora una volta, i suoi passi.. non li sento più. Si sono fermati, probabilmente davanti alla porta. Allora era vero.. allora era vero che non ne valgo la pena, non valgo la pena del suo tempo. Le facevo pena forse? Pensava che fossi solo uno stupido in pericolo? Pensava che avessi solo bisogno della sua protezione? Non lo so.. non riesco più a capire niente, sono troppo scosso e sono solo le otto del mattino.. e, nonostante tutti i problemi che già mi sono creato, decido di fare un'altra cazzata. Non so se ciò che sto per fare sia giusto o sbagliato, ma decido di fermarmi un attimo. Arresto la mia corsa per qualche secondo, solo per voltarmi subito dopo.

Ero pronto a ricevere uno sguardo compassionevole, come quello di una ragazza che guarda un cucciolo indifeso in un vicolo buio, ma cioè che vedo.. ciò che vedono i miei occhi non riesce ad essere sintetizzato dal mio cuore, mandandomi ancora più in confusione.
Sana è lì, ferma davanti alla porta di vetro, ancora all'esterno dell'edificio, illumitata dalla tenera luce del sole mattutino, con il suo volto rimane leggermente in ombra, cosa che non oscura la sua bellezza.. Ha un volto magnifico come sempre, che incornicia i suoi stupendi occhi marroni e le sue labbra rosate sempre sorridenti.
Questa volta, però, è diverso. I suoi occhi non sono splendenti, le sue labbra non sono unite in un bellissimo sorriso. C'è qualcosa di diverso nella sua espressione, un qualcosa di estraneo alla normalità, un qualcosa di.. un qualcosa di.. non so nemmeno io come descriverlo, non so davvero come spiegarlo a parole. È solo che non sembra lei, mi sembra diversa. Non sembra la sua solita espressione.
Sembra quasi.. triste.. preoccupata..
È triste E preoccupata.

Potrebbe essere che lo sia per.. me? In fondo potrebbe esserlo per qualsiasi altra cosa, no? Mi sbaglio forse? Potrebbe essere preoccupata per il lavoro che oggi dobbiamo consegnare al professore.. potrebbe.. potrebbe..
Quando ancora più dubbi stanno per assalire la mia mente, però, sento il suono della campanella alle mie spalle, che mi risveglia dal mio breve blackout, e vedo la ragazza entrare nell'edificio scolastico.
Sono pietrificato. Non riesco a muovermi.. I miei movimenti sono completamente bloccati. E rimango immobile anche quando la vedo avvicinarsi a me.

Sembra passare un'eternità, sembra passare una vita intera. Ogni suo passo sembra così lento, così fiacco.. Un secondo sembra durare all'infinito. Soprattutto quando la vedo passare accanto a me, senza che mi rivolga nemmeno una parola.
Nemmeno uno sguardo.
Passa come se prima non fosse successo nulla, come se prima non mi avesse rincorso per dei minuti interi. E, anche se in fondo al mio cuore lo sapevo, speravo davvero che per lei io significassi qualcosa in quel momento..

Ripresomi dai miei pensieri, che oggi sembrano invadere la mia vita ancora più insistentemente rispetto al solito, mi avvio verso ľaula di Fisica dove si terranno le prime ore di quella che si prospetta una lunga mattinata.
In questo momento non so quale sia la mia espressione o come mi sia ridotto fisicamente (dopo la seconda corsa della giornata, anche questa pari a una maratona delle Olimpiadi per il mio corpo), ma se potessi descrivere ciò che sto provando dentro, le emozioni che fino a ora hanno continuato ad agitarsi nel mio petto, probabilmente utilizzerei solamente tre semplici parole: Amarezza, Caos e Illusione. Eh già. Proprio queste.

Amarezza: sapore di ciò che è amaro. Per i poeti e i letterati, questa parola, ha assunto il significato di profonda tristezza e dolore.. chissà perchè.. forse perchè ľamaro è sempre stato il contrario del dolce che porta piacere e felicità? Penso che non lo potremmo mai sapere per davvero.

Caos: grande disordine e confusione. Parola che non si riferisce solo ad oggetti inanimati, ma anche a idee e sentimenti. E penso che non ci sia parola migliore per descrivere tutti i dubbi che stanno intrappolando il mio cuore.. Confusione aveva un significato troppo debole.

Illusione: falsificazione della realtà. A pensarci bene Caos e Illusione sono due parole che si collegano perfettamente tra loro. Crearsi illusioni e false speranze causa spesso caos e confusione, e può portare alla perdita della ragione..

Dopo qualche minuto arrivo davanti alla classe e i soliti "ragazzi popolari" sono lì pronti ad aspettarmi.
<Ricordati del nostro appuntamento. Sempre il solito posto, te lo ricordi vero? Davanti allo sgabuzzino dietro alla mensa.> mi dice uno di loro scherzando.
<Mi raccomando, sii puntuale! Sennò qualche pugno allo stomaco non basterà per farti ricordare il tuo posto.> continua un altro.
<Ci vediamo dopo, sfigato.> mi dà il colpo finale il terzo.

Oggi sono rovinato.. spero solo di riuscire a coprire i lividi..
E pensando ciò entro finalmente all'interno dell'aula.

E pensando ciò entro finalmente all'interno dell'aula

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