capitolo terzo

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Le parole non servivano in quello che c'era tra noi. Erano qualcosa di poco importante, effimero, che volevano senza significato in momenti pieni, per me, di significato. Non sapevo quasi nulla di lui e non avrei saputo mai altro, niente di più del suo nome, del suo aspetto e della sua personalità. Lui era così interessante anche solo a guardarlo, che sacrificavo senza troppi problemi il bel suono basso e roco della sua voce per baciarlo senza fermarmi con gli occhi aperti, a godermi i suoi chiusi , i ciuffi di capelli che cadevano ai lati a ciocche quando alzava il viso per raggiungere il mio, si aggrappava al mio collo o ai miei fianchi.

Certe volte prendevo io il controllo, andavamo a sbattere contro il primo muro disponibile, le sue spalle ben attaccate al cemento, altre volte mi spingeva via brevemente, poi mi riprendeva dai fianchi e li faceva sbattere contro i suoi, mi prendeva i capelli delicatamente fra le dita per dirmi di buttare indietro la testa e mi riempiva il collo e la gola di baci umidi e macchie colorate che sparivano poco dopo.

Ma non era lussuria, era qualcosa di molto più intimo, speciale. Mai una volta la mancanza di parole fra noi aveva reso la nostra storia volgare o carnale, bensì era come se parlassimo attraverso l'unione delle nostre labbra, le nostre mani che andavano ogni giorno più avanti nell'esplorazione del corpo dell'altro, delicate, eleganti, a passo leggero e gentile, senza fretta o desiderio fine a sé stesso.

- sei bello - gli dicevo a ripetizione quando prendevo momenti per finalmente dire qualche parola - sei bellissimo - insistevo, e lui sorrideva come non avevo mai visto fare nessun altro - Yoongi - lo chiamavo con piacere, amavo il modo in cui il suo nome scivolava sulla lingua, si faceva spazio nella trachea, usciva fra le labbra gonfie di baci e legermente sanguinanti per i morsi fatti con ardore - Yoongi! -

Sono stati i giorni più belli della mia vita. Ci vedevamo in continuazione, stavamo tutta la giornata insieme, uniti, vicinissimi. E passò poco tempo prima che io iniziassi e provare un forte, reale sentimento verso l'uomo che amavo tanto baciare. E da lì, tutto iniziò ad andare in giù.

*

Cominciò con il pensiero che, così bello, chiunque avrebbe sempre voluto baciare colui che io baciavo ogni momento della mia giornata, fare l'amore con lui, l'avrebbero desiderato e, magari, avuto. Io credevo di amare Yoongi, ma non avevo la minima idea di cosa lui provasse per me, quanto importante quella strana storia che avevamo fosse per lui, se una semplice avventura estiva o più profonda, importante, intima, com'era per me. Mi faceva impazzire il non avere sicurezze su di lui e le andavo a cercare con una certa veemenza e insistenza.

Quando certi infelici pensieri si presentavano nella mia mente, ero portato a stringere più forte quei meravigliosi polsi sottili che amavo afferrare durante i momenti di massima intimità e li lasciavo solo quando lui grugniva un basso suono di fastidio e tentava di liberarsi dalla presa contorcendosi appena.

- mi fai male - diceva e nella sua voce potevo avvertire tutto il fastidio che mi faceva saltare il cuore in gola e attorcigliare le budella. Poi mi spingeva via con la sua solita delicatezza nei movimenti, e si guardava i polsi vagamente arrossati e lì io, con il cuore che batteva forte e un orribile senso di colpa che cresceva nel petto lo abbracciavo e gli mormoravo infinite scuse, che lui accettava con un sorriso e un bacio. Dio, l'avevo amato in qualunque momento di quei fugaci istanti che avevamo passato insieme. Non crederei ai colpi di fulmine, se non avessi avuto lui stesso a provarmi che sì, esistono e ne ho avuto prova per due lunghi e troppo brevi mesi.

Ma la mia mente continuava a crearmi brutte e perfidi immagini di Yoongi con altri, con altre, intento a dare quei sorrisi, intento a fare innamorare tante altre persone. Era un diavolo, diamine, un maligno e perverso demonio che giocava coi miei sentimenti inondandomi la testa di scenari disgustosi e odiavo Yoongi per questo, lo disprezzavo per il potere che stava ottenendo sul mio raziocinio e buon senso. C'erano momenti, che lui, che forse è ancora accanto a me, mi perdoni, che avevo voglia di strillargli contro come un pazzo e questo era nella paura matta di essere come mio padre. Lui, che aveva reso la vita della mia giovane madre un inferno, provava forse quegli stessi sentimenti? Quella marcia possessività che invadeva come un esercito di fanteria tutta la mia capacità di ragionare e mi faceva sentire come un brutto mostro privo di buoni sentimenti?

mors non accipit excusationes / yoonkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora