capitolo sesto

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1971 - 1978

Era il 1971 quando ci incontrammo per la prima volta, io avevo 8 anni e Yoongi ne aveva 10.

Non è difficile, da bambini, diventare amici, e forse è ancora più semplice divenire migliori amici. Le cose sono inaspettatamente semplici: non ci sono momenti di imbarazzo, frasi sbagliate, errori imperdonabili e opinioni contrastanti, ma solo voglia di giocare con un proprio simile, come fanno gli animali. Per questo non passò tanto prima che cominciassimo a passare i pomeriggi insieme, con le nostre madri a tenerci d'occhio nel caso in cui, giocando, ci fossimo fatti male. Lui era fin da bambino un tipo privato, timido e di poche parole, ma non importava. Dopotutto, nella nostra amicizia le parole erano sempre servite a poco.

Avevamo frequentato la stessa scuola, dopo i primi anni delle elementari divisi e verso i miei 12 anni avevamo iniziato anche a dormire insieme in lunghi e divertenti pigiama-party in cui dedicavamo davvero poco tempo al dormire e più ore a giocare e parlare di quanto avremmo dovuto. Ci divertivamo insieme in qualsiasi modo: parlando per ore, giocando anche ai giochi più stupidi che ci potessero venire in mente e, crescendo, guardando ore e ore di televisione fissi su Star Trek, e pomeriggi al cinema. Il suo film preferito era Casablanca, il mio, preferendo i film d'azione, era Il buono, il brutto e il cattivo.

Il nostro era un paesino piccolo, della provincia di Busan, non particolarmente interessante né bello: le strade erano malmesse, nell'unica piazzetta si sentiva un forte odore di cibo - poco invitante - a causa del negozio là accanto, non c'erano luoghi per bambini in cui svagarsi e tutto il divertimento era concentrato in un singolo, squallido locale dove c'erano stati, tra l'altro, parecchi incidenti, alcuni anche piuttosto gravi.

Ma io, né il mio migliore amico, avevamo mai avuto nulla in contrario a quell'adorabile paesino, tanto poco curato quanto meravigliosamente circondato da un bel boschetto che, unito all'aria che si respirava, allo stile un po' vecchio delle case e delle automobili, dava tutta l'aria di stare vivendo in un film, proprio come Casablanca, diceva Yoongi. L'adoravo, fin da quando ero nato, giurando a me stesso che non sarei mai andato a vivere in un altro posto. Dopotutto, l'offerta di una visita in città non mi interessava, figurarsi il viverci o muoversi ancora più lontano, persino fuori dalla Corea. Erano ovviamente pensieri che non mi avevano mai sfiorato, se non per accertarmi di non farlo mai.

Invidiavo Yoongi per i suoi genitori. Mia madre era una donna fredda e impaziente, mai una volta si lasciava davvero andare in momenti di dolcezza coi figli, mentre la madre di Yoongi era gentile, piena di amore non solo verso il suo unico figlio, ma, da quando eravamo diventati amici, anche verso di me. - I miei bambini! - diceva, quando eravamo insieme, in tono felice quando ci vedeva andare fuori casa insieme per giocare e di rimprovero una volta tornati a casa, spesso più tardi di quanto dovessimo, sporchi di fango e con i vestiti stropicciati, stanchi morti spesso anche per andare a scuola il giorno dopo, tanto che una volta in classe era capitato più volte che uno dei due si addormentasse sul banco, richiamati subito da un professore arrabbiato o dai compagni divertiti.

Non scorderà mai quante volte la signora Min mi aveva ripetuto quanto mi volesse bene, quante parole dolci mi aveva rivolto, quante volte mi aveva dato manforte dopo un litigio coi genitori, quante mi aveva chiamato "il mio secondo genito" con un gran sorriso e una carezza tra i capelli, attirando un grugnito geloso da parte di Yoongi che faceva subito ridere tutti.

Il padre di Yoongi, invece, somigliava parecchio più al figlio di quanto lo facesse la madre. Era un uomo silenzioso e privato, ma col sorriso sempre sulle labbra e mai l'avrei visto urlare come mio padre, alzare le mani a Yoongi, levarsi la cinghia per abbatterla sulle mani tremanti. Aveva combattuto nella guerra, servendo nell'esercito per un anno, tra il 1951 e il '52, e lì aveva subito qualche grave infortunio in cui aveva riportato la perdita di un occhio (copriva la parte vuota con una benda nera e scherzando gli davamo del pirata) e alcuni problemi nel camminare per cui spesso necessitava della sedia a rotelle.

mors non accipit excusationes / yoonkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora