Tutto della mia casa è stampato nitidamente nella mia mente.
A partire dalle porte tutte verniciate di bianco, alcune un po' rovinate da qualche graffio qua e là, continuando con il parquet scurissimo e le lenzuola del mio letto, pure queste d'un bianco immacolato, così come le pareti. Mi davano fastidio i colori forti. Amavo l'equilibrio. Ed equilibro era proprio ciò che non avevo mai avuto nella mia vita.
E la distruzione dell'equilibrio in una vita tanto incasinata si rifà principalmente alla donna che vidi per prima come scesi le scale per arrivare, dalla zona letto, al salone e alla cucina, anche quest'ambiente arredato nello stesso, freddo modo della mia camera da letto: pareti bianche, mobili bianchi, parquet scuro. La mia casa, si può dire, poteva essere riassunta in una stanza.
La donna che vidi, inutile dirlo, fu mia madre.
Lei aveva un viso delicato, incredibilmente attraente, anche una volta passata la mezz'età, le mani grandi e dalle vene in evidenza trattenevano quel giorno una tazza di caffè e una sigaretta accesa. Era una grande fumatrice: penso che una volta la vidi finire un'intera sigaretta quasi fino al filtro con una sol boccata, persa nei pensieri e con gli occhi fissi in qualche lontano ricordo che le impediva di immergersi nella realtà. Una realtà che dubito avesse mai avuto intenzione di vivere a pieno, per come era andata la sua vita.
S'era sposata quando aveva appena diciannove anni e con un uomo che i suoi genitori non apprezzavano né consideravano lontanamente come un candidato sposo per la figlia, troppo grande - mio padre e mia madre si passavano tredici anni - troppo povero e dalle maniere troppo brusche per prendere la loro figlioletta d'ottima famiglia. Erano scappati insieme, in un giorno di amore folle e pericoloso, andando fino a Seoul con un treno a basso prezzo e intenzionati a passare là la loro vita da innamorati. Lei non aveva fatto l'università e lui, buono a nulla com'era, non aveva trovato altro come lavoro che fabbricare mobili per una piccola azienda sull'orlo del fallimento, con uno stipendio magro e che non valeva la fatica, fatica che sfogava a urli e botte sulla giovane donna che aveva rubato alla famiglia cui apparteneva.
Un giorno, dovettero tornare, quando lei rimase incinta. Alla madre e al padre non si mostrò com'era realmente, cioè distrutta e pentita fin dalle viscere, bensì come se la notizia di un bimbo in arrivo avesse rasserenato i suoi giorni e portato al termine una fuga d'amore andata coi fiocchi. Era il 1955 e furono celebrate le nozze il prima possibile, sperando di impedire che la pancia fosse troppo visibile e di creare quindi altro scandalo, in un paesino piccolo della provincia di Busan, dove abitavano e dove io e mia sorella eravamo nati.
Nell'ottobre del 1955 nacque mia sorella e, otto anni dopo, nacqui io.
Mio padre cambiò nel tempo, probabilmente in meglio, si potrebbe dire: dopo la prima gravidanza della moglie non osò mai più alzarle le mani e quel maiale preferì sempre riservare i suoi eccessi di rabbia sul figlio maschio che sarebbe arrivato. Ma almeno non toccò nemmeno mia sorella. Un uomo tanto patetico, non avrebbe comunque osato toccare mia sorella, beatificata con una fierezza e orgoglio invincibile, puri, potenti. Mi fa paura e invidia pensare che potrei averne preso da mio padre, nell'essere tanto dimenticabile, rispetto a lei.
Per quanto riguarda mia madre, il danno ormai era fatto. Quasi un anno di violenza avevano trasformato la ragazzina, che mia nonna aveva sempre definito dolce e pura, in una donna fredda e arcigna, coi sensi tesi e la lingua perfida. Così ci aveva cresciuti, così ci aveva tenuti lontani e vicini a lei, come una mamma gatta che fa dei suoi artigli armi contro i suoi stessi figli. Aveva iniziato a fumare come se i suoi polmoni assumessero tabacco e non ossigeno per restare in funzione e questo le aveva ingiallito i denti e arrocchito la voce, ma non aveva toccato la bellezza pura e semplice del suo sguardo ghiacciato, gli occhi neri indagatrici e pieni di rimpianti.
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mors non accipit excusationes / yoonkook
FanficÈ Jungkook stesso a raccontare gli eventi del 1985, la breve storia di un'estate, una relazione passeggera con il bello e carismatico Min Yoongi, che con il modo di fare peculiare e il mistero che l'avvolge riesce per primo a conquistare il cuore de...