La notte trascorse lunga e piena di pensieri su cui rimuginare, tra insicurezze e paure. Non sapevo piú cosa credere di tutta quella storia sulla salvatrice e ora nella mia mente frullava anche la figura di malefica bellezza di quel maledetto pirata. Desideravo non vederlo, avevo bisogno di capire se dovessi aver paura di lui o fidarmi, ma il pensiero delle sue ultime parole mi tormentava, rendendomi imbarazzata e sempre piú confusa.
Per mia sfortuna arrivò la mattina e cosí anche Uncino che bussava alla porta, consigliandomi di sbrigarmi a raggiungerlo per iniziare un viaggio in cerca di una svolta nella nostra missione. Ero preoccupata e terribilmente assonnata e, come se non bastasse, i pantaloni del pirata mi erano larghi, cosí come gli stivali. Andai completamente nel panico e, appoggiandomi alla porta per evitare che venisse aperta, lo comunicai a Uncino.
«C'è sempre un problema...», sbuffò il pirata, «Torno subito».
Non passarono troppi minuti e tornò con dei nuovi indumenti che mi porse aprendo un poco la porta. Finalmente mi vestii e trovai che l'insieme fosse davvero comodo, nonostante alcuni strappi sugli stretti pantaloni, e che in fondo si addicesse alla mia parte piú avventuriera.
«Se volete, prendete anche la giacca nera dal mio armadio», disse il pirata ancora dietro la porta.
Indossai anche quella ed uscii dalla stanza. Uncino mi squadrò da capo a piedi, cosa che non seppi come interpretare. Distolse poi lo sguardo e mi porse una spada.
«Vi potrebbe servire, non si sa mai».
«Oh, grazie, ma non credo di saperla usare», spiegai io mentre gliela restituivo.
«Tenetela. Se avremo tempo, vi insegnerò a combattere», disse lui, terminando il discorso.
Scendemmo dalla nave e seguii i passi del pirata, restandogli distante, piena di timore e di imbarazzo, mentre i marinai si preparavano a salpare per ordine di Uncino. Ci allontanammo sempre piú dal porto, giungendo su un sentiero che portava dritto nel fitto del bosco. Non riuscivo a capire cosa credesse di ottenere, non avrei mai tirato fuori nessuna magia, perchè in cuor mio sapevo di non possedere alcun potere. Ma lui sembrava cosí determinato mentre camminava con passo deciso e da dietro riuscivo ad immaginare il suo volto: lo sguardo penetrante e fiero, sempre in allerta ma sicuro, ed una smorfia di arrogante soddisfazione e sicurezza. Come al solito non trovai la forza di dirgli quello che in realtá pensavo; non volevo contraddirlo nè tanto meno spegnere quell'entusiasmo che l'avventura gli stava infondendo.
«Come siete silenziosa oggi, Emma», esordí il pirata con voce che lasciava immaginare un debole ghigno divertito sul suo volto.
«Non ho niente da dire», risposi sicura.
Uncino non disse piú nulla, ma fui certa che stesse sorridendo convinto mi sentissi in imbarazzo di fronte a lui, cosa che poi era effettivamente vera, ma finsi il contrario mantenendo la calma.
Continuammo il viaggio, immergendoci sempre piú tra gli alti arbusti che lasciavano filtrare pochi raggi di sole. Il tempo sembrava passare ad una velocitá estrema ed il mio stomaco non resistette piú in lá del mezzogiorno, quando il sole era alto in cielo, ed iniziai ad avvertire dei crampi per via della fame. Era dalla sera precedente che non mettevo qualcosa sotto i denti ed ero davvero molto affamata, ma non volevo dire nulla: sarebbe stato Uncino a decidere il momento in cui avremmo mangiato qualcosa. Ovviamente molto presto la pancia mi tradí, iniziando ad emettere dei leggeri brontolii.«Qualcuno ha fame, non è cosí?», domandò il pirata, voltandosi con un sorriso beffardo.
«Forse un pochino, ma posso aspettare», risposi infastidita, arrossendo un poco.
«Siamo quasi vicino al fiume. Ci fermeremo lí e poi riprenderemo il viaggio, va bene?», chiese piú tranquillo e gentile.
Annuii e continuammo ad avanzare tra rocce e radici da scavalcare, fino a quando, superati alcuni cespugli dalle bacche rossastre, giungemmo sulla riva del fiume e ci sedemmo entrambi su un grande masso. Uncino aprí la sua bisaccia e ne estrasse un grande pezzo di stoffa contenente due panini e un pezzo di formaggio. Mi porse uno dei morbidi e bianchi panini e con un coltello tagliò e mi offrí una fetta del formaggio. Assaporammo silenziosamente il nostro pranzo al termine del quale bevemmo dell'acqua dalla corrente del fiume limpido. Pronta a ripartire, iniziai a tornare verso il sentiero, ma mi accorsi che Uncino si era rimesso a sedere e sembrava non avesse intenzione di muoversi. Rimasi per alcuni minuti lí in piedi, le mani sui fianchi, piuttosto contrariata, mentre il pirata si sdraiava sulla roccia come se niente fosse.
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Love's wave
FanfictionLa Foresta Incantata è governata dalla Regina Cattiva e tutti sembrano essere devoti alla loro malvagia sovrana. Tutti tranne Emma. Ormai ha 28 anni e tutto ciò che sa è di essere stata trovata nella foresta una notte da Brontolo che decise di tene...