«Andiamo da qualche parte dolcezza?».
Rimasi spiazzata per alcuni secondi, ma subito il mio lato piú ribelle prese il sopravvento e gli intimai di spostarsi, ma nulla. I suoi occhi di ghiaccio continuavano a restare inchiodati nei miei mentre un intenso odore di rum mi invadeva la mente. Di colpo mi afferrò il polso, avvicinandomi a sè; cercai di liberarmi dalla sua presa, ma aveva una stretta d'acciaio.
«Lasciala subito andare!», intervenne mio padre che si stava catapultando verso di noi.
Il pirata, continuando a mantenere la presa sul mio polso, mi spinse dietro di sè e sogghignò: «Ascoltami bene sottospecie di gnomo: nessuno mi può dare ordini, nessuno!».
«Mi dispiace informarti che non farai assolutamente niente a mia figlia!».
Detto questo, Brontolo mi lanciò uno sguardo veloce, cercando di darmi un qualche segnale. Compresi all'istante e con la mano libera afferrai da un tavolo un boccale con il quale colpii fortemente la testa del pirata, facendolo accasciare al suolo. Nessuno nel locale si era accorto dell'accaduto, così Brontolo si affrettò ad abbandonare il corpo dell'uomo nel buio della notte. Una volta assicurato che non fosse rinvenuto, mi obbligò a tornare a casa mentre lui sarebbe rimasto alla locanda, cercando di mantenere l'ordine.
Mi incamminai verso l'abitazione a passo spedito, ma lungo le strade fangose continuavo a percepire una presenza alle mie spalle. Mi girai ripetutamente per accorgermi sempre che non vi era niente, se non qualche volatile che raggiungeva il nido per la notte. Cercai di mantenere la calma tornando a camminare, quando avvertii lo scricchiolio di alcune foglie secche. Mi voltai ancora una volta non trovando nessuno. Tirai un sospiro di sollievo e rivolsi nuovamente lo sguardo al sentiero verso casa, ma questa volta non mi ritrovai di fronte ad i soliti ramoscelli, ma bensì ad un affilato uncino.
«Lasciatemi in pace», dissi a denti stretti mentre cercavo di scansarmi da lui, ma così facendo ottenni solo il suo uncino premuto contro la gola. « Si puó sapere cosa volete da me? Sappiate comunque che non vi daró nulla, pirata!».
«Oh, questo purtroppo lo avevo capito, cara, ma appunto per questo siete la persona giusta per aiutarmi in una, per così dire, missione», commentò lui velocemente.
«Io non credo proprio, non...».
«Invece sì!», mi interruppe.« Adesso voi venite con me e ci mettiamo alla ricerca di quello che voglio trovare e non voglio sentire nè se nè ma, a meno che non vogliate mettere a rischio la vita dello gnomo o nano che sia. È tutto chiaro dolcezza?».
«Va bene», gli risposi, mandando giù il groppo che mi si era formato in gola. "Però permettetemi di avvertire mio padre della mia assenza, gli lascerò un biglietto».
«Farò un'eccezione, ma solo per questa volta e non dovete assolutamente dire nulla di tutto ciò. Andiamo».
Il tragitto verso casa fu molto silenzioso e potrei dire altrettanto terrificante. Il pirata non mi rivolse mai la parola, tranne che per dirmi di chiudere la bocca ogni qual volta provassi a domandargli in cosa consistesse la missione che stavamo per intraprendere.
Giunti a casa, scrissi velocemente una breve lettera in cui rassicuravo mio padre e, dopo aver recuperato alcuni oggetti personali e averli infilati in una bisaccia, il pirata mi condusse alla sua nave. A vederla da vicino, mentre camminavamo sulle assi del ponte che scricchiolavano, era davvero imponente e spaventosamente magnifica. Alcuni dei marinai, rimasti a bordo per la guardia, mi rivolsero sguardi disgustosi di apprezzamento.
«Tornate a lavorare!», li ammonì il pirata, notando il loro interesse verso di me. «Benvenuta sulla mia nave, la Jolly Roger. Ah, vi chiedo scusa, non mi sono presentato. Il mio nome è Killian Jones, ma mi faccio chiamare Uncino», continuò lui, mostrandomi l'uncino con un sorriso compiaciuto.
«Bene, io sono Emma. Ora posso sapere che ci faccio qui?», chiesi piuttosto scocciata.
«Come siamo impazienti!», esclamò, e per un istante ebbi paura che si fosse arrabbiato, ma tornò subito calmo.« Venite, vi racconterò tutto».
Scendemmo in quello che sembrava essere l'ufficio riservato al capitano. Uncino iniziò a frugare tra le mappe e le diverse scartoffie che stavano sulla scrivania finché non trovò ciò che gli interessava. Era il ritratto di una donna, più precisamente della Regina.
«La donna che vedete, qualche tempo fa, mi aveva proposto un'accordo, ma non si è dimostrata molto leale, visto che ha cercato di uccidermi».
«Siete qui per vendicarvi?», domandai.
«Diciamo di sì, solo che mi serve anche per un'altra vendetta personale. Dopodiché mi sbarazzerò di lei. Ma prima di tutto questo devo liberare la Foresta Incantata dal sortilegio lanciato da lei, così nel trambusto che si creerá mi sará più facile attuare le mie vendette», mi spiegò Uncino.
«Ed io in tutto questo che ruolo ho?», chiesi ancora confusa.
«Oh, Emma... per quel poco che vi conosco, ne sono sempre più certo». Sul suo volto si aprì un sorriso soddisfatto. «Voi siete la Salvatrice».
•ANGOLO AUTRICE •
Ciao ☺
Ecco qua il secondo capitolo, spero vi piaccia ✌
Vorrei tanto ringraziare coloro che stanno seguendo questa mia storia. Se volete, lasciate qualche commento, ho davvero bisogno del vostro parere
Grazie e al prossimo capitolo ♥
-xmikasvoice
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Love's wave
FanfictionLa Foresta Incantata è governata dalla Regina Cattiva e tutti sembrano essere devoti alla loro malvagia sovrana. Tutti tranne Emma. Ormai ha 28 anni e tutto ciò che sa è di essere stata trovata nella foresta una notte da Brontolo che decise di tene...