Voi siete la salvatrice
Quelle parole continuavano a risuonare nella mia mente, non riuscivo a comprendere e metabolizzare una tale notizia. Non esisteva nè in cielo nè in terra.
«Io la salvatrice di qualcosa? Non diciamo sciocchezze!».
«Emma, che mi crediate o no, è cosí. Indago sul sortilegio da molto tempo e sono sicuro che la persona che cerco siete voi, è una sensazione che ho ed io mi fido sempre del mio istinto, quindi senza troppe domande ci metteremo al lavoro», disse Uncino, lasciando intendere che non avrei piú avuto modo di contestarlo.
Ovviamente non gli avrei mai concesso di comandarmi senza neanche conoscere ciò che mi aspettava. «O mi dite quello che devo fare realmente o io...».
«Voi cosa? Andiamo Emma, vi credevo un pochino piú intelligente. Fate due piú due: dovrete liberare la Foresta Incantata dal sortilegio e no, non chiedetemi come, quello spetta a voi scoprirlo», e detto questo si affrettò a tornare sul ponte, facendomi segno di seguirlo.
«E ora si può sapere dove stiamo andando?».
«Non lo so, devo trovare un modo per far sí che quello strano potere che avete dentro venga fuori», disse Uncino pensieroso.
«Ma quale potere? Non ho nulla di simile!», sbottai.
«Si invece, è quello che ho scoperto dalle mie ricerche quindi, anche se non lo sapete ancora, prima o poi tirerete fuori qualche incantesimo che libererá tutti dal sortilegio», si affrettò a spiegarmi.
Nel mentre in cui discorrevamo riguardo ai poteri che secondo il pirata avrei dovuto possedere, ci fermammo sulla prua del veliero. Il cielo illuminato dalla luna era ricoperto da nubi grigiastre; da quando avevo memoria, non avevo mai visto le stelle, se non in qualche raffigurazione sui libri. Sembrava che il cielo riservasse tale bellezza ad altri luoghi.
«Uncino, non mi avete detto in cosa consiste il sortilegio», iniziai io dopo parecchi minuti di silenzio.
«Ecco, tutti gli abitanti della Foresta Incantata sono bloccati nel tempo e non ricordano le brutture degli anni precenti all'incantesimo oscuro lanciato dalla Regina, la adorano e non riescono a rendersi conto di quanto sia malvagio il suo modo di regnare».
«Dalla regina? Ho sempre avuto dei sospetti su di lei, ma non credo possa essere arrivata a tanto», dissi sorpresa.
«E invece è cosí, l'ho conosciuto personalmente e ho scoperto tutta la vicenda dopo essere stato imbrogliato da lei. È malefica, piú di chiunque altro abbia mai conosciuto. Non fidatevi mai di persone come lei», spiegò Uncino.
Da quando lo avevo conosciuto qualche ora prima, sembrava cambiare parola dopo parola, era come se i suoi occhi fossero velati da una dolce tristezza e rabbia per un passato che voleva lasciarsi alle spalle.
«Voi non siete come gli altri, vero? Intendo come pirata...», provai a chiedergli.
«Se credete questo siete proprio sciocca. Cara Emma, non pensiate che non sia crudele e spietato, perchè posso esserlo piú di chiunque altro. Buonanotte». Detto ciò mi voltò le spalle, tornando nella sua camera.
Fino a qualche secondo prima sembrava aver mostrato un lato piú umano mentre parlava della Regina e poi, tutt'a un tratto, era ritornato cupo e devo ammettere che in quel momento provai paura nel guardare quegli occhi azzurri accendersi di odio. Eppure non era cosí, lo si leggeva nei toni della sua voce, spesso spezzata nel cercare di intimorirmi.
Rimasi da sola sul ponte, faceva sempre piú freddo e all'alba mancava ancora molto. A casa non potevo tornare o Uncino me l'avrebbe fatta pagare, ma su quella nave non sapevo dove mettermi a riposare. Cercavo un posto dove potessi ripararmi dal vento, ma non mi venne in mente nulla. Provai allora a scendere sottocoperta, nonostante i brividi che mi percorrevano la schiena al pensiero di combinare qualcosa che non andasse bene al pirata. Scesa la scala, mi ritrovai in un corridoio buio con qualche candela accesa in qua e in lá. Mentre camminavo con attenzione e paura, dalla parete alla mia destra uscí un suono terrificante e riuscii per poco a trattenere un urlo. Mi ci vollero un paio di secondi per scoprire che il rumore appena sentito era solo il russare di un marinaio in una delle brande coperte da una tenda. Mantenendo la calma, avanzai ancora lentamente nella speranza di potermi mettere al piú presto a riposare, ma purtroppo quel giorno sembrava che la fortuna non girasse a mio favore. Uno degli uomini della ciurma si era infatti svegliato, potevo sentirlo mentre poggiava i piedi sul legno della barca e sbadigliava. Cercai di nascondermi, schiacciandomi contro un pilastro e trattenendo il respiro; lo sentivo avvicinarsi, passo dopo passo, ormai quasi vicino a me. Non riuscii a rendermene quasi conto nell'agitazione del momento, ma la sua figura massiccia ormai era di fronte a me. Una manona mi afferrò per una spalla, portandomi alla luce fioca di una candela poco lontana.
«E cosí il capitano ci manda una donna, eh?», sogghignò mentre altri uomini si alzavano a controllare cosa stesse accadendo.
I cinque pirati che mi ritrovai attorno avevano un'aria sudicia ed emanavano un odore nausebondo di alcol e sudore. Avevano tutti l'espressione di un cane a cui si mostra una bistecca; provai una forte paura, puro terrore.
«Non perdiamo tempo», ordinò il piú grosso, afferrandomi per il pizzo della scollatura che si strappò.
Non potevo lasciarmi trattare in quel modo, cosí iniziai a divincolarmi urlando, ma lo squarcio sul mio vestito continuò ad allungarsi mentre sempre piú mani si facevano avanti, afferrandomi. Quando mi resi conto che nessuno dei pirati rimasti nelle brande sarebbe venuto in mio aiuto, capii di non avere piú scampo.
«Si può sapere cosa sta succendo qui?!». Uncino illuminava il corridoio con un candelabro mentre, piuttosto seccato, si avvicinava agli uomini che avevano allentato la presa su di me.
«Capitano, ci perdoni, ma la donna che ci avete mandato non...»
«Quale donna?!», lo interruppe Uncino spazientito.
Gli uomini mi spostarono di lato, intanto io cercavo di tenere insieme l'abito che lasciava ormai intravedere il corsetto. Uncino sembrò sbiancare mentre a denti stretti boffonchiava uno stupida. Si avvicinò e mi afferrò, ammonendo la ciurma per il comportamento e trascinandomi via.
«Non so se devo dare la colpa a me per non avervi avvertita e messa al sicuro o se devo darla a voi per il vostro modo di essere troppo impulsiva e brava a cacciarvi nei guai», sentenziò a bassa voce mentre raggiungevamo il suo studio.
Mi fece sedere sul suo letto, aprì l'armadio e mi passò alcuni dei suoi vestiti.
«Potete mettere questi e dormirete qui», disse tranquillamente.
«Grazie. Per tutto...», cercai di dire imbarazzata e ancora un pò scossa dall'accaduto.
Uncino si avvicinò, appoggiò le mani sul letto ai lati delle mie gambe e mi ritrovai le sue labbra a sfiorarmi l'orecchio, mentre con voce suadente sussurrava: «Emma, per quanto possa cercare di essere garbato nei vostri confronti, vi consiglio vivamente di non mettervi piú nei guai e soprattutto di evitare di mostrarvi a me in queste condizioni provocanti o potrei seriamente perdere il controllo, non so se mi spiego».
Si allontanò, spense la candela con un soffio e uscí dalla stanza, lasciandomi paralizzata con il cuore che batteva a mille e altri pensieri e preoccupazioni a riempirmi la testa. Ero confusa dai suoi comportamenti, mi spiazzavano ogni volta che passavano dall'essere dolci all'essere arrabbiati. Non avrei resistito a lungo. Quella missione doveva finire al piú presto.
•ANGOLO AUTRICE•
Ciao ☺
Chiedo veramente scusa per il ritardo, ma il tempo a mia dispozione per scrivere era veramente poco cosí come l'ispirazione per il capitolo. Ringrazio comunque coloro che stanno seguendo la storia, sperando continuino ad apprezzarla.Al prossimo capitolo ❤
-xmikasvoice
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Love's wave
FanfictionLa Foresta Incantata è governata dalla Regina Cattiva e tutti sembrano essere devoti alla loro malvagia sovrana. Tutti tranne Emma. Ormai ha 28 anni e tutto ciò che sa è di essere stata trovata nella foresta una notte da Brontolo che decise di tene...