Il periodo delle castagne e dell'oro

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Metà ottobre, l'odore di novembre. Quel momento in cui la testardaggine di un leggins corto al ginocchio lasciava definitivamente spazio ai jeans stretti fino alla caviglia; stivaletti al posto delle ballerine.

Era il periodo in cui cadevano le foglie, cadevano i capelli e cadevano le speranze di rivedere presto la bella stagione.

Era il periodo delle castagne, dell'oro e del rame appesi alle fronde degli alberi.

Per Gayle era solo il periodo in cui iniziava a imprecare contro l'armadio e contro gli strati di vestiti, che si sommavano gli uni sugli altri per venire incontro alla regola della "cipolla". Ma era anche il periodo delle enormi tazze di bevande calde, che potevano variare tra infusi, tè e tisane; bastava fumasse e avesse dell'erba sminuzzata che vi galleggiava dentro, meglio se fruttata. Avrebbe potuto anche essere il periodo del caffè, lungo e con un goccio di latte, se non fosse stato che ne beveva a litri anche durante il resto dell'anno.

Di certo, non avrebbe mai pensato di poter incontrare il suo destino proprio nel cuore dell'autunno, camminando in un parco uguale a tanti altri; né avrebbe pensato che sarebbe stato un contatto di pochissimi istanti, frazioni di secondi, quelli perfetti in cui alzare la testa dalle foglie ingiallite e già cadute per incontrare dell'altro giallo, più intenso, di un cappottino in stile anni '50 che stringeva un vitino da vespa e poi si apriva in un'ampia campana. Doveva esserci una gonna gonfia di tulle, là sotto, e una proprietaria tanto eccentrica quanto modaiola. Qualcuno sicuro di sé il doppio di una persona normale.

Si passarono accanto senza sfiorarsi; gli occhi di Gayle catturarono giusto un profilo di labbra rosse prima che l'ampia tesa rigida del cappello nero coprisse il resto, sulla scia di un delicato aroma di cocco.

Gayle abbozzò un sorriso nel pensare di essere, con i suoi mocassini e i pantaloni risvoltati sulle caviglie, una vera sciattona. Cardigan aperto su una t-shirt infilata a metà nei jeans, blazer nero e dita a smanacciare il ciuffo che non aveva neppure pettinato, tanto andava di fretta.

Premette il pulsante sull'auricolare mentre il telefono vibrava per una chiamata in entrata.

«Dove sei?» sospirò una voce maschile dall'altro capo.

«Vicina. Pochi minuti e ci sono.»

«Allora vieni direttamente alla mia macchina, abbiamo un nuovo caso. E mi hai preso le ciambelle? Dimmi di sì, sii buona. Ho bisogno di dolcezza, oggi.»

«Certo che te le ho prese, Tony, altrimenti per quale altra ragione sarei uscita? A ogni modo, io sono sempre buona. Fossi cattiva, sputerei ogni mattina nel tuo caffè.»

«E chi mi dice che tu non l'abbia già fatto?»

«La fiducia tra partner?»

«Mi riservo il diritto di essere scettico.»

«Che uomo di poca fede.»

Non che lei ne avesse dipiù, ma nel chiudere la chiamata aveva ancora nelle narici l'odore di cocco e negli occhi il giallo di un cappottino incrociato nel periodo delle castagne e dell'oro.

Il Lusso dell'Angelo: Figli di Giuda #1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora