L'incanto del pavone

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Raggiunsero la centrale in un'ora, ma solo perché, a un certo punto, avevano acceso la sirena ed erano riusciti ad aprirsi un varco nel traffico impazzito di Starlen City.

Il periodo di Samhain era un delirio in tutti i sensi, lo videro anche nell'atrio della centrale, dove da un paio di giorni il viavai li investiva con velocità raddoppiate e persone che spuntavano da ogni angolo.

Zigzagarono fino all'ascensore, ma la coda che arrivava addirittura al muro opposto fece scegliere loro la via delle scale. Si sarebbero aspettati di trovare tutti alle scrivanie, intenti a bruciarsi l'ultimo sprint prima della pausa pranzo, cui mancava un'ora; quando giunsero al piano, invece, Gayle e Tony videro i colleghi ammassati fuori dalla porta del capitano Van Hoer.

Gayle appoggiò il blazer alla spalliera della propria sedia e tirò su le maniche del cardigan con un gesto deciso. I braccialetti di cuoio con le rune protettive scivolarono per tornare a raccogliersi al polso.

«C'è una riunione straordinaria o state solo facendo i guardoni dal buco della serratura?» chiese.

«È arrivata quella del DdN.» Il tenente Feldman, uno tra i più anziani della sezione Omicidi e crimini violenti, li raggiunse trafelato, indicando con il pollice l'ufficio alle sue spalle. «Sta parlando con Van Hoer, vi stanno aspettando.»

«E quindi?» Tony sistemò distrattamente il colletto della camicia, si affiancò a Gayle e gli scarsi dieci centimetri di differenza tra loro risaltarono subito: con il suo metro e ottantasette, lei si era aggiudicata il titolo di donna più alta della centrale. «Non ne ha mai visto uno, prima? Non si faccia sentire da Stratford, che se la lega al dito.»

«Mi prendi per un rimbambito, Alvarado?» Feldman piegò il capo in avanti e il riflesso di un debole raggio di sole brillò sulla sua lucida pelata. «Questa è diversa. Neppure sembrava una negromante, a prima vista. Poi però...» Contrasse le spalle e allentò appena il nodo della cravatta. Con la mano, Gayle si accorse che cercava il legno del tavolo più vicino. «... che occhi.»

Gayle arricciò gli angoli delle labbra sottili in una smorfia ironica. Trovava divertente qualsiasi forma di scaramanzia, che tra streghe e stregoni girava in gran quantità, soprattutto quando si trattava dei negromanti.

«Oh, mamma. È così brutta?»

«Affatto.» Una risposta secca e repentina. Poi il brillio aggressivo si spense in fretta negli occhi di Feldman. «Vai a conoscerla. Te l'ho detto che aspettano voi. Però, facci una cortesia, Stoner: non tenerla qui troppo a lungo, okay? È inquietante.»

Per Gayle fu più inquietante il tenente, con il suo umore cambiato nel giro di poche parole e quella sottile patina di goccioline comparsa sulla pelata. Li piantò così com'era arrivato per tornare al proprio posto e infilare la testa nei rapporti ammonticchiati.

Tony le lanciò un'occhiata perplessa quanto quella che i suoi occhi scuri non mancarono di riflettere.

«Okay...»

«Perché sento che la giornata sta per diventare una merda?» mormorò Alvarado.

«Ti prego, non chiamiamocela. Ti prego.»

Come li videro, i colleghi si aprirono per farli passare, pur rimanendo accalcati nei paraggi; la curiosità che li animava era spietata e timorosa allo stesso tempo. Gayle sentì i loro occhi addosso. Occhi che conosceva da anni, uniti a quelli che forse neppure si erano incrociati se non per pochissimi minuti: una battuta accanto alla macchinetta del caffè, un cenno del capo nell'ascensore. Passato bene il weekend? Grigliata in famiglia, il solito; ho sentito che avete preso il ladro di Cove Street, bella roba.

Il Lusso dell'Angelo: Figli di Giuda #1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora