2.The story of my life

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Quando Yuri arrivò alle scuole medie era consapevole che nulla sarebbe cambiato e tutto ciò che poteva fare era studiare.
Forse era l'unica cosa che sapeva fare bene.
Era la secchiona della classe e forse lo faceva per compiacere i suoi genitori o per sentirti capace ma quando si metteva a studiare il resto del mondo spariva.
Amava la matematica più di ogni altra cosa.

Yuri era una bambina buona, pericolosa si, ma buona.
Non avrebbe mai fatto del male a qualcuno volontariamente e tendeva a vedere il buono delle persone anche quando non c'era.

Quando arrivò il momento di scegliere le scuole superiori Yuri era già fermamente convinta di cosa volesse fare.
Voleva diventare un Hero.
Sapeva che sarebbe stato difficile, sapeva che forse non c'è l'avrebbe fatta ma ci credeva.

Aveva preso l'abitudine di raccontare storie su eroi a sua sorella prima di addormentarsi, forse perché quando Vivio glielo chiedeva con quei due grandi occhi da cerbiatto non poteva dirle di no, così si ritrovava qualche ora prima a cercare qualche famosa impresa di qualche eroe e col tempo aveva finito per appassionarsi anche lei a quelle persone all'apparenza così forti.

<<Sei la mia eroina preferita.>>
Aveva sussurrato dolcemente Vivio prima di addormentarsi stringendo la mano della sorella che, senza farsi sentire, a quattordici anni, iniziò a piangere amaramente con la consapevolezza che quello in cui sarebbero cresciute entrambe era un mondo troppo corrotto e marcio per un anima pura come quella di Vivio.
Aveva promesso di proteggere sua sorella con il cuore di una bambina.
Ora, con quelle lacrime, sanciva la promessa di farlo con il cuore di un'adolescente.

Faceva particolare attenzione a far sì che la sorella minore non assistesse ai litigi e alle sgridate che i genitori le riservavano anche per le cose più stupide.

È troppo piccola per questo.

E dentro di lei sperava che anche una volta diventata grande Vivio avrebbe continuato a guardarla come un punto di riferimento, a guardarla con affetto, e che non avesse cominciato a trattarla come facevano i loro genitori.
Voleva tenerla lontana da tutto quell'odio che una bambina di a malapena quattro anni non doveva provare sulla propria pelle.
Perché quel genere di odio ti rimane addosso, ti sporca, ti abbraccia, ti si cuce addosso diventando come un peccato, una colpa che nessuno può perdonarti.
Noi non siamo fatti per odiare.
Tutti noi nasciamo buoni, il problema è, che crescendo, non tutti rimangono tali.

I genitori di Yuri, Chloe e Mark, avevano cercato più volte di inculcare nella testa della loro figlia minore il pensiero di puro odio nei confronti dell'altra ragazza ma Vivio era troppo piccola per capire e lasciarsi influenzare e i genitori, nonostante fossero infastiditi dall'insolito attaccamento del loro tesoro verso quello che consideravano il più grande fallimento della loro vita, lasciarono perdere.

<<Primo o poi ti odierà anche lei.>>
Yuri ne era consapevole, ma era troppo bello avere qualcuno che la guardasse negli occhi, che non scappasse o bisbigliasse ogni volta che passava, che non la ripudiasse come avevano fatto tutti coloro a cui teneva.
Era troppo bello.

Quando i suoi vennero a sapere della scelta che aveva fatto per le scuole superiori non si opposero, erano sicuri che una figlia come la loro non avrebbe mai passato i test di ammissione.
Forse fu fortuna o semplicemente il preside della sua scuola l'aveva presa in simpatia, ma entrò alla U.A tramite raccomandazione.
Il suo cuore esplose di gioia.

<<Perché vuoi diventare un Hero?>>
Sua madre le aveva posto questa domanda quando le aveva riferito quanto detto dalla preside.

Voglio creare un mondo un migliore per Vivio.
Voglio salvarla da te.

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