Jules teneva le braccia sulla sua pancia,
mentre era sdraiata sul suo letto,
o almeno, 'suo' per breve tempo.
Fissava il soffitto del suo appartamento, immersa nei suoi pensieri. Rue, Rue, Rue.
Non riesce a togliersi l'immagine di Rue che piange, con quegli occhi supplicanti.
I suoi occhi parlavano chiaro «Non lasciarmi», dicevano. E io l'ho lasciata, pensò. Jules pianse, per almeno la trentesima volta.
Era preoccupata per Rue, voleva assicurarsi che stesse bene, ma temeva che lei non volesse più sentirne parlare. L'ha ferita, l'avrebbe capita. Aveva ragione, non doveva lasciarla lí. In quel momento, Jules voleva che Rue fosse al suo fianco, in quel letto d'appartamento. Si asciugò le lacrime, controlló il telefono. 80 chiamate perse da 'Papà'.
« Cavolo » disse Jules, ricordandosi di non averlo chiamato ieri. Il telefono squillò. « tuuuuu-um ». Jules attendeva.« Jules! Santo cielo! » Esclamò suo padre, dall'altra parte del telefono.
« Papà, scusami tanto se- » Non la lasciò finire, aveva troppe domande e troppe preoccupazioni da genitore.
« Ma dove sei? Sei da Rue? Ti prego dimmi che stai bene! Ti aspettavo stanotte »
Era preoccupato, la sua voce tremava.
« No, no papà, non sono da Rue.
Sono.... - aveva paura della sua reazione, e si fermò - Sono partita. Dovevo staccare un po', sto bene, sono in un appartamento. Per favore, non arrabbiarti » Jules era mortificata.Suo padre, non si aspettava certo una risposta del genere. Partita? E dove?
« Jules, non sono arrabbiato. Ma non puoi andartene così, e senza avvisarmi! Hai del cibo? Soldi? Acqua? Vestiti? E dove sei? Che città? » Di nuovo tante domande, tutte in una volta.
« Sono a Santa Monica. Non molto distante da lì, stai tranquillo, ok? »
« Va bene. Sono felice di sentirti. Ma stai bene? Emotivamente, intendo. »
Suo padre si preoccupava sempre per lei, d'altronde, era l'unico genitore che le era sempre stato affianco.
« Devo essere sincera? Non molto. Ecco perché avevo bisogno di una pausa. Puoi dire a scuola che sto male, o qualche scusa? »
« Va bene, certo. Ma quando tornerai? »
« Molto presto, spero » In realtà, Jules non lo sapeva.
« Stammi bene, ti voglio bene. Chiamami ok? »
E riattaccò. Sorrise, sentire suo padre fu confortante e per un attimo si scordò tutti i problemi. Si affacciò dalla finestra: che bel tempo, oggi. Ma non aveva voglia di uscire, era troppo triste per fare qualunque cosa.
Aveva molta fame, ma non aveva cibo in appartamento. E questo, la costrinse ad uscire.
Si infiló una gonna, i suoi stivali, e uno dei suoi crop top. Cosa avrebbe mangiato? Non lo sapeva. Le strade erano molto tranquille e le case tutte colorate, era bello e voleva che Rue fosse qui a vedere. Le mancava. Prese il telefono decisa a scriverle, dopotutto, era lei che doveva prendere l'iniziativa. Rue era troppo ferita per farlo. Si fermò su un marciapiede, cliccó sul contatto «Rue Rue» con un cuore. Sorrise. Amava il suo nome, e amava lei. Era amore? Ne era sicura?« Ciao Rue, spero tu non sia arrabbiata. Vorrei parlarti, chiamami, o scrivimi.. Se vuoi. Spero tu stia bene. baci,
Jules. »Invia. Sospirò, ce l'aveva fatta.

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Non lasciarmi | Rue & Jules
Ficção AdolescenteCosa accadde quella notte in cui, Jules salí su quel treno? Come cambió la vita di Rue, avendo perso l'amore della sua vita? Ritornerà? La penserà? Le scriverà? Rue se lo chiede ogni giorno.