Capitolo 1

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Capitolo uno.



Mi chiamo Emma Franklin ed ho diciassette anni. All'apparenza posso sembrare una semplice ragazza, ma la mia vita non è tanto semplice come appare.

Vivo in un caravan da quando mia madre ha perso la vita e mio padre il lavoro.

Quando mio padre non è in casa, dovendo procurare l'essenziale per poter portare avanti la nostra famiglia, sono io a dovermi prendere cura di mio fratello Ben.

Si può dire che tempo fà la mia vita era perfetta. Avevamo una casa abbastanza grande, dei genitori affettuosi ed avevo un hobby.

Fino ad un anno ero una delle Cheerleader della mia scuola, però dalla perdita di mia madre e il licenziamento di mio padre siamo dovuti trasferirci. Ciò significava di dover cambiare anche scuola, trovare nuovi amici ed iniziare una nuova vita.

Nessuno era al corrente dei nostri problemi famigliari, che ci siamo dovuti trasferire in un caravan perchè a stento riuscivamo ad arrivare a fine mese con quello che mio padre portava a casa.

Scrivevo tutto ciò che accadeva nella mia vita all'interno del mio diario, così ogni sera ripassavo la mia giornata rendendomi conto di quanto la mia vita sia cambiata nel corso di un anno. Addormentandomi quasi ogni notte piangendo, desiderando di poter tornare indieto nel tempo e rivivere quella cosiddetta 'vita perfetta'.

Non è facile essere la nuova arrivata, specialmente non al College, dove tutto si gira attorno al tuo aspetto o la tua reputazione.

Come tutti i giorni mi siedo ad un tavolo libero nel cortile del Campus ed inizio a scrivere nel mio diario.

'29.Marzo 2016.

Caro diario, ho pensato molto a lungo cosa fosse stato a far cambiare la mia vita così radicalmente in pochissimo tempo, ma penso proprio che sia stato il destino a decidere su di me.

Mi manca mia madre.. lei per me ci è sempre stata e mi ha aiutata anche quando non ne avevo bisogno.

Non riesco ad eliminare quelle maledette scene dalla mia mente, quando ha avuto quel incidente in macchina.

Era rimasta qualche speranza che avrebbe sopravvissuto,quindi la portai in ospedale con mio padre, dove però non resistette a lungo.

La mia mente era colma di rabbia e tristezza in quel momento,quando la vidi morire su quel lettino ospedaliero. Mio padre, mio fratello ed io ci siamo sentiti persi a non averla più tra di noi.

Lei è stata la donna che ha messo al mondo sia me che mio fratello, vedendoci crescere ed essendoci sempre, nel bene o nel male.

Però questi sono rimasti solo dei ricordi. Da quando è morta e mio padre ha perso il suo lavoro tutto è cambiato.

Adesso sono io a dovermi occupare di tutto e le crisi isteriche che a volte vengono a mio padre non rendono la situazione affatto facile, anzi.

Non abbiamo abbastanza soldi per poter pagare una casa o un piccolo appartamento, quindi non ci resta altro che vivere in questo Caravan ormai quasi del tutto diroccato.

Ho dovuto rinunciare a tutto, il mio hobby che tra l'altro era anche il mio sogno. Quello di continuare ad essere una Cheerleader e pensavo davvero di poter fare strada con questa mia passione, pensavo davvero di arrivare lontano e magari di partecipare a svariati tornei, però con il cambio di scuola e la mancanza di soldi non sono più riuscita a far parte del gruppo delle Cheerleader.

Neanche ho il coraggio di chiedere a mio padre del denaro per potermi iscrivere, abbiamo poco e niente, cerchiamo di non morire di fame, quindi non c'è bisogno di mettere in mezzo anche questo discorso solo perchè sta bene a me.'

Sento qualcuno sfiorarmi la spalla e chiudo il mio diario a scatto. Mi giro per vedere chi sia ad avermi toccato e per quale motivo.

Mi ritrovo davanti tre ragazze con la uniforme da Cheerleader che mi sorridono in un modo quasi inquietante.

"Posso aiutarvi?" chiedo insicura, ricambiando il sorriso.

"Ciao, tu devi essere Emma. Abbiamo sentito parlare in giro che hai lasciato la tua vecchia squadra di Cheerleader per venire al nostro College." squittisce la bionda.

"Già, sono io. Ma come.." non riesco a terminare la mia domanda che vengo interrotta dalla mora.

"Il nostro Coach lo ha detto a tutta la squadra. Comunque io sono Mandy, la bionda si chiama Stacy mentre lei è Trina." spiega lei, indicando infine la ragazza con la pelle più scura, sembra di origine africana o qualcosa del genere.

Dopo pochi attimi di silenzio è Trina a parlarmi.

"Quindi sei ancora interessata al Cheerleading?" chiede entusiasta.

Certo che lo sono, ma come senza abbastanza denaro ?

"Ehm.. beh non credo che sia il caso, non faccio la Cheerleader da più di un anno, non credo di essere più tanto pratica come lo ero una volta" cerco di sviare il discorso, fallendo.

"Non dire cazzate, certe cose non te le dimentichi facilmente e poi che ti costa provare? Ti aspettiamo domani alle 15:30 in palestra, miraccomando puntuale." cerca di intimorirmi lei, girandosi e trascinando le altre due dietro di se, come se fossero le sue schiave.

Perfetto, ora come lo spiego a mio padre ?

La campanella suona per annunciare la fine dell'ultima ora ed io inizio a mettere i libri dentro la borsa.

Cammino con passo veloce e deciso fuori dalla scuola per salire sulla mia bici e facendo strada verso 'casa'.

"Papà,Ben? Sono tornata." poso la borsa e mi sfilo la giacca buttandola da qualche parte, senza una vera meta.

"Ehi, eccoti" esclama mio padre, accogliendomi in uno dei suoi delicati abbracci. Mi mancavano un sacco questi momenti sdolcinati tra me e mio padre, tanto quanto mi manca mia madre.

"Com'è andata a scuola?" chiede sembrando molto interessato.

Beh a dire la verità non è andata male, però il fatto di non potergli dire cosa mi è stato proposto dalle Cheerleader è frustrante. So che se glielo dico lui non farà altro che insistere ad andarci e che non c'è alcun problema riguardo al denaro, che ci penserà lui e che non devo tormentarmi con questo argomento. Ma non posso, non posso perchè neanche lui può. Nessuno di noi può permettersi di fare ciò che vuole con i soldi che abbiamo, perchè ne abbiamo poco e niente.

"è andata bene" dico in un sussurro, non riuscendo a guardarlo negli occhi, perchè so che se alzerei lo sguardo lui capirebbe ed è questo il problema, capisce fin troppe cose. Non deve sapere come mi sento, deve pensare che io sia felice, che non c'è niente che mi tormenti.

Mi dirigo verso il mio letto, sdraiandomi e pensando a quanto realmente sia difficile la mia vita. Però poi ci ripenso e vedo che non sono da sola, che non mi hanno abbandonata è che ho ancora la mia piccola famiglia, formata da me, mio padre e Ben. E capisco che non ho perso tutto nella mia vita, anche se mia madre per me era tutto e lo è ancora perchè io non l'ho dimenticata, non la dimenticherò mai.

One secret, thousand problems.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora