Per l'eternità pt.4

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Non riuscii a trovare un supporto più dignitoso nel bel
mezzo della notte, così fui costretta a dichiarare la mia abdicazione
su un opuscolo turistico, e fu così che io scrissi
Miei cari familiari,
intraprendere una guerra contro gli strangis è inutile.
Nell'interesse di tutti, è meglio che io torni in Sardegna
e rinunci al ruolo di principessa. La mia ultima volontà in
qualità di vostro sovrano è che ciascuno dei Dragomir si sottometta
senza ulteriori resistenze agli strangis. Vi sto chiedendo
di diventare parte del loro clan così che la pace finalmente
venga raggiunta. Pertanto sarete assoggettati alla
loro volontà.
Questo è ciò che comando il 26 febbraio a mezzanotte con effetto immediato a partire dalle 6.30 di questo stesso
giorno, un momento prima della mia effettiva abdicazione
che avverrà alle 7 precise,
Antanasia Dragomir.
Lasciai il biglietto sul tavolo della sala da pranzo Ero sicura che zio Dorin
l'avrebbe trovato li a colazione. L'opuscolo, attaccato a un
candeliere perlato , aveva un'aria ridicola.
Sperai che almeno le mie parole avessero un tono ufficiale.
In ogni caso, quando l'avrebbero letto, io non ci sarei più stata e il destino dei rispettivi clan non sarebbe stato mai
più un mio problema.
Questo non accadrà mai, carola
Non mi ero tolta l'abito perché volevo presentarmi davanti a Luigi nel modo più regale e suggestivo possibile,
ma questo mi rese ancora più difficile cambiare le marce
una volta a bordo della ypsilon elefantino La coda del vestito si impigliava
continuamente ma in un modo o nell'altro, riuscii
a uscire dal parcheggio e a immettermi nelle stradine
che si diramavano come tralci di una vite verso il castello
di Luigi. Mi rallegrai di aver chiesto zio Dorin le indicazioni di
quel castello, cosi vicino al mio e, allo stesso
sì diverso nell'aspetto, perché in quel momento
ricordai il percorso che avevamo fatto, nonostante la
notte fra le montagne fosse nera come la pece. Andando
avanti, cominciai però a temere di essermi già persa più
volte perché il viaggio sembrava interminabile. Ma, dopo
poco, intravidi le guglie appuntite del castello, come lance
contro la luna piena, e imboccai un piccolo sentiero.
La
strada era molto ripida, interrotta di tanto in tanto
Forza incoraggiavo la ypsilon stringendo il volante e
spronandola a non darsi per vinta, ogni volta che il motore stava dando segni di cedimento.
Poi l'asfalto 'interruppe e sprofondai nella melma. Ma
proprio quando iniziavo a credere che quel bosco non
avesse fine, un cancello di pietra e ferro mi apparve da
vanti, elevandosi fino a quasi tre metri d'altezza. Come
avevo fatto a scordarmene? Inchiodai, tirando il freno a della ypsilon
mano con tutte le mie forze.
Mi addentrai nella proprietà degli strangis e all'improvviso
udii il cancello richiudersi dietro di me con un
forte rumore metallico, come un sinistro gong che squarciava
il silenzio in cui il bosco era avvolto. Mi voltai, sentendomi
improvvisamente vulnerabile. Il mondo si era
chiuso alle mie spalle. Ero prigioniera... di cosa? Di vampiri , sicuramente, e di chissà cos'altro. Mi tornò in mente
ululato di quel lupo. E se Luigi avesse avuto dei lupi da
guardia?
Sarebbe forse stato meglio tornare al cancello e rifugiandomi
di nuovo in macchina?
Sentii strisciarmi dentro la paura di essere ormai in
trappola, ma non ebbi la minima esitazione. Non avrei
fatto dietro fronte. Davanti a me si apriva un sentiero invisibile
illuminato solo dalla debole luce della luna che riusciva
a penetrare nel fitto degli alberi. Non avevo scelta,
A ogni passo, diventavo sempre più consapevole dei rumori intorno a me rami spezzati e fruscii di foglie calpestate da animali in fuga ti progo, fa che siano pipistrelli...
spaventati dal mio arrivo. Ma sapevo che da qualche
parte si nascondevano animali molto più grandi. Riuscivo
a sentirli vicino a me, cosi prima accelerai il passo poi mi
misi a correre, nonostante l'abito mi fosse di grande intralcio
su quel terreno scivoloso.
Oh ti prego, fa che il castello sia vicino... Il mio respiro
si fece cosi pesante che tutti gli altri rumori passarono in
sottofondo, cedendo il posto ai mostri che popolavano la
mia immaginazione, Loro non facevano rumore.
poi inciampai. Ma prima che cadessi in ginocchio
, due mani mi afferrarono e mi tirarono su, rimet-
tendomi in piedi in un baleno.
Non feci nemmeno in tempo a urlare. Sallevai la testa
di scatto per vedere chi mi avesse aiutato e mi ritrovai da-
vanti, immerso nel bagliore lunare, Luigi, in piedi a
pochi passi da me con le braccia incrociate sul petto, come
a volermi bloccare il passaggio. Qualcuno però mi stava
ancora trattenendo per le braccia. Mi guardai attorno e
vidi due uomini, o meglio due vampiri, che avevano evidentemente ricevuto l'ordine di immobilizzarmi.
«Eliberati-o!» tuonò Lucius nella sua lingua. «Lasciatela andare!

𝙿𝚛𝚘𝚖𝚎𝚜𝚜𝚒 𝚟𝚊𝚖𝚙𝚒𝚛𝚒 𝚟𝚎𝚛𝚜𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚒𝚗𝚎𝚍𝚒𝚝𝚊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora