Arrivo

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Sono così stanca, questo viaggio sembra durare un'eternità, i vestiti che indosso mi sembrano essere fin troppo stretti nonostante abbia scelto una tuta per stare comoda e la mascherina non mi permette quasi di respirare. Finalmente ci siamo, sono arrivata. Il clima della California è addirittura più caldo di quello che mi sono lasciata alle spalle in Sicilia e mi costringe a rimuovere la giacca. Recuperati i bagagli mi dirigo all'uscita dove un'addetta dell'agenzia mi accoglie, insieme a quella che sarà la mia famiglia per questi 10 mesi, o per lo meno una parte. Lei sembra molto dolce è disponibile, so che è una maestra ma anche una pittrice mentre lui fa il pianista. 

"Hey" dico un po' impacciata.

"Benvenuta" esclama la donna dell'agenzia, "non vedevamo l'ora di conoscerti, pronta a vivere questa avventura?" proseguono loro quasi in coro.

"Si sono entusiasta, non riesco ancora a realizzare del tutto"

"Tranquilla, ora sei qui, rilassati, sarai stanchissima" mi calmano loro.

Dopo una serie di raccomandazioni, ci dirigiamo verso l'auto, come previsto già sulla vettura crollo fra le braccia di Morfeo e mi risveglio una volta arrivati a casa. Al contrario di ciò che mi aspettassi, nella casa sta avvenendo una festa, quello che dai documenti so essere il figlio della coppia, mi sorride con una birra in mano, e i suoi amici si girano tutti verso di me, salutandomi nella mia lingua. 

"Io sono Stijn" fa lui, avvicinandosi; è un ragazzo molto alto, la pelle chiara e i capelli ricci e scuri come anche gli occhi. 

"Elena" mi presento. Il resto della serata passa abbastanza velocemente, non fu proprio una vera festa, più un pre-serata, poi dopo un tour della casa e una doccia mi siedo finalmente sul letto.

Chiamo la mia famiglia e gli mostro la stanza, non molto grande ma abbastanza accogliente, sistemerò tutto meglio domani, adesso voglio solo dormire.

Quando mi sveglio ci metto 5 minuti a capire dove sono, poi mi lavo il viso e scendo in cucina. Tutti sono indaffarati, ma appena entro mi accolgono calorosamente e mi spiegano le varie opzioni per la colazione. Passo il resto della giornata a sistemare le mie cose e poi decido di fare una camminata per curiosare un po' in giro. Con la musica giusta avviata nelle cuffie, quel posto sembrava più magico di quanto già non lo fosse di suo. Mi è stato comunicato che inizierò la scuola tra una settimana e che utilizzerò questa per ambientarmi, ma io mi annoio facilmente e non ho assolutamente intenzione di passare a casa questi giorni. Tornati a casa c'è solo Stijn seduto in cucina, con le gambe incrociate sul tavolo.

"Hey, dove sono tutti?" 

"Usciti, dovevano fare alcune commissioni, sto facendo la pizza se ti va" fa lui alzandosi e dirigendosi verso il forno a controllare la pizza surgelata.

"Pizza ahahaha" rido io "non avrai davvero il coraggio di chiamare quella cosa pizza, non ha spessore"

"Oh abbiamo una maestrina qui, bene, più pizza per me" fa lui con un sorrisino in volto.

"Non ho mica detto che non la voglio" mi metto subito sulla difensiva, non mi piace essere criticata, soprattuto da qualcuno che non mi conosce.

"Va bene... per sta volta" continua lui, poi mette a pizza nel piatto e la taglia a spicchi.

Afferro un pezzo di pizza e do un primo morso, "Ai" grido, mi ero bruciata

"È calda signorina" si prende gioco di me.

"Hai solo due anni più di me, non chiamarmi mai più signorina o rischi di non avere più una bocca con cui parlare " lo minaccio con il trancio di pizza; questo ragazzo mi ispira e mi tratta come se mi conoscesse da un po' quando invece sono passati solo pochi giorni. 

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