Stanza Singola

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Ti direi che sono qua per caso
Ma tanto lo sappiamo tutti e due
E quando metto il caffè sopra al fuoco
Faccio ancora la moka per due

Manuel era stanco, stanco di dover far finta di nulla, stanco di dover sentire di continuo i sensi di colpa, stanco di star male. Aveva provato in tutti i modi ad autoconvincersi che quella con Simone fosse solo un'amicizia, e nulla di più.

Aveva paura di accettare il fatto di essere innamorato di un ragazzo. Sì, lui era proprio innamorato di Simone. E neanche si era accorto quando era successo, forse quando Simone lo aveva guardato per la prima volta, o forse quando era andato a casa sua con un sorriso stampato sulla faccia per dirgli che avevano passato l'anno, o forse quando si svegliava accanto a lui e lo trovava più bello del solito con i ricci disordinati e l'espressione di chi avrebbe voluto dormire ancora un po'. Manuel non sapeva quando, ma sapeva che era successo.

E se ora Manuel era ridotto così, chiuso in casa, senza appetito e con la continua tentazione di chiamarlo, era perché era innamorato del suo migliore amico.

Si erano allontanati, anzi, Manuel si era allontanato, sempre per la paura di quel sentimento che gli faceva contorcere lo stomaco ogni volta che Simone era accanto a lui. Però, dopo quasi un mese, la mancanza di Simone si faceva sentire in una maniera indescrivibile e Manuel non sapeva come recuperare quel rapporto, visto che era stato lui a prendere la decisione di allontanarlo.

Simone lo aveva cercato, lo aveva chiamato, gli aveva scritto mille messaggi, si era addirittura presentato sotto casa sua un paio di volte, ma Manuel aveva fatto finta di non esserci e non gli aveva aperto la porta.

Chiaramente, Simone non sapeva nulla. Anche lui ci stava male, in fondo Manuel era la persona che gli riempiva le giornate con i suoi sorrisi, le sue prese in giro e le sue continue imprecazioni. Erano opposti, eppure si completavano.

La paura di quel sentimento che gli faceva bruciare il petto l'aveva quasi costretto a rompere i rapporti con Simone per tanti motivi. Per primo, Manuel pensava che Simone non avrebbe mai potuto ricambiare, era troppo bello, troppo intelligente, troppo tutto per uno come lui. In secondo luogo, prima o poi questa cosa gli sarebbe scappata e poi il loro rapporto sarebbe precipitato e sarebbe finita male. E infine, Manuel pensava che sarebbe stato meglio stare per un po' lontano da lui per eliminare quel sentimento. Inutile dire che non era servito a nulla.

Manuel era steso sul suo letto e guardava il soffitto, con le cuffiette nelle orecchie ad ascoltare canzoni che di solito ascoltava Simone, solo per sentirlo un po' più vicino.

All'improvviso la musica si era interrotta per una chiamata in arrivo.
Chi cazzo è a mezzanotte?
Il nome di Giulio, il suo compagno di classe, era comparso sullo schermo e Manuel aveva risposto dopo aver atteso vari secondi.

"Pronto?"
"Manuel, è successa una cosa"
"Che cosa?"
"Ecco, Simone..."
Manuel si era seduto di scatto sul letto.
"Simone cosa?" aveva quasi urlato.
"Simone è ubriaco"
"Ao, Giu' però te ce stai a mette co' tutti i sentimenti. Voi continua' o no? Me stai a fa veni' l'ansia"
"Continua a ripetere che ti vuole vedere, non so come comportarmi, prima si è messo pure a piangere"
"Mandami la posizione su whatsapp, che arrivo".

Manuel non aveva esitato un attimo a infilarsi le scarpe, a mettere la giacca e a prendere le chiavi del motorino per andare da Simone.
"Manu, dove vai a quest'ora?"
La madre aveva distolto lo sguardo dal film che stava guardando per posarlo sul figlio.
"Devo fa 'na cosa, non torno tardi. Però t'avviso già che stanotte Simone dorme qua"
Poi aveva aperto il portone, lo aveva sbattuto dietro di sé ed era corso verso il suo motorino.

Il tragitto, nonostante non fosse più lungo di una ventina di minuti, sembrava infinito per Manuel, che aveva i soliti pensieri che gli martellavano il cervello.
Io mo co' quale coraggio me presento là dopo che l'ho ignorato per un mese?
Questo me manna a fanculo, sicuro.
So' 'na testa de cazzo, ecco tutto.

Manuel aveva spento il motore in un parcheggio abbastanza grande, di fronte all'edificio in cui sarebbero dovuti essere i suoi amici. Poi aveva composto il numero di Giulio.
"Giu', sto fori, dove devo veni'?"
"Aspetta che esco io"
E dopo due minuti il suo compagno di classe era davanti la porta, pronto a portarlo da Simone.

"Io non mi vorrei fa' i cazzi vostri, ma mi spieghi che è successo? Perché quello sta ridotto così?"
"Non ci parliamo da un mese"
Giulio sapeva che Manuel era uno di poche parole e che non gli avrebbe detto niente, ma quando aveva visto Simone in quello stato si era fatto mille domande, perché non è mica possibile ridursi così e piangere come un disperato per un amico.

Giulio aveva capito che sotto c'era dell'altro, ma aveva preferito non indagare più di tanto, in fondo non erano fatti suoi, l'importante era che Manuel fosse lì.
Lo aveva portato al tavolo con gli altri, Simone se ne stava con un braccio allungato sul tavolo e la testa appoggiata su di esso. Le altre persone Manuel neanche le aveva notate perché era andato dritto verso Simone.

Aveva iniziato ad accarezzargli i capelli, cercando di non svegliarlo bruscamente.
"Simo"
Simone aveva aperto gli occhi, li aveva spalancati e poi di nuovo socchiusi.
"Cristo, quanto sono ubriaco, ho pure le allucinazioni"
Manuel gli aveva sorriso e gli aveva fatto una carezza sulla guancia arrossata.
"Non hai le allucinazioni, sto qua".

Poi aveva deciso che era meglio portarlo via da tutto quel caos, così lo aveva aiutato a mettere la giacca e lo aveva portato fuori, almeno l'aria fresca l'avrebbe fatto ritornare un po' in sé.
Si erano seduti su un muretto non distante dal punto in cui Manuel aveva parcheggiato il motorino.

Simone aveva appoggiato la testa sulla spalla di Manuel e quest'ultimo aveva iniziato a giocherellare con i suoi ricci.
"Ma perché sei qui?"
"M'ha chiamato Giulio"
"Quindi bastava una telefonata di Giulio per tornare a scambiare due parole?"
Manuel era rimasto in silenzio.

"Perché m'hai allontanato così, Manu?"
Simone aveva alzato la testa e aveva puntato gli occhi in quelli di Manuel, che non era riuscito a reggere lo sguardo e aveva abbassato la testa.
"È complicato"
Simone continuava a guardarlo con i suoi occhi enormi e Manuel pensava che da un momento all'altro ci sarebbe affogato dentro.
"Scusa" gli aveva sussurrato e gli aveva lasciato un bacio sulla fronte.

"Mi vuoi ancora bene, vero?"
Simone sembrava un bambino, ma era solo l'alcol in circolo.
"Certo che te ne voglio, che domande fai"
"Ecco, io no"
Manuel aveva aggrottato le sopracciglia.
"Come no?"

Simone aveva sorriso e poi aveva preso la mano di Manuel e aveva iniziato a giocare con l'anello che portava al medio.
"Manu, io credo di essere innamorato di te"
Manuel aveva sgranato gli occhi.
"Sei ubriaco"
"Sai che in vino veritas, no?"

"Simo', io lo so che pe' 'ste cose è brutto chiede il permesso, ma te posso dà un bacio?"
Simone aveva annuito, Manuel si era avvicinato e l'aveva baciato. Poi si era staccato.
"Pensa quanto so' stronzo, per paura di dirti che ti amo, me so allontanato da te".
Simone si era avvicinato di nuovo e gli aveva sussurrato sulle labbra "Sei stronzo davvero" e poi lo aveva baciato.

"Andiamo a casa?"
Manuel si era alzato e stava aspettando che l'altro facesse lo stesso.
"Secondo te posso tornare in questo stato a casa?"
"E infatti vieni a dormire da me"
"Giusto Manu, abbiamo un mese da recuperare, ma credo che una notte non possa bastare, quindi organizzati che da ora in poi sei mio"
"So' sempre stato tuo, Simo'".

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