E ti scrivo, "Oi, oi, oi, oi, oi
Da me che vuoi?
Meglio se vai
Mica vorrai litigare con me?
Do forfait"Manuel era entrato a casa, con la sua solita camicia addosso, i capelli disordinati e l'espressione sollevata di chi sapeva di aver appena terminato un'altra giornata infernale a lavoro.
"Simo?"
Simone era uscito dal bagno, con un asciugamano bianco in vita e i capelli che gli gocciolavano sulle spalle.
Manuel si era avvicinato a lui.
"Ammazza che accoglienza, perché non te fai trova' tutte le sere così?"
"Smettila"
Manuel si era avvicinato ancora di più e aveva iniziato a baciargli il collo.
"Manu, no"
"Ma perché?"
"Perché devo ancora preparare la cena"
"Ma che cazzo me ne fotte della cena, vie' qua"
"Ti ho detto di no"
Manuel si era staccato bruscamente.
"Pensa che c'è gente che pagherebbe per questo e tu invece me rifiuti, vabbè".Si era voltato per percorrere il corridoio, così da poter andare a sedersi sul divano, ma Simone lo aveva fermato mettendogli una mano sulla spalla.
"E chi è questa gente?"
"'Nso cazzi tua, Simo'"
"Eddai, Manu, non fare così"
Manuel era scappato dalla presa di Simone ed era andato a sedersi sul divano.Simone era rientrato nel bagno, aveva iniziato ad asciugarsi i capelli con l'asciugamano e aveva iniziato a farsi mille paranoie. Forse era qualcuno che ci provava a lavoro o qualcuno che aveva conosciuto al bar che frequentava sempre. Solo l'idea che qualcuno avrebbe potuto pensare a suo marito in quel modo lo stava facendo impazzire. Certo, Manuel era indubbiamente un bel ragazzo e non passava inosservato, ma Simone aveva costantemente paura di perderlo e gli serviva davvero poco per andare in paranoia e farsi migliaia di domande inutili.
Che poi, la risposta a tutte le domande che continuava a porsi ce l'aveva all'anulare.Si era vestito velocemente ed era andato verso il divano come una furia, aveva preso il telecomando dalla mano di Manuel, aveva spento la tv e si era messo davanti a questa.
"Che voi?"
"Voglio sapere chi è questa gente"
"Quanto sei pesante, famme vede' la partita in pace"
"Manuel, non me ne frega della partita"
"E a me non frega di 'sto discorso del cazzo. Mo te levi?"Simone aveva alzato gli occhi al cielo.
"Ma ti sembra normale trattarmi così?"
"E a te te pare normale quello che hai fatto prima?"
"Cioè, tu sei così incazzato perché volevo prepararti la cena? Senti, Manuel, fatti curare davvero, fattela da solo, io me ne vado a dormire"
E Manuel era rimasto spiazzato, di solito Simone era sempre quello che non urlava, quello calmo che cercava di risolvere le cose, ma era bastata una frase per mandarlo in tilt.Simone era andato nella loro camera da letto e aveva sbattuto la porta.
Manuel, ovviamente, orgoglioso com'era, non aveva nessuna intenzione di andare da Simone. Anche perché, di solito, era Simone quello che cercava di risolvere. Ma quella volta non era stato così. Simone era rimasto chiuso nella loro camera e Manuel, alle due era stato costretto ad entrare in camera e, nonostante avesse cercato di fare meno rumore possibile, aveva urtato l'anta dell'armadio che era aperta e Simone si era svegliato."Che è successo?"
Si era girato verso Manuel.
"Niente, non ti volevo sveglia', mi prendo i panni per fare una doccia e me ne vado"
Simone aveva acceso lo schermo del cellulare sul comodino per guardare l'orario.
"Alle due fai la doccia?"
"Sì, buonanotte"
E aveva sbattuto la porta senza dare il tempo a Simone di formulare una riposta.La mattina successiva, quando Simone si era svegliato, il letto dalla parte di Manuel era intatto. Era andato verso la cucina, già pronto con il cellulare in mano per chiamarlo e fare una sfuriata, ma passando dal salone lo aveva visto accoccolato sul divano.
Manuel, infatti, aveva bisogno di stare da solo per calmarsi e preferiva stare lontano da Simone quando c'erano piccoli litigi o incomprensioni, ma la mattina successiva era sempre tranquillo e chiarivano senza nessun problema.Simone si era avvicinato al divano e si era seduto in quel poco di spazio disponibile. Aveva iniziato ad accarezzare i capelli a Manuel per svegliarlo, voleva far pace e questo era evidente anche per il maggiore, ma lui, al contrario, non sembrava per niente deciso a far pace.
"Buongiorno Manu, mi sei mancato stanotte"
Manuel aveva aperto gli occhi e gli aveva rivolto uno sguardo gelido.
"Buono a sapersi"
Poi si era rigirato dal lato opposto e si era rimesso a dormire, ignorando completamente la presenza di Simone che a momenti scoppiava a piangere.Manuel aveva ignorato per tutta la giornata Simone e il motivo a quest'ultimo era ancora sconosciuto. Avevano avuto una piccola discussione, ma era una cosa stupida e lui non riusciva a capire come mai Manuel continuava a comportarsi così.
Aveva provato più volte nell'arco della giornata a parlare con lui, ma Manuel aveva risposto a monosillabi o lo aveva ignorato.
L'unica volta in cui Manuel aveva detto una frase intera era stato quando, davanti la porta, con il suo zaino nero in spalla, gli aveva detto "Io vado a dormire da mamma" e si era richiuso la porta alle spalle.Simone non sapeva che fare, non sapeva come comportarsi e non sapeva come affrontare quella situazione che oggettivamente era così stupida, che neanche lui riusciva a spiegarsi tutto ciò che era successo.
Qual era stato il problema? Il rifiuto? Lui non l'aveva capito.La mattina dopo aveva deciso di inviare un messaggio a Manuel.
Gli aveva semplicemente scritto "Oi, mi manchi, torni a casa?"
Manuel aveva risposto dopo quale minuto.
"Non c'ho voglia de litiga'", così recitava il messaggio.
E così, Simone si era armato di tanta pazienza e aveva iniziato a tempestarlo di telefonate, finché l'altro non gli aveva risposto e si era convinto a tornare a casa.Appena Manuel era entrato, ormai era tardo pomeriggio, Simone lo stava aspettando sul divano.
"Possiamo parlare per favore o continui a scappare?"
"E parliamo, che te devo di'"
Si era seduto sul divano, ma all'altra estremità.
"Qual è il problema? Che non ho voluto scopare?"
Manuel si era alzato in piedi.
"Lo vedi? Lo vedi che manco capisci dove sta il problema?"Simone lo guardava dal basso, con gli occhi rossi per tutti i pianti che si era fatto durante la giornata.
"Se non me lo dici io come cazzo faccio, eh, Manuel?"
Stavolta aveva alzato la voce.
"La vuoi sape' la verità, Simo'?"
"Sto aspettando questo da una giornata intera"
"La verità è che mi so' rotto il cazzo"Simone aveva abbassato lo sguardo e aveva ricacciato indietro le lacrime.
"Ti sei rotto il cazzo di me?"
"No, quello mai. Mi so rotto il cazzo di questa gelosia immotivata che hai"
"E ti basta questo per andartene?"
"Sì, mi basta questo. Abbiamo litigato cento volte per la stessa cosa. Tutto questo per una battutina del cazzo che ho fatto. La devi fini', Simo'""Manuel, lo sai che ho paura di perderti"
"A me invece me pare che nun te fidi di me, e questa è la cosa che mi fa incazzare. Stiamo insieme da più di dieci anni, viviamo insieme, t'ho sposato. Come cazzo puoi pensare che io possa sostituirti in qualche modo? Sei la cosa migliore che io abbia mai avuto, ma te sei impazzito a pensa' a certe cose?"
Simone era rimasto sorpreso, non era da Manuel fare dei discorsi del genere, di solito si risolveva tutto tra le lenzuola del loro letto matrimoniale."Sai che è? È che non me sta bene che non te fidi di me, è quello che mi fa sta male. E in un rapporto la fiducia è la cosa fondamentale, se non te fidi di una persona, come fai a starci insieme? Che ce stai a fa co' me se nun te fidi?"
Simone aveva incrociato le braccia al petto.
"Io mi fido di te, e lo sai. È solo che ho paura di perderti, basta, solo quello""E allora ficcatelo bene in testa, che non me perderai mai, perché io e te ne abbiamo passate milioni de cose insieme, ci siamo picchiati, ci siamo aiutati, siamo caduti e ci siamo rialzati. E tutto questo, sempre insieme, Simo'. Non me perderai mai e lo sai, perché io senza de te non ce so sta'"
Simone si era avvicinato al marito, gli aveva sussurrato un ti amo all'orecchio e si era aggrappato a lui, come se fosse stata l'unica cosa in quel momento che avrebbe potuto tenerlo in piedi. E Manuel lo aveva stretto a sé, lo aveva baciato e lo aveva rassicurato, perché alla fine di tutto c'erano sempre e solo loro due nella loro bolla, mentre il mondo attorno continuava ad andare avanti.