Dopo "E poi così, tu sei qui" volevo assolutamente scrivere ancora di Manuel e Simone, quindi eccoci qui.
Premetto che i capitoli saranno molto lunghi ma non tanti, una decina al massimo, spero vivamente questa mia nuova storia possa piacervi, xoxo
-Lorena"Simo?"
Silenzio.
Nessun suono.
Letteralmente nulla.
Manuel si aggirò per Villa Balestra confuso.
Ma che fine aveva fatto quel deficiente?
"Simo?" Sussurrò di nuovo, nella speranza che il diretto interessato rispondesse alla sua chiamata.
"Si?" Simone rispose finalmente a voce esageratamente alta, causando un generoso sospiro da parte di Manuel. Piano fallito, qualcuno poteva averli sentiti.
"Che cazzo ti strilli?"
Il ragazzo dai capelli scuri uscì dal bagno in accappatoio, lo sguardo stralunato e i capelli scuri ancora umidi e quasi si spaventò, Manuel lo aspettava appena fuori dalla porta con le mani sui fianchi e un'espressione contrita.
"Mi hai chiamato e ti ho risposto" Puntualizzò lui.
"Si ma io ho sussurrato per un motivo, hai svegliato tutta Roma e tuo padre e mia madre ancora dormono, spero che non abbiano sentito nulla"
Simone rabbrividì sentendo la frase, pensare che suo padre in quel momento stesse dormendo con una donna che non fosse sua madre lo fece sentire parecchio strano.
Probabilmente prima o poi ci si sarebbe abituato, ma non potè negare a sè stesso che tutta quella faccenda del vivere nella stessa casa e passare ventiquattr'ore su ventiquattro insieme gli facesse parecchio strano.
Soprattutto la parte del dover dividere la sua stanza con Manuel, il quale ormai riempiva le sue giornate con la sua presenza, vivere in simbiosi non era certo nei loro piani.
Simone sbuffò e si passò le mani sulla faccia, aveva ancora sonno nonostante la doccia appena fatta e sapeva che Manuel non aveva intenzione di lasciarlo stare per il momento, era nella sua fase "Ho in mente un piano geniale che so che non approverai mai ma a cui probabilmente dirai di sì perché ti porterò allo sfinimento".
E quella fase era iniziata più o meno dalla prima volta in cui si erano conosciuti, quando Simone aveva pensato che nonostante fosse una testa calda Manuel era bellissimo e Manuel aveva pensato che forse il primo della classe non era così male come pensava.
Bei tempi quelli.
Simone pensò inoltre che fosse decisamente troppo presto per discutere con Manuel, non ne aveva la forza e quindi lo avrebbe lasciato raccontargli la sua nuova pensata senza lamentarsi, era meglio non contraddirlo quando era così deciso, faceva paura.
"Che volevi dirmi?" Gli chiese quindi, strofinandosi i capelli con l'asciugamano che aveva precedentemente poggiato sulla spalla e guardandolo negli occhi.
Gli occhi color nocciola di Manuel, che nonostante tutto erano decisamente i suoi preferiti al mondo.
Si sentì ridicolo a pensare una cosa del genere, ma era vero.
E il fatto ultimamente potesse vederli tutto il giorno tutti i giorni non sapeva ancora se fosse un bene o no.
"Lo sai che giorno è oggi, vero?" Manuel fece una faccia strana, come a volergli suggerire qualcosa di cui Simone non aveva benché la minima idea.
Forse Manuel non sapeva che non avessero ancora sbloccato la lettura nel pensiero.
"Giovedì?" suggerì Simone.
"Non il giorno della settimana" il ragazzo dai capelli ricci sbuffò sonoramente.
"Ah"
"E comunque è venerdì oggi"
Simone annuì e poi ci pensò su.
"È il sedici aprile" Guardò il calendario della cucina e si sentì sicuro della sua risposta, cos'altro avrebbe dovuto ricordare?
"E quindi?"
"È tipo l'onomastico di qualcuno?"
"No"
"È festa?"
"Santo Dio Simò, come fa ad essere festa se se semo svegliati alle sette di mattina?"
"Io mi sveglio sempre a quest'ora"
"Tu sì, le persone normali no"
Simone alzò gli occhi al cielo e Manuel gli fece un sorrisetto, Manuel che la mattina presto era ancora peggio di Manuel durante il resto della giornata.
Il suo cinismo e le sue continue prese in giro a quell'ora sfinivano Simone più del solito, era faticoso avere a che fare con lui.
"È il compleanno di qualcuno allora?" provò ancora, sperando di avere finalmente indovinato la famigerata evenienza.
Manuel portò le mani al cielo e si mise ad esultare silenziosamente, "Gliel'avemo fatta!"
Poi fece gesti strani, Simone non riuscì a capire bene se fosse veramente sveglio o stesse avendo una sorta di allucinazione.
Era davvero buffo.
Nel dubbio sorrise e si diresse verso la sua stanza, conscio che Manuel lo stesse seguendo.
"È il compleanno di mia madre Simò" Manuel svelò il grande segreto e Simone tirò un sospiro di sollievo, ci era voluto meno del previsto e il piano di Manuel non comprendeva pistole, manette o rapine a mano armata.
Almeno per il momento.
"Che hai intenzione di fare?" chiese poi, vedendo come il ragazzo di fronte a lui stesse pensando a qualcosa di assolutamente ingegnoso da dirgli.
Invece Manuel si sedette sul letto e si mise a giocare con i lunghi lacci della felpa viola che indossava quel giorno, sembrava pensieroso.
Felpa che, per inciso, era di Simone.
Ma chi se ne importa sarebbe stata la risposta di Manuel, ne aveva tante e una in più o in meno non gli avrebbe cambiato la vita.
E poi condividevano la stessa stanza, indossare l'uno i vestiti dell'altro non poteva essere così terribile come poteva sembrare.
"Pensavo di farle una sorpresa" Esordì quindi il ragazzo dai capelli castani.
Simone si girò verso nella sua direzione e ghignò, ricordandosi della palese avversione del suo compagno di stanza per qualunque tipo di celebrazione. "Tu? Ma se odi i compleanni"
Manuel alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, come a fargli intendere che anche quella volta non avesse capito niente della faccenda.
"Io si, mia madre no. È fissata co ste cose e ogni anno non riusciamo mai a fare una cosa fatta bene, quindi stavo pensando di farle una sorta di festa a sorpresa, tutto qui"
Quando Manuel finì la frase, alzò la testa per guardare Simone e lo trovò a sfilarsi l'accappatoio con assoluta tranquillità.
Merda.
Da quando Simone si svestiva di fronte a lui senza il minimo pudore? Non che non si fossero mai visti a vicenda le parti intime, ma non era il caso di ripetere quell'errore, non ora che passavano intere giornate insieme e dovevano persino fare attenzione a non andare in bagno nello stesso momento la mattina.
Dopo qualche tentennamento Manuel distolse lo sguardo e sperò vivamente di non essere arrossito, sarebbe davvero imbarazzante.
Simone si accorse dei suoi movimenti imbarazzati ma non disse nulla, voleva vedere la sua reazione e decise di provocarlo, vendicandosi in quel modo subdolo delle continue prese in giro dell'altro ragazzo.
Certo, erano sempre giocose e senza malizia, ma decise di capire fino a che punto la sua presenza potesse in qualche modo intimorirlo.
Il ragazzo dai capelli corvini si infilò lentamente i boxer e si girò apposta verso lo specchio, sapeva perfettamente che Manuel vedeva il suo riflesso anche girato dall'altra parte e contò su questo.
Scrutò attentamente la sua figura per almeno un minuto e fece finta di pensare a qualcosa, tanto per torturarlo un po'.
Aprì l'armadio e cominciò a frugare tra le magliette, non che ce ne fosse particolare bisogno, sapeva benissimo cosa indossare da dieci minuti buoni.
Il silenzio nella stanza si fece pesante e la tensione si poteva letteralmente tagliare col coltello, Manuel non osò emettere un suono.
Si limitò a fissare un punto del muro con sguardo attento e preciso.
Simone sapeva benissimo che Manuel si sarebbe dovuto girare prima o poi e sperò che lo facesse presto.
Manuel restò girato il più possibile ma ad un certo punto cedette, girando il viso di pochi centimetri per poter ammirare Simone, sperando di non essere notato.
Giusto così, per controllare la situazione.
Vide la sua schiena, i pochi nei che gli attraversavano le scapole, i muscoli che si contrassero mentre si infilava una maglietta bianca e le mani passate nei capelli per ravvivarli un po'.
Non male come visione a quell'ora del mattino.
Quando sentì che il ragazzo stava per girarsi distolse lo sguardo in tutta fretta e lo rivolse al pavimento.
"Cosa mi stavi dicendo?" Simone gli chiese, facendo finta di non aver visto Manuel girarsi di colpo e compiacendosi della sua reazione.
Manuel finalmente alzò gli occhi sulla sulla sua figura e vide la consapevolezza negli occhi di Simone che si era decisamente accorto delle sue fugaci occhiate.
Cazzo.
Sembrava fin troppo soddisfatto, notò poi, come se lo stesse effettivamente facendo apposta.
Si schiarì la voce e poi esordì: "Che dovremmo organizzarle una festa a sorpresa qui, come ti stavo dicendo prima"
Prima di fissarmi così spudoratamente? Pensò Simone sorridendo.
Poi annuì e alzò lo guardò, "Hai un piano?"
"Più o meno" Manuel sbloccò il telefono per poter aprire l'applicazione delle note e mostrargli quello che aveva pianificato.
Glielo porse e le loro mani si sfiorarono, entrambi rabbrividirono, quasi come se quel contatto li avesse bruciati.
I silenzi imbarazzati di quei tempi erano abbastanza frequenti e non c'era bisogno di complicare le cose ulteriormente, bastavano le conversazioni imbarazzate con i loro compagni di classe che continuavano a domandarsi perché la mattina arrivassero sempre sul motorino di Manuel.
Prima o poi lo avrebbero saputo tutti, ma meglio tardi che mai.
Simone si sedette sul letto di fronte a Manuel col suo telefono in mano e scorse lo sguardo sullo schermo leggendo quello che aveva scritto e sorrise per la sua idea, era carino da parte sua che volesse organizzare quel piccolo evento per sua madre.
"Comprare fiori, ordinare torta, chiamare parenti" alzò lo sguardo su Manuel "Hai intenzione di fare tutto questo entro stasera?"
Manuel gli fece un cenno di assenso con la testa e poi si alzò, posizionandosi di fronte a lui.
Assunse il tono cospiratorio alla Manuel Ferro e sembrò illuminarsi, stava per arrivare l'idea geniale che sicuramente avrebbe compreso il non andare a scuola.
"Pisciamo scuola"
Come volevasi dimostrare.
Lo disse con una sicurezza tale che Simone scoppiò a ridere, fosse stato per lui sarebbe restato a poltrire sotto le coperte un giorno sì e l'altro pure.
E toccava a lui convincerlo che non fosse saggio assentarsi così spesso.
Le battaglie alle sette di mattina per tirarlo fuori dalle coperte poi erano ormai all'ordine del giorno.
Complice anche il fatto che avesse il sonno pesante e non sentisse nessuna sveglia, Simone doveva scuoterlo finché non riceveva un cenno di vita dal suo compagno di stanza e una parolaccia sussurrata a mezza bocca, la maggior parte delle volte dedicata a lui e che precedeva altri dieci minuti di convincimento per non uscire di casa.
Manuel era probabilmente la persona più pigra e non propriamente avezza alla socialità che avesse mai conosciuto.
C'erano alcune mattine poi che mancava poco che dovesse trascinarlo sotto la doccia e costringerlo a mettersi sotto il getto d'acqua.
Una volta per farlo lavare aveva dovuto minacciarlo di spogliarlo e portarlo in bagno.
Manuel si era letteralmente precipitato nell'altra stanza, Simone lo aveva terrorizzato a sufficienza per un po'.
Simone sospirò, "Siamo alla fine dell'anno Manu, non possiamo fare altre assenze", inoltre non aveva intenzione di beccarsi un ulteriore lavata di capo dai loro genitori.
Bastavano già quelle giornaliere per i loro battibecchi che gettavano nel caos Villa Balestra.
Manuel scosse la testa e si avvicinò a lui mettendogli le mani sulle spalle e abbassandosi alla sua altezza, cercò di ignorare la sensazione alla bocca dello stomaco che quel "Manu" detto piano gli aveva procurato, "È per una giusta causa"
Simone rise, Manuel era così serio che la giusta causa sentendo lui sembrava comprendere un salvataggio di cuccioli di panda.
"Lo possiamo fare quando usciamo da scuola" Simone cercò un compromesso che il ragazzo di fronte a lui potesse accettare, ma Manuel era irremovibile.
Lo guardò fisso negli occhi e quasi sussurrò, "No Simò, dobbiamo fà na cosa perfetta e abbiamo bisogno di tempo"
Poi si staccò da lui velocemente e si infilò la giacca.
Simone lo fissava, cercando di interpretare i suoi movimenti, "È una cosa carina Manuel, ma io cosa c'entro in tutto questo?"
Manuel alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
"Mia madre sta con tuo padre e ormai vi conoscete no? Devi aiutarmi"
Simone alzò le sopracciglia.
"E poi non vorrai mica lasciarmi da solo Simo, sei tu quello perfettone che sa fà ste cose"
Simone sospirò e fece un sorriso triste, non poteva certo dire che non gli facesse piacere sapere che Manuel avesse pensato a lui per aiutarlo.
"Magari usciamo prima da scuola", propose.
"Non facciamo in tempo comunque"
"Oggi abbiamo solo quattro ore di lezione"
Manuel scosse la testa come un forsennato, niente e nessuno sarebbe riuscito a fargli cambiare idea quel giorno.
"Simò te prego, pe na volta nella vita tua, piscia scuola con me e se divertimo"
Manuel giunse le mani in preghiera e mise la sua migliore espressione da cucciolo bastonato che faceva sempre crollare tutti.
Ma stavolta Simone era deciso a non cedere così facilmente e ribattè, "Solo se lunedì vai volontario ad italiano"
Manuel strabuzzò gli occhi, il primo della classe gli stava chiedendo di offrirsi volontario in una materia?
"Perché dovrei andare ad italiano? Che c'è, c'hai paura che quello te interroga e fai scena muta come l'altra volta?"
Manuel rise e Simone lo scrutò, tutto con lui diventava un modo per prenderlo in giro e quel ragazzo non si stancava mai.
"Tu sei bravo in italiano e quella volta non ero riuscito a studiare in tempo"
"Come vuoi tu, ma non è che siccome scrivo poesie mo sò diventato Leopardi eh Simò"
Simone alzò gli occhi al cielo e incrociò le braccia al petto ignorando quell'ultima frase, "Se tu vai volontario ti aiuto, o questo o niente"
Manuel sembrò pensarci su e lo guardò, soppesando la sua proposta.
"Poi sarai in debito con me però" gli fece l'occhiolino e Simone gli diede un pugno sulla spalla, "No scordatelo, il patto finisce qui"
"Certo Simò, certo"
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Lover | Simuel
FanfictionDove c'eravamo lasciati? Ah sì: incidente di Simone, disperazione di Manuel, tutto torna come prima. Anzi, quasi tutto. Anita e Dante stanno insieme, e non come stanno insieme due persone che si frequentano da poco e si vogliono conoscere, ma insiem...