Capitolo I

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Capitolo I
Il Manufatto

Era una fredda mattina di febbraio, Vova come tutti i giorni si avvicinava a passo cadenzato verso la fermata del tram, il suo fiato caldo usciva a nuvolette nello spazio fra la bocca e la sciarpa di lana. Arrivato nelle vicinanze della fermata vide due figure sedute sulla banchina, Vova non gli diede peso, probabilmente non li notò nemmeno. Alla fermata Bojok era seduto insaccato nel suo cappotto marrone chiaro, il cappello calcato in testa, la sigaretta fra le labbra, pensava a cosa avrebbe mangiato la sera. vicino a lui un tizio si alzava e sedeva di continuo, un tizio strambo al quale Bojok non voleva fare caso. Vova si fermò in piedi vicino alla banchina, appoggiò la schiena al palo che sorreggeva il tetto di quest'ultima, si strinse anche lui nel cappotto e chiuse un attimo gli occhi per schiarirsi le idee. Il tizio strano si faceva sempre più agitato, Bojok senza muovere un muscolo che non fossero quelli degli occhi volse lo sguardo verso di lui lentamente, poi tornò a fissare il vuoto. Fu allora che il tizio strano cominciò a mugugnare qualcosa, qualcosa di incomprensibile. E qui accadde il primo fatto strano, il tram, mezzo vuoto passò senza fermarsi.
Vova alzò il braccio senza impegnarsi molto, era in anticipo, gli piaceva schiarirsi le idee prima di andare a lavorare, Bojok invece accennò 3 passi di corsa e urlò qualcosa al conducente: "ma guarda tu! ehi!" il tizio strano si fece improvvisamente immobile, sgranò gli occhi guardando dritto di fronte a sé. la sua folta barba bianca sembrò come allungarsi di qualche centimetro mentre i muscoli della faccia si rilassavano in una sorta di estasi mistica.
Vova e Bojok si guardarono fra loro.
"tutto apposto ne passerà un altro fra 10 minuti" disse Vova.
"per una volta che era in orario, ovviamente doveva saltare la fermata..." replicò Bojok.
Il tizio strano allora comincio a tremare in maniera fine, i due si avvicinarono a lui incuriositi, curiosità che da lì a poco divenne una lieve inquietudine.
"tutto apposto amico?" disse Bojok
"signore si sente bene?" disse Vova
Il tizio strano si era come bloccato, guadando nel vuoto con gli occhi sgranati, Bojok provò a passargli una mano davanti alla faccia senza suscitarne la minima reazione.
"credo che dovremmo chiamare qualcuno... questo qui non sta bene"
"credo non stesse bene nemmeno prima" replicò Vova.
"signore mi guardi, mi sente?"
Il tizio strano rimase fermo, per qualche secondo ancora, poi accadde una seconda cosa strana. bisbigliò delle parole apparentemente senza senso, poi si rivolse a Vova.
"Tenetelo pure voi, ma ricordate sempre che ore sono"
Improvvisamente scappò a gambe levate nella direzione opposta a quella del tram.
I due rimasero a guardarlo fino a quando girò l'angolo. poi si scambiarono uno sguardo basito.
"Questo mondo ormai è pieno di matti" disse Bojok
"Non dirmelo a me..." replicò Vova.
"Guarda quel vecchio pazzo ha lasciato qui le sue cose..."
Bojok si avvicinò alla banchina, a terra era poggiata una busta piena di cianfrusaglie di vario genere, sul sedile un piccolo astuccio color rosso acceso.
"Ha lasciato qui il portafoglio..." disse prendendo il piccolo astuccio.
"Sarebbe meglio lasciarlo lì, o vuoi perdere tutta la mattinata per portarlo alla polizia?"
"Dai poveraccio, magari c'è un documento dentro e glie lo posso spedire a casa..."
"Fai tu".
Vova sembrava essersi già scordato dell'accaduto, si volse verso la strada e si accese una sigaretta. Bojok dietro di lui esaminava il piccolo astuccio.
"Ehi non è un portafoglio! guarda qui che roba"
Vova quasi infastidito si girò verso di lui, dal piccolo astuccio Bojok estrasse un apparecchio circolare.
"E' un orologio? forse un orologio cinese!"
Vova allora divenne curioso.
"Sembra più un tachimetro, non saprei... chissà dove l'avrà trovato quel vecchio pazzo..."
"Tu sai se è cinese questo? o forse è coreano?" disse Bojok riferendosi a delle piccole iscrizioni presenti sull'apparecchio.
"Non mi sembra nessuna delle due... fammi vedere meglio"
Vova prese il piccolo apparecchio e cominciò ad esaminarlo da vicino
"Sembra più che altro uno strumento per misurare qualcosa, certo non ne ho mai visti di simili.."
"Probabilmente questeestremità ai lati servono a regolarlo" disse Bojok toccandone una.
"Sai potremmo romperlo, non lo tocc.."
Improvvisamente, nel decimo del tempo che trascorre in un battito di ciglio umano, i due si ritrovarono in un paesaggio completamente desertico, non c'era più strada, fermata del tram, banchina, palazzi, niente di niente, era tutto scomparso, a circondarli in tutte le direzioni fino a perdita d'occhio sabbia, solo sabbia.
"Ma che cosa..." borbottò Bojok sgranando gli occhi
Vova si impietrì, poi cominciò a girare su se stesso. Mentre Bojok strusciava le scarpe nella sabbia incredulo guardandosi i piedi.
"Ehi amico ma che cavolo è successo? dove siamo? d-d-ove?" disse Bojok
"Non ne ho la più pallida idea!"
"La fermata? il tram? la strada? quel vecchio pazzo?... è sparito tutto!!"
Bojok era nervosissimo, attraversato da una crisi di panico, Vova pensieroso e impietrito al contempo.
"Siamo forse morti?" disse Bojok
Vova mettendosi la mano al collo come per cercare la sua carotide: "Non mi sento morto... non credo..."
"Forse è questo che succede quando si muore! abbiamo toccato quel coso.. quell'aggeggio... magari era una bomba...é esploso, bum! un millisecondo e eccoci nell'aldià!"
"Questo sicuramente non è esploso" disse Vova guardando il disco che teneva ancora in mano.
"Forse nella vita reale è esploso e ora qui no... cioè non saprei... però siamo morti!" disse Bojok
"Non siamo morti..."
"Si lo siamo! e questo è l'inferno! lo sapevo che ci finivo!"
"Non siamo morti!"
"Ah no? e tu che ne sai? sei mai morto prima?"
"Non siamo morti perché ho caldo, e secondo me i morti non hanno caldo.."
"All'inferno fa caldo amico! lo sanno tutti! ecco dove siamo"
"Non siamo all'inferno, non ho la minima idea di dove siamo, ma da qualche parte siamo".

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