Capitlo V

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Capitolo IV il rifugio

Bojok affondò la faccia nel fango gelido, il freddo lo fece rinsavire per un attimo.
"dov'è? dov'è?" poi il buio, perse i sensi improvvisamente.
Passarono diverse ore prima che tornasse vigile, si svegliò completamene inzuppato nel fango, con la schiena poggiata su un tronco.
"che diavolo è successo? dove siamo?" chiese stropicciandosi gli occhi con le mani sporche di fango.
" fino a dove hai ricordi?" gli chiese Vova appoggiato poco distante.
"c'era quella donna che mi voleva, poi ricordo solo freddo e nausea, molta nausea"
"amico mio hai vomitato per ore, e dovresti vedere che cosa hai tirato fuori, siamo tornati indietro ora"
"sulla terra?" Bojok si stropicciò ancora gli occhi, intorno a lui, amaramente riconobbe il bosco di alberi canna del pianeta del fango. la stessa desolazione che avevano lasciato poche ore prima.
"oh no! perche diavolo sei voluto tornare qui?"
"avevi idee migliori? quel posto ci ha dato alla testa ad entrambi"
"ma era cosi bello..."
"si lo ammetto, sembrava tutto stupendo, ma non eravamo lucidi. qualcosa ci ha drogato, probabilmente le spore di quel fungo nell'aria, devono aver agito su di noi come droghe psicotrope. inoltre tu hai anche mangiato un pezzo di quel fungo enorme, ti sei intossicato per bene, per fortuna non era velenoso o saresti già morto!"
"si l'ho fatto ma non so nemmeno io perchè l'ho fatto, era tutto così strano!"
"ora ti faccio una domanda, secondo te quanto siamo stati lì?"
"non saprei credo al massimo un paio d'ore, ma perchè me lo chiedi?"
"guardami, guardami bene in faccia"
"sembri diverso, sono ancora sotto l'effetto di quella roba per caso?"
"guarda la mia barba... ero rasato la mattina che abbiamo trovato il manufatto"

Bojok si fermò a guardarlo per qualche istante, la barba di Vova aveva tutto l'aspetto di una barba di almeno una settimana.

"mio dio, quanto siamo stati li?"
"non saprei, molto più di un paio d'ore, ci siamo stati giorni, probabilmente non ricordiamo nemmeno tutto quello che è successo, probabilmente abbiamo avuto un'allucinazione continua per tutto il tempo. Non so se quel fungo volesse afferrarti o meno, non so se abbiamo corso un pericolo reale, quello che posso immaginare è che se non mi fossi improvvisamente svegliato, o forse più semplicemente imparanoiato saremmo morti lì, di stenti"
"eppure non mi sentivo minacciato affatto, era tutto splendido"
"sembrava, sembrava splendido, non lo era affatto amico mio"
"ora invece siamo tornati in questo cesso di posto. ma si effettivamente meglio del deserto, o del posto senza aria. perché non hai provato a saltare da un'altra parte?"
"perché se in quello stato fossimo finiti in un posto più pericoloso ancora non avremmo avuto scampo, anche io ci ho messo diverso tempo a riprendermi. appena arrivato qui anche questo bosco mi sembrava diverso, sicuramente meno triste, non ero sicuro di essere tornato nel posto giusto"
"ti ringrazio di avermi salvato, senza di te sarei morto, non so perché lo hai fatto ma ricambierò lo giuro!"
"e non è finita qui, mentre ero ancora in preda a quelle allucinazioni ho visto qualcosa, ho visto qualcosa qui..."
"non dirmi che hai visto altri mostri per favore!"
"no, forse ho visto qualcosa di peggiore, ce la fai a camminare?"
"questa frase non è decisamente un buon inizio, comunque si, ce la faccio"

Vova si faceva strada nella fanghiglia, Bojok lo seguiva a pochi passi, la nausea andava e veniva ma si sentiva decisamente meglio, certo era che quella sensazione di benessere che lo aveva pervaso sul pianeta dei funghi non l'avrebbe mai più provata. Come dei flash le immagini oniriche di quella terra misteriosa si riaffacciavano nei suoi pensieri, a volte erano ancora vividissimi, come se si trovasse ancora lì. Era assurdo pensò, lui non era mai stato avvezzo all'utilizzo di droghe, al massimo beveva qualche bicchiere di troppo, si cominciò a chiedere se anche questo luogo apparentemente così inospitale non fosse poi una sua immaginazione. La realtà da qualche tempo era troppo cangiante per poterla considerare vera. L'uomo ha del resto bisogno di punti di riferimento, loro li avevano persi da un bel po'.
Mentre faceva questi pensieri il suolo si fece più solido, più asciutto, la terra sotto i loro piedi era di un particolare color grigio, come fosse mista a gesso finissimo. Percorsi altri duecento metri circa in lontananza, fra la nebbia si cominciò a scorgere una struttura grigia.

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