Fears

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Non riuscivo a dormire con le lamentele di Jasper, ma come biasimarlo. Avrei volentieri ascoltato la musica, ma Octavia aveva ancora il mio mangia cassette. Comunque continuavo a pensare a come si era comportato Bellamy poco tempo prima. "Sai, non sono in totale stronzo."
Forse era davvero così o forse no. La verità è che non lo conoscevo abbastanza da sapere chi fosse.
"Hey Boccaccia!" Sentii esclamare il mio nome da una voce femminile. Era Octavia e sembrava anche piuttosto felice.
"Qualcuno qui sembra felice." Dissi stuzzicandola. Lei rispose con un sorriso.
"Che è successo in mia assenza?"
"Be'...hai presente Atom?"
"Quello che dovuto sorvegliarti sicuramente con fatica?"
"Esatto. Be', ecco... posso dire che è scattato qualcosa."
"Siamo qui da due giorni e ti sei già fatta il ragazzo?" Dissi ridendo.
"Ma dai, smettila." Ribatté dandomi una leggera spinta.
"A parlare di ragazzi..." Disse con un sorrisetto malizioso.
"Cosa?"
"Tu e mio fratello avete continuato a far finta di non conoscervi o è scattato qualcosa anche tra voi, cioè mi correggo, riscattato." Non sapevo cosa rispondere sinceramente. Era scattato tutt'altro che una scintilla.
"Ehm...non esattamente ."
"Cosa?" Esclamò.
"Si, insomma, non abbiamo parlato granché..."
"Ha fatto lo stronzo?"
"Più o meno, anche se in realtà sarei morta se non fosse per lui."
"Oh mio dio! E stai bene ora?"
"Si certo, ma ci è mancato poco e avrei chiuso."
Ci fu un un'attimo di silenzio, poi mi ricordai che aveva il mio mangia cassette.
"Hai il mio mangia cassette?"
"Oh si giusto eccolo!" Disse tirandolo fuori.
"Sono tutte bellissime, ma la mia preferita è questa." Scartò un po' di canzoni e poi trovò quella che le piaceva:
Space Song di Beach House. Quella canzone mi faceva sentire in paradiso, era semplicemente stupenda, l'avevo ascoltata pensando ad ogni persona che mi dava un minimo di attenzione, con il desiderio che potesse nascere qualsiasi tipo di rapporto, perché mi faceva sentire bene e cos'era più bello di essere amata?
"Come si chiama?"
"Space Song"
"È bellissima"
"Già"
Ascoltammo un po' di musica insieme e cantavamo, cioè io cantavo. Più passavo tempo con Octavia e più mi piaceva. Era una ragazza piena di vita è per nulla al mondo avrei sprecato l'occasione di legare di più con lei. Restammo insieme per un po', poi però decise di andare a vedere la situazione con Jasper. Rimandi di nuovo da sola con la mia musica. Le canzoni erano sempre le stesse, ma le avrei ascoltate all'infinito.
"No! No! Ti prego! No!" Sentii. Era la voce di una ragazza, anzi sembrava più quella di una ragazzina. Seguii quelle lamentele e vidi una bambina che stava urlando nel sonno. La svegliai da quell'incubo.
"Va tutto bene ora, non c'è più." Dissi vedendola scossa.
"Sei Charlotte vero?" La ragazzina annuì.
"Di cosa hai paura?" Dopo un po' di esitazione Charlotte mi rispose.
"Sono...i miei genitori. Li hanno giustiziati e io li vedo ogni volta." Disse con le lacrime agli occhi. Riuscivo a sentire tutta la sua tristezza.
"Perché sei qui?" Le chiesi.
"Quando li hanno giustiziati, ho aggredito una guardia."
"Non te ne faccio una colpa."
"Tu come ti chiami?" Mi chiese.
"Cassie, cioè il mio nome intero sarebbe Cassandra, ma mi faccio chiamare Cassie."
"Che cos'è quello?" Disse indicando il mangia cassette.
"Oh è un mangia cassette! Vuoi ascoltare un po' di musica? magari ti aiuta a dormire meglio." Dopo un po' di esitazione, Charlotte prese il mangia cassette. Ascoltò due o tre canzoni e si addormentò sulla mia spalla. Era così carina, così innocente e pensare che l'Arca aveva avuto il coraggio di imprigionarla. Okay, aggredire qualcuno non era una cosa da poco, ma era una bambina e con ragioni ben valide. Ecco perché odiavo così tanto quel posto, al minimo passo falso c'era in gioco la tua vita o quella degli altri.

La mattina dopo ero con Chatlotte a parlare del più e del meno solo per metterla a suo agio in quella situazione, poiché non doveva essere facile per una bambina stare in quell'ambiente.
Ad un certo punto vidi Octavia uscire dalla navicella frettolosamente e anche con un'aria piuttosto incazzata.
"Hey! Che succede?" Le chiesi.
"Bellamy!" Ribatté andatosene.
"O, aspetta!" E la seguii nella capanna di Bellamy per evitare che uccidesse qualcuno. Appena entrammo, c'erano Murphy e Bellamy che stavano parlando. Bellamy fece a Murphy cenno di uscire e qualcosa mi diceva che dovevo farlo anch'io. Feci per lasciare fratello e sorella soli, ma poi Octavia esclamò: "No, tu puoi restare." Ero leggermente a disagio siccome avevo anche lo sguardo di Bellamy addosso.
"Che cosa hai fatto ad Atom?" Chiese la sorella arrabbiata. Bellamy fece spallucce, come se non sapesse di cosa stesse parlando.
"Atom sta bene"
"Allora perché non mi parla?"
"Forse non gli piaci abbastanza."
"Bellamy non puoi allontanare tutti da me."
"Atom ha capito la lezione, se mi disubbidisci ne paghi le conseguenze."
"Sul serio?" Sussurrai tra me e me.
"Hai qualcosa da dire Boccaccia?" Mi chiese con il suo solito fare da stronzo.
"Ci hai preso gusto vedo." Risposi con un tono leggermente acido.
"La prossima volta che vuoi fare i tuoi stupidi giochetti di potere, lasciami fuori." Disse Octavia e in quel momento sentimmo Jasper urlare dalla navicella. Io e Octavia corremmo dagli altri a vedere cosa stesse succedendo.
"Basta lo stai uccidendo!" Esclamò la mia amica a Clarke.
"Gli sta salvando la vita." Intervenì Finn.
"Non può." Disse una voce dietro di noi, ovviamente Bellamy.
"Vattene." Gli disse Wells.
"Jasper non morirà." Dissi in tono sicuro e doveva essere così. Jasper non poteva morire.
"Guardalo Cassie. È spacciato e se non lo capisci sei un'illusa. Sta facendo impazzire tutti..."
"È un problema vostro! Questa non è l'Arca, qui ogni vita è preziosa che ti piaccia o no."
"È una causa persa, non c'è speranza ammettilo."
"Si che c'è!"
"No invece, è solo che sei troppo debole per prendere decisioni difficili."
"No, c'è differenza tra il saper prendere decisioni e l'essere semplicemente uno stronzo."
"Sai, Boccaccia ti calza proprio a pennello."
"Ora basta voi due! Come faccio a salvarlo se continuate ad urlare?" Intervenì Clarke e sia io che Bellamy rimanemmo zitti.
"Se non migliora entro domani, lo ucciderò io stesso." Onestamente, non ero sicura se lo avesse fatto davvero, ma dovevamo assolutamente curare Jasper, altrimenti lo avrebbe fatto qualcun'altro.
"Octavia, vieni." Disse alla sorella.
"Io resto qui." Rispose senza nemmeno guardarlo. Prima di andarsene, Bellamy spostò lo sguardo su di me, ma non era uno sguardo d'odio. Era uno sguardo di dispiacere mascherato dall'orgoglio, come fosse dispiaciti per aver litigato con me poco prima, poi se andò.

THE 100| Bellamy BlakeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora