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<<Perché si comporta così?>> chiese infastidita, alzandosi e abbassando il vestito corto che raggiungeva a stento la metà coscia.
<<Perché sarò il tuo dottore e tu la mia paziente...>> precisai <<E non posso permettermi di oltrepassare il limite stabilito dalla professionalità, d'ora in poi minimo un metro di distanza. E' chiaro Roberts?>> replicai sollevandomi dal pavimento con l'aiuto di una mano, mi rimisi in ordine la giacca stirandola con le manche, fissai le sue iridi con disprezzo per intimorirla, e forzarla a sottomettersi al mio volere. Io ero il padrone e le regole le dettavo solo ed esclusivamente io.
<<Hanno ragione le voci che ribadiscono la sua stronzaggine lo sa?!>> mi provocò
<<Quali voci?>> risposi con una nota di sarcasmo
<<Quelle delle sue "pazienti">> ci tenne a sottolineare l'ultima parola, ma non capì il motivo.
<<Forse perché sono testardo e determinato a far raggiungere la "svolta" alle loro vite estremamente infelici e frustrate?>> sorrisi prendendomi gioco di lei e del suo tentativo di avere un dibattito con me. <<E tu... quale vita desideri raccontarmi Katherine?>> mi passai la lingua fra la superficie delle mie labbra carnose e morbide, desideravo metterla alla prova e osservare le sue reazioni alle mie domande, per capire il modo in cui avrei dovuto iniziare il percorso psicoterapeutico.
<<Dottore Draco Lucius Malfoy, sta davvero cercando il disperato modo in cui psicanalizzarmi davanti ad una discoteca, da cui siamo stati appena cacciati via a calci?>> sorrise compiaciuta <<Mi avevano detto che fosse intelligente...>> concluse la frase con vari sghignazzamenti che mi davano la nausea, si stava davvero burlando di me? Con quale coraggio?
<<Smettila, all'istante!>> dissi serio fulminandola con lo sguardo, lei rabbrividì da esso, mi guardò quasi supplichevole di non farle pentire di ciò che aveva appena fatto, e con voce quasi inesistente mormorò un sincero <<Mi dispiace... Non volevo infastidirla.>>
Sentivo il potere che esercitavo su di lei, mi temeva, e approfittavo con piacere di questo per farmi ascoltare attentamente.
<<Domani ti voglio nel mio studio alle 15:00.>> ordinai
<<Ma domani non pos->> la interruppi
<<Vuoi o non vuoi migliorare la tua vita Katherine?>>
<<Sì ma->>
<<Niente ma, se non ti presenti domani, allora non metterai mai piede nel mio studio. Sono stato abbastanza chiaro?!>> ribadì, avevo perso la pazienza. Non so perché, ma per qualche strano motivo o desiderio represso nell'angolo più nascosto del mio cuore, volevo ascoltarla, volevo comunicare con lei e conoscere il suo passato, le sue debolezze, le sue paure, le sue parti più oscure del suo inconscio. Sentivo una strana sensazione che pesava come macigno sul mio petto, qualcosa mi diceva che questa conoscenza avrebbe portato nuove scoperte e nuove conoscenze da inserire nel mio bagaglio di esperienze. C'era qualcosa che non andava in lei, nel suo modo di essere, nascondeva qualcosa. Un segreto, o una bugia enorme che a nessuno aveva mai rivelato, ed io ero pronto a svelarlo qualunque cosa essa sia.
<<Come desidera... Ma non comprendo il suo improvviso cambiamento di umore>>
In realtà non lo sapevo nemmeno io, era così strano. Mi sentivo come se non potessi essere tranquillo affianco a lei, dovevo stare sempre in allerta e con gli occhi aperti, non mi era mai capitato prima d'ora.
<<Sono affari miei>> sbottai in modo apatico, cercando di non far trasparire le mie preoccupazioni.
<<Mh davvero?>> cambiò tono di voce, facendolo diventare più basso e maggiormente... sexy. Si avvicinò a me non rispettando le distanze prestabilite, mi posizionò una mano sul petto e posò le sue iridi nelle mie, potevo intravedere una certa lussuria nel suo sguardo.
<<Katherine...>> sospirai
<<Ci conosciamo appena e già mi dai ordini?...>> sussurrò puntandomi il dito sulla mia pelle, toccandola appena. <<Non ci siamo.>> cercò di avvicinarsi al mio viso, ma io alzai il mento mantenendo il controllo della situazione in modo quasi naturale.
<<Katherine con chi pensi di parlare?>> continuai <<Non sono un ragazzino, conosco questi trucchetti. Ma ti avverto...>> afferrai saldamente il suo polso <<Con me non funzionano.>> puntualizzai allontanando il suo dito dal mio petto.
<<Dottore so che non mi resiste>> sussurrò
<<Sto perdendo la pazienza ti avverto>>
<<E cosa mi fa se continuo?>> si morse il labbro inferiore e arrotolò le dita fra i suoi capelli color miele, con una tale leggerezza da mozzarmi il fiato.
<<Bhe...>> mi avvicinai facendo un passo verso di lei, i nostri visi erano vicini, troppo vicini.
<<Ci vediamo domani in studio Roberts>> mormorai al suo orecchio, torreggiandomi su di lei. Divertito, la oltrepassai e mi incamminai verso casa.

***

Mi svegliai con il suono frastornante della sveglia sul comodino, che urlava in mille modi di alzarmi. Aprì gli occhi rimettendo a fuoco l'immagine della mia camera, ordinata e pulita.
<<Signor Malfoy buongiorno, le ho portato la colazione>> disse la signora Jhonson bussando delicatamente alla porta. Era la mia domestica, si occupava di tutto lei. Mi alzai leggermente appoggiando la mia spina dorsale sullo schienale, e alzai il cuscino per stare più comodo. <<Entri pure>> risposi con voce assonnata e stropicciandomi gli occhi.
<<Grazie per la colazione, appoggi pure lì>> dissi indicando il comodino deposto alla mia destra, con un cenno appoggiò il vassoio che era riempito da: Un bicchiere di spremuta d'arancia rossa, un cornetto integrale vuoto, una banana, e infine un semplice e dissetante bicchiere d'acqua. La donna chiuse la porta delicatamente lasciandomi solo con i miei pensieri. Oggi avrei finalmente scoperto cosa si celava dietro quello sguardo ammaliante e dolce. Le sue iridi erano capaci di trapassarmi l'anima e al tempo stesso di ammaliarmi la mente. Era fastidiosa e irritante, difficilmente perdevo il controllo, ma con lei mi risultava davvero facile.
Mi sollevai in piedi, diedi un furente morso al cornetto e bevvi l'acqua fresca. Aprì il mio armadio che era posizionato di fronte al mio letto a baldacchino di un semplice nero, e optai su un completo blu, accompagnato da un elegante camicia bianca.
Ero stranamente nervoso e... eccitato.
Guardai in basso e vidi la mia prosperosa erezione impaziente di essere soddisfatta, e quasi fuoriusciva dai miei boxer. Non potevo andare a lavoro così, dovevo placarla in qualche modo. Non praticavo la masturbazione da anni e non avrei ricominciato adesso. C'era solo una donna che avrebbe soddisfatto senza fiatare i miei piaceri... la mia ragazza, Jennifer.
Presi il mio cellulare, la chiamai, e dopo tre squilli finalmente rispose.
<<Che vuoi?!>> sbottò, era ancora arrabbiata con me e ne aveva tutte le ragioni.
<<Vuoi salire a casa? Ti devo parlare>> risposi cauto
<<Tu mi cerchi solo quando ti fa comodo>>
<<Sai che non è vero>> mentì
<<Eh va bene, sto arrivando>>
Un sorriso malizioso mi spuntò sul viso, per l'ennesima volta avevo avuto ciò che volevo.
Mi sedetti sul letto e attesi che lei arrivasse.
Dopo circa dieci minuti, la mia porta si spalancò e finalmente la vidi.
<<Vestiti>> mormorò con le gote arrossate
<<E se non volessi?>> mi passai la lingua fra le labbra, eccitandomi ulteriormente immaginandole già sulle sue.
<<Avevi detto che dovevamo parlare...>> i suoi occhi caddero sul mio membro, me lo toccai in modo volgare, facendoli capire che ero pronto per scoparla, se solo lei si fosse avvicinata di qualche passo.
<<Fanculo>> mormorò mordendosi il labbro, buttò la sua borsa per terra in un punto a caso e mi raggiunse. Affamata del mio corpo si mise sopra di me, con le gambe attorno al mio busto. Iniziò a muoversi decisa sul mio cazzo, ansimando leggermente sulle mie labbra. Misi la mano sulla sua coscia, stringendola. Salì sempre di più, fino ad arrivare alle sue mutandine.
<<Indossi le calze...>> Affermai, con forza de le strappai proprio vicino alla sua intimità, e sfilai il rimanente. Le tirai uno schiaffo su una natica, la strinsi, e lei gemette. Le posizionai l'altra su un fianco, e la sollevai sbattendola successivamente sul letto, sotto di me.
<<Fammi tua>> osò dire. Lì non ci vidi più, misi da parte il mio essere placato, e feci posto al mio lato d'animale, feroce e spietato.
<<Non dovevi dirlo>> dissi a denti stretti togliendoli velocemente l'intimo. Abbassai i miei boxer e presi in mano la mia lunghezza massaggiandola. Il suo sguardo divenne lussurioso e desideroso del mio tocco. Mi avvicinai con il mio busto ai suoi fianchi e lei trattenne il respiro. Senza preavviso, entrai dentro di lei in modo schietto e deciso.
<<Cazzo>> gemette nell'istante in cui i miei 27 centimetri entrarono.
Le misi la mia mano sul collo e continuai a dare svariate spinte, senza darle il tempo di abituarsi alle mie misure. Mi misi sopra e li leccai la circonferenza del capezzolo. Continuava ad urlare il mio nome in preda al piacere, le sue labbra si strinsero e capì che stava per venire.
Come? Così presto?
Compiaciuto, incominciai a dare delle spinte più forti e decise.
<<Vieni per me cazzo>> ordinai, subito dopo lei raggiunse l'orgasmo urlando il mio nome.
In quell'istante però, la sveglia impostata da me, suonò. Erano le 15:00!

the sexy sexologist||Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora