Prologo.

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La Fine o l'inizio.

Dolore.

Fino a quel momento non avevo mai provato quel genere di dolore: totalizzante, straziante, forte abbastanza da avere la capacità di annullare tutta la gioia, tutta la felicità sperimentata durante l'intera esistenza, in un solo battito di ciglia.

Non era fisico o, per lo meno, vagamente percepivo anche quello al di sotto di tutto il resto, ma era distante in confronto. Un leggero pizzicore sulla pelle, la quale si stava consumando piano, annerendosi, per poi sciogliersi come neve al sole. Avevo patito torture peggiori. Il mio potere, così come la mia coscienza, almeno per un po' sarebbe rimasto intatto. Ada doveva essere riuscita nel nostro intento, perché non percepivo il bruciore delle fiamme.

No. Il dolore vero era la consapevolezza di non poterlo mai più vedere, né accarezzare, né udire ancora la sua voce...

Adoravo passare il tempo ad ascoltarlo discorrere del nostro futuro.

Mentre rimembravo, piangevo; pregai -Chi o Cosa esattamente non lo sapevo nemmeno io- che la morte giungesse rapida, che mi liberasse compassionevole da quell'ultima visione, da lui.

Il mio amore, la mia anima, il mio destino.

Gli avevo fatto una promessa, gli avevo confessato in cosa prestavo fede, la reincarnazione. Lui aveva accolto questa possibilità nel suo cuore, come un'ultima speranza, come un dissetato alla ricerca disperata di un goccio d'acqua. Ci voleva credere anche lui, ci volevamo credere...

Gli avevo giurato che ci saremmo rincontrati in un'altra vita e che le nostre anime si sarebbero riconosciute fra molte, attratte l'una dall'altra. Magari in un'altra epoca, in un tempo in cui saremmo potuti essere liberi di amarci. Ma se mi fossi sempre sbagliata?

I miei pensieri iniziarono a confondersi. Faticavo a mantenere il filo dei ragionamenti. Al di là delle fiamme scoppiettanti, vedevo i contorni delle persone mescolarsi gli uni con gli altri, i ghigni sui loro volti distorti aprirsi davanti allo spettacolo che stavo loro offrendo. Eppure, lì in mezzo, c'era anche chi avevo curato e aiutato e che avrebbe dovuto essermi grato.

Il fuoco, nel frattempo, si stava cibando troppo lentamente della mia carne, dovettero persino ravvivarlo. Non un filo di vento alimentava il rogo, anzi, l'umidità donata dalla pioggia, che si era abbattuta in mattinata, aveva creato attorno al legno un velo acquoso difficile da superare, nonostante fosse stato tenuto all'asciutto; era quasi come se la natura stesse dimostrando la sua contrarietà. Di questo passo, rischiavo di morire prima per asfissia; il fumo era acre e il puzzo di carne bruciata -il mio puzzo- appestava l'aria. I miei polmoni soffrivano e cedevano.

Mai avrei potuto immaginare di morire così. Punita per avere fatto del bene. Forse lo meritavo, forse il loro Dio aveva ragione e io mi sarei risvegliata di lì a poco tra altre fiamme, quelle dell'Inferno, ancora più atroci, condannata a bruciare per l'eternità, nei secoli dei secoli.

No. Non volevo crederci.

Il nostro amore non era corrotto, io non ero un mostro. Avevo solo cercato di aiutare, ma ero stata fraintesa, ero stata troppo avventata e lui alla fine ci aveva rimesso a causa mia. Forse, dopotutto, sarei finita all'Inferno per quello, per essere stata la causa della sua condanna. In tal caso allora sarei stata lieta di accettare qualsiasi punizione che il Diavolo stesso avesse deciso di affibbiarmi.

Quello di cui ero sicura era che avevo tentato di sovvertire l'ordine naturale delle cose, salvandolo, e ne stavo pagando le conseguenze. La nonna aveva sempre avuto ragione, la Magia del Sangue aveva un prezzo. D'altro canto però, esaminando le mie azioni e ciò a cui mi avevano portata, anche se avessi avuto l'opportunità di tornare indietro, sono sicura che avrei agito comunque alla stessa maniera. Perché ogni minuto che ero riuscita a guadagnare e a trascorrere insieme a lui, ne valeva la pena, ne era sempre valsa la pena.

Lo scorrere del tempo si confondeva, dilatandosi e restringendosi, i minuti diventavano ore e le ore, secondi. Quando guardai in basso, mi resi conto che del mio corpo era rimasto ben poco. Grasso consumato e lucide ossa che stavano venendo piano alla luce. Persino respirare si era fatto impossibile.

Bene.

Con l'ultimo brandello di potere che mi era rimasto e che stavo usando per schermarmi dal dolore fisico, grazie alla connessione con quel bruto, pronunciai la mia ultima formula, che era al tempo stesso una preghiera e la mia ultima speranza.
«Che la mia anima raggiunga la tua, ovunque si trovi, sempre e per sempre.»

E poi fu l'ora del dolce buio, anche se, in quel frangente, seppi, con dannata certezza, che quella non sarebbe stata la nostra fine, ma solo l'inizio.

E poi fu l'ora del dolce buio, anche se, in quel frangente, seppi, con dannata certezza, che quella non sarebbe stata la nostra fine, ma solo l'inizio

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Buongiorno a tutti!Eccomi qui, pronta a intraprendere una nuova avventura!

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Per questo nuovo racconto mi sono lasciata ispirare da alcune storie e tradizioni della mia regione. Devo comunque far presente che mi sono presa alcune licenze narrative, non è e non sarà una biografia storica, né tantomeno un trattato storico. Questo racconto é per prima cosa un romance, storico sì, a tratti drammatico e con all'interno una punta di fantasy. Un bel calderone! 🙃

Se vorrete commentare, ne sarò felice, sono sempre curiosa di conoscere la vostra opinione o i vostri sentimenti al riguardo.♥️

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Per chi fosse interessato, sempre su questo profilo, sto scrivendo un fantasy: "Superius Et Inferius".

Come sempre, grazie Proxyla per il tuo sostegno e i consigli. ♥️

Buona lettura e a presto. 😘

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