PROLOGO

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Dicembre. E' un mese che non ha bisogno di descrizioni. Appena si pronuncia si sente già l'aria di festa e l'arrivo imminente del Natale, delle luci, del calore della famiglia.

Le persone, di solito, iniziano a comprare i regali già da Novembre e, in taluni casi, già da settembre sono incartati e pronti da donare.

Purtroppo io e la mia famiglia non facevamo parte di quella cerchia, e così ci siamo ritrovati a doverci sbrigare gli ultimi giorni disponibili prima della Vigilia.

Il ventuno Dicembre era quello che avevamo scelto; erano le 07.30 p.m. e io e mia madre ultimavamo gli acquisti.

Una calda cioccolata e deliziosi mashmellow ci attendevano alla fine della nostra inarrestabile corsa, così, prese dall'euforia abbiamo attraversato le strisce pedonali senza far molto caso al semaforo fermo al rosso, rosso acceso come il sangue che adesso sgorgava dalle nostre ferite, causate da un'auto che ad alta velocità ci ha prese e non ci ha soccorso.

L'ultima cosa che ho sentito prima di chiudere gli occhi è stata la calda mano della mia mamma, la gente in subbuglio e il rumore delle sirene di un'autombulanza, poi, il vuoto.

Quando ho ripreso conoscenza ero in un letto di ospedale. La prima cosa che sono riuscita a mettere a fuoco è stato il volto di mio padre, o almeno quello che ne restava. Non lo avevo mai visto in quello stato; era sempre stato sorridente e nonostante l'età era un bell'uomo. Ma quello davanti a me era un'altra persona, aveva gli occhi stanchi e il viso scavato.

Quando riuscì a recuperare la vista mi misi a studiare il luogo dove mi trovavo, e, la cosa che più mi colpì, fu un pezzo di cartone appeso nel lato destro della stanza, era un calendario, ma non fu quello a mettermi angoscia, ma bensì il giorno che indicava: 2012/01/07.

Questo era impossibile, se così fosse stato...

Capì molto presto di essere rimasta incosciente per diciotto giorni, e preoccupata chiesi notizie della mamma a mio padre, ma lui mi fece solo un timido sorriso dicendo che ce l'avremmo fatta, che andava tutto bene, che lui era con me e non mi avrebbe mai lasciata sola.

Quella notte la mia mamma non ce la fece, ma riuscirono a salvare la dolce creatura che portava in grembo: il mio fratellino. Nacque prematuro di due mesi, ma almeno riuscì a salvarsi.

Dopo quel giorno, non mi piacque più il Natale.

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