Away from...

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Era partito. Era lontano solo qualche ora da lei, ma sentiva vuoto tutto quello che aveva intorno.
Non stavano neanche insieme. A lui stava antipatica, mentre lei lo amava. Non trovava più divertente guardare fuori dal finestrino poiché non poteva esserci in giro, e quella cittadina era sempre più deserta. Quando si dimenticava che non poteva vederlo in giro con gli amici, o a casa sua a sorpresa, si rattristiva, faceva il broncio e farfugliava sempre il solito "mi manca".
Il pensiero andava alle presunte ragazze che avrebbero potuto provarci con lui. O ancora peggio, che potesse innamorarsi di qualcuna molto più bella di lei.
Era sempre sovrappensiero. Parlava di lui il doppio. Le sue amiche non erano certo contente di questo e avevano imparato a non risponderle. Si sentì ancora più sola.
Eppure non riusciva a spiegarsi il perché di tutte quelle emozioni, viaggi mentali e melodrammi, se a malapena si parlavano, se non per insultarsi.

Doveva resistere una settimana.

Una settimana dopo tornò. Si rese conto che, o in un'altra regione, o nello stesso buco cittadino, erano sempre distanti. Stessa distanza. Stesso vuoto. Era tutto uguale e inizió a preferire che lui fosse lontano.
Soprattutto lei desiderava stargli lontana, ma era come una droga: per quanto si impegnasse ad evitarlo, ritornava sempre nelle sue iridi e le inondava di gioia e lacrime.
Alla fine si videro, si guardarono, e si rese conto che amava una persona che odiava.

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