Pace rumorosa

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Il sole stava tramontando. Il cielo si era tutto colorato di arancione con qualche sfumatura di giallo.
Lei non sapeva bene che ore fossero: si era appena svegliata. Stava dormendo sul divano a cavalcioni su di Lui che stava ancora riposando. Istintivamente iniziò ad accarezzargli i capelli; si fermó e gli avvolse le mani attorno al collo, lo strinse a sé, e rimase così per qualche secondo. Si accorse di averlo svegliato dal suo respiro profondo e dalle sue mani, che prima sfioravano stanche i suoi fianchi, adesso li stringevano, accarezzando lievemente la schiena.

Erano rimasti così per un po'.

Lei decise di fare qualcosa per impedire ad entrambi di poter dormire, di nuovo. Iniziò quindi a baciargli il collo.
Ogni sua minima parte.
Accompagnando questa scia di amore e divertimento, accarezzandogli la nuca, portando le sue mani sul suo stomaco, poi la pancia e risalì.
Arrivò alle guance e finalmente alle labbra, che non erano tanto carnose, ma erano perfette per le sue.
Ancora con gli occhi chiusi anche lui iniziò a baciarla, cambiando le carte in tavola: si mise sopra di lei, per stare più comodi (disse). Ricambiò il favore baciando ogni parte del suo petto, mentre massaggiava con passione i suoi fianchi sfiorandole la pancia.

La ragazza amava stare lì in quel momento, ma doveva smetterla. Così pensò ad un modo scherzoso per andare via, ricordandosi che non fosse per sempre.
Riuscì a capovolgere di nuovo la situazione mettendosi sopra di lui, continuando a baciarlo con la stessa passione di quando lo fece per la prima volta. Lui si arrese e la sua presa diventò meno resistente: il momento perfetto per alzarsi e lasciarlo senza fiato. Così fece. A quel punto l'altro la guardò con un misto di stupore, odio e divertimento, facendo l'offeso, girandosi dalla parte chiusa del divano.
Lei rise. Ma qualcuno inizió a piangere.

Una piccola creatura che aveva dormito anche fin troppo, aveva iniziato a lamentarsi di fame, o di freddo, o perché urgeva di liberarsi dei propri bisogni.
Il dovere chiamava e la più indicata per fare ciò, si ritrovò di fronte alla cosa più bella che aveva mai visto in tutta la sua vita: il suo bambino. Quando la vide cessò di piangere: aveva fame e anche sonno. Lo prese in braccio e lo coccolò, cullandolo e cercando, inutilmente, di farlo sorridere. Capì che l'unica cosa che voleva era la sua unica fonte di cibo. Quindi abbassò la spallina della camicetta che indossava, e inizió ad allattarlo. Ogni volta si sentiva così strana.

L'altro umano in quella casa andò anche lui nella stanza dove c'erano le sue amate creature, cercando la forza di alzarsi. Arrivò sul ciglio della porta e rimase lì, a guardare felice quello spettacolo offerto dalla natura.
Una volta che lei ebbe finito sì avvicinò e prese quello che chiamavano "suo figlio" in braccio. Fece i classici versetti che fa un qualsiasi essere umano con una creatura più piccola di loro, per tenerezza e chissà cos'altro. Lo riempì di piccoli bacini.

<<Vacci piano>> Disse lei che li stava guardando con le stelle negli occhi.

<<Gelosa?>> Scherzó lui.

Non rispose. Ma gli andò vicino e lo abbracciò, trasmettendo il suo affetto anche al bambino che teneva in braccio, tramite lui. Quest'ultimo si chinò per dargli un bacio sulla testa.

Tutti insieme andarono in cucina, dove c'era un'enorme finestra, dalla quale si poteva uscire, che dava la vista su un panorama a dir poco mozzafiato: il lieve vento agitava i campi di grano poco distanti da loro, alla destra un grande fienile con qualche pecora che belava e qualche mucca che muggiva, ed infine, di fronte a loro, un enorme palla di fuoco che splendeva per gli ultimi istanti prima di sparire fino al mattino seguente.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 05, 2022 ⏰

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